Abbe Pierre
Non si può vivere senza speranza
Oggi ci sono due tipi di poveri. Innanzitutto in tutti i paesi del mondo esiste il problema di quelli che non trovano lavoro. Questo problema si pone in modo molto diverso nel Terzo Mondo perché non ci sono imprese che assumono lavoratori e nei paesi industrializzati, dove nonostante il progresso e la modernizzazione si attuano politiche sociali che hanno come conseguenza il licenziamento e la disoccupazione di tante persone. Esiste poi un'altra categoria, quella di coloro che perdono il treno e non riescono a integrarsi e a trovare una collocazione nella società. In questi periodi di crisi è evidente che "i più forti" hanno sempre la tentazione di emarginare, di respingere i più deboli perché non c'è posto per tutti. Da un lato la tendenza che si manifesta, quando si detiene un po' di forza, e' quella di garantirsi il meglio, il posto migliore, la fetta più grossa della torta. Questo comportamento da parte dei più forti è d'altra parte una delle tentazioni costanti dell'uomo. Dall'altro lato c'e' un altro fenomeno che si sta imponendo, e cioè l'indignazione di fronte all'uso della forza a spese dei piu' deboli. E' una spinta a mettersi al loro servizio con lo stesso atteggiamento con cui guardiamo ai più piccoli proprio come in quella cellula primordiale della società rappresentata dalla famiglia. Un nucleo dove i più forti, i più grandi, gli adulti non si occupano dei neonati, dei malati e dei vecchi non è più una famiglia e la vita perde di senso. Ci sono però anche coloro che d'istinto sono portati, sotto la spinta di un impulso interno che noi credenti attribuiamo alla grazia di Dio, a prendere quest'ultima strada adeguando il proprio modo di vita alle necessità dei più piccoli, dei neonati, dei malati o dei vecchi.
Fate bene a commuovervi di fronte a tanti bambini che muoiono di fame nel mondo. Facciamo bene a dare, per loro, ai missionari o ad altri, la nostra offerta… ma ricordiamoci: se non siamo decisi, contemporaneamente, a mettere a disposizione non solo i nostri soldi, ma tutto il nostro impegno politico e la nostra “collera d’Amore” perché a questi bambini sia garantito di vivere nel pieno rispetto di tutti i loro diritti fondamentali di Esseri umani, nella giustizia e nella pace, allora vi dico che saremmo stati meno crudeli a lasciarli morire in giovane età, senza costringerli a vivere disperati in condizione di miseria e di sfruttamento.
Questa forma di maledizione, questo odierno manifestarsi del male come predominio dei forti, non ha impedito di agire a personaggi come Madre Teresa e a tanti esseri umani che non saranno mai famosi, non saranno mai canonizzati anche se a loro modo potrebbero essere definiti dei Santi. Non siamo sufficientemente consapevoli che tutti i giorni, tutte le mattine, ci sono milioni, centinaia di milioni di mamme e di papà che svegliandosi pensano soltanto a quello che devono fare per mettersi al servizio della propria famiglia, della propria comunità. Costoro in realtà, anche se non sanno nulla della Rivelazione, sono dei Santi perché fanno la volontà di Dio, assumendosi le proprie responsabilità. Queste energie esistono, non le percepiamo, perché non fanno chiasso, non sono prese in considerazione dalle canonizzazioni. Sono una moltitudine poco visibile che in realtà rappresenta il lievito che aiuta la comunità a sopravvivere.
Si dice che negli Stati Uniti attualmente quasi la metà della popolazione soffra di obesità, cioè è troppo grassa, ed è quello che sta accadendo anche in Europa rappresentando una vera emergenza perché compromette l'equilibrio del comportamento e l'aspettativa di una vita familiare normale. Occorre fare informazione: gli uomini politici devono avere il coraggio di continuare a dire all'infinito quali sono le cose che hanno effetti nocivi, che distruggono, e nello stesso tempo impegnarsi nel far capire come possono essere meravigliosi la natura e l'universo quando viene rispettata l'essenza di ogni elemento e di ogni creatura.
E' importante ricordare, e non ricordare soltanto il male. Io sono una di quelle persone che nel secolo scorso hanno vissuto la realtà delle due guerre: da bambino ho conosciuto parenti che durante la Prima Guerra Mondiale hanno subito mutilazioni e altre famiglie in cui il padre era disperso; durante la Seconda Guerra Mondiale, con tutti i disastri che ha portato con se, ho assistito alle deportazioni, ho visto persone che oltre ad essere deportate venivano costrette a lavorare per il nemico. Tutto cio' non va dimenticato, ma bisogna essere consapevoli che il passato non ci protegge per il futuro.
Chi avrebbe mai pensato, alla fine del secolo appena trascorso, - quando tutti erano pieni di speranze di pace - che qualcuno avrebbe tratto ancora orribile ispirazione da quei conflitti. Chi avrebbe mai immaginato che il nuovo secolo sarebbe stato segnato da un terrorismo peggiore della guerra perché in un conflitto lo sforzo e' quello di avere forze pari a quelle del nemico. Nella nuova situazione in cui si trova il mondo il nemico non è ben definito. E' inafferrabile. Non ci sono mezzi logici per combatterlo. In qualsiasi momento quello che è accaduto a Madrid può succedere in altri paesi, è un fatto imprevedibile; ma pur ricordando queste sciagure e in previsione degli attacchi di oggi non dobbiamo dimenticare che abbiamo due occhi. Se un occhio deve essere aperto coraggiosamente per vedere il male e per combatterlo, bisogna tenere aperto l'altro per vedere la bellezza, i fiori che sbocciano di nuovo in primavera, il sorriso dei bambini. Vedere tutto quello che è bello: le stelle in una notte limpida e fredda in cui si può vedere lo splendore del cielo. Bisogna incoraggiare le persone a tenere gli occhi aperti e a guardare le bellezze meravigliose che ci possono appagare, ma nello stesso tempo avere anche il coraggio di guardare in faccia il male. A questo si devono preparare i giovani per essere in grado di capire qual'e' il loro ruolo.
Bisogna fare una chiara distinzione tra speranza e aspettativa. C'è
l'aspettativa di avere da mangiare, di vedere soddisfatte le necessità
immediate, la speranza invece è la certezza che abbiamo in noi che la vita ha un
significato, che c'è una meta. La speranza tiene conto del significato
dell'esistenza. Si può vivere con poche aspettative e molte delusioni, ma non si
può vivere senza una qualche speranza.
Abbe' Pierre