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Agricoltura Biologica

Il metodo di produzione biologico è un sistema di gestione dell'impresa agricola, caratterizzato da:

  • adozione di tecniche colturali idonee a preservare la struttura e gli equilibri microrganici del terreno;
  • utilizzo di varietà vegetali adatte all'ambiente specifico;
  • esclusione dell'utilizzo di fertilizzanti ed antiparassitari chimici;
  • divieto di utilizzo di organismi geneticamente modificati;
  • controllo da parte di enti terzi autorizzati, su tutte le fasi della produzione: dalla lavorazione alla trasformazione dei prodotti.

La biologia è la materia di studio del vivente: da bios=vita, e logos=studio. Le origini dell’agricoltura biologica le troviamo in Germania dove, alla fine del 1800, si affermò una tendenza culturale di ritorno alla natura. Il movimento di riforma della vita, espressione della protesta dei ceti intellettuali contro l’affermazione di uno stile di vita che contrapponeva l’uomo alla natura, fu ulteriormente elaborato dal filosofo e pedagogo austriaco Rudolf Steiner che negli anni venti fondò il movimento “antroposofico”, teorizzando un nuovo modello di azienda agricola inteso come un organismo vivente autosufficiente. Con successive elaborazioni (Howard, Balfour, Rusch, Muller) si è giunti alla fondazione di movimenti di agricoltori che praticavano questo metodo produttivo. Per combattere l'alcoolismo i riformatori, che agivano nella Germania di fine 800 utilizzavano pane integrale, succhi di frutta, verdura e altri alimenti senza additivi; nel1887 fu aperta a Berlino la prima "REFORM HAUS" per la vendita di questi prodotti. Nel 1925 le REFORM HAUS erano già 200 in tutta la Germania. Nel 1931 nasce a Parigi il primo negozio di alimenti naturali. Contemporaneamente nel campo dell'agicoltura la consapevolezza di non potersi spingere troppo in là nell'uso della chimica per forzare la natura, si concretizza in studi anche teorici di tecniche e prodotti che agiscono non contro, ma in sinergia con la natura. Nel 1924 con una serie di conferenze e la pubblicazione di un libro gettò le basi dell'agricoltura biodinamiaca, un metodo successivamente approfondito e sperimentato dai suoi successori. Alcuni altri fra i teorizzatori storici furono l'inglese Sir Albert Howard (che nel 1931 elaborò un particolare sistema pewr utilizzare i prodotti agricoli di scarto come sostanza umica), il biologo svizzero H. Muller (che nel 1932 cominciò a sviluppare un metodo di agricoltura biologica che iniziò a sviluppare nel 1946), l'agronomo italiano A. Draghetti (che nel 1948 pubblicò un libro contenente i concetti tipici dell'agricoltura biologica ristampato e giustamente rivalutato nel 1991).

 

Si definisce dunque l'agricoltura biologica come "L'insieme delle tecniche agronomiche fondate sulle naturali interazioni tra organismi viventi, pedoclima e azione dell'uomo e che escludono l'impiego di prodotti chimici di sintesi". Si tratta di un sistema produttivo, spesso assai sofisticato, che mette al primo posto non la produzione fine a se stessa (produrre il più possibile), ma la produttività nella salvaguardia della salute dell'uomo e dell'ambiente in cui vive. Attraverso la crescita di questi movimenti, l’interesse mostrato dai consumatori verso questi prodotti, l’accresciuta sensibilità dei cittadini verso le tematiche ambientalistiche, si è giunti al 1991 anno in cui la Comunità Europea ha approvato il REG. CEE 2092/91, che definisce, per la prima volta nella storia dell’agricoltura, un metodo di produzione agricolo. La costante crescita di questo settore è anche testimoniata dalla notevole integrazione di questo Regolamento quadro che dal 1991 ha visto ben 23 Regolamenti di modifica ed integrazione al testo originale. Nel 1999, dopo anni di attesa viene emanato il Regolamento 1804/99 che integra il Regolamento 2092/91 per quanto riguarda le produzioni biologiche animali. Entrambi i Regolamenti stabiliscono le norme tecniche di produzione con il metodo biologico: si stabilisce, per esempio, che per cominciare a produrre con metodo biologico devono passare almeno due anni da quando l’azienda ha smesso l’utilizzazione di prodotti chimici di sintesi nei campi e negli allevamenti e tre anni per le produzioni arboree (frutteti, olivo, agrumi, vite ecc.) Eventuali deroghe sono rimandate al giudizio degli ispettori dell'organismo di controllo. Gli allegati al regolamento definiscono le caratteristiche dei prodotti di cui è ammessa l'utilizzazione, sia per quanto riguarda la concimazione che la protezione della pianta. In ogni caso si tratta sempre di prodotti organici alle cui caratteristiche naturali sono affidate le funzioni insetticide, fungicide etc. L'agricoltura biologica quindi non consiste nel produrre senza alcun intervento, propone invece una serie di interventi affidati sempre a prodotti la cui provenienza organica garantisce da effetti collaterali ed indesiderati. Non più prodotti sani ma brutti, ma prodotti sani e belli.

Si è potuto verificare, infatti, come l'agricoltura convenzionale, utilizzando prodotti chimici di sintesi sia per la concimazione che per la protezione delle piante da malattie e parassiti, da un lato assicura delle produzioni abbondanti ma dall'altro crea problemi per l'ambiente e la salute a causa della tossicità dei prodotti usati che vengono rilasciati e ritrovati sottoforma di residui nel terreno negli alimenti e nelle falde idriche. Inoltre i parassiti acquisiscono via via, una maggiore resistenza ai trattamenti , creando la necessità di nuovi prodotti a piu' alta tossicità, in un processo praticamente infinito, o meglio destinato a finire solo quando la capacità di assorbimento dell'ambiente si sarà esaurita (con evidenti risultati letali per tutti). Per evitare tutto ciò l'agricoltura biologica usa metodi e tecniche basati su alcuni principi fondamentali: non viene usato nessun prodotto chimico di sintesi , cioè creato in laboratorio, né nelle coltivazioni (antiparassitari, fertilizzanti, diserbanti, etc.), né nella conservazione e trasformazione dei prodotti (conservanti, coloranti...). Per contrastare gli attacchi di parassiti, malattie ed erbe infestanti vengono utilizzate varietà di piante più resistenti (spesso recuperate da varietà locali antiche), e potenziate le difese proprie delle piante e del terreno, con l'aiuto di prodotti naturali di origine vegetale, animale, minerale. Il terreno viene considerato come qualcosa di simile ad un organismo e non un semplice "supporto" per le culture. Pertanto non si utilizzano tecniche di lavorazione distruttive come scassi ed arature profonde, e la concimazione si ottiene con materiali organici e minerali di origine naturale (letame compostato, residui vegetali compostati, rocce contenenti minerali utili macinate...). L'azienda agricola deve presentare quanti più elementi possibili per favorire la presenza di insetti, uccelli, piccoli mammiferi e rettili utili al mantenimento dell'equilibrio ecologico. Inoltre le colture devono essere diversificate a rotazione evitando in modo più assoluto la "monocultura".



Come si riconosce un prodotto biologico

Il metodo di produzione biologico è disciplinato a livello comunitario dai reg. CE 2092/91 (normativa base) e 1804/99 (disposizioni per le produzioni animali). L'Italia è il primo paese in Europa per numero di aziende che applicano il metodo di produzione biologico.In materia di etichettatura le disposizioni comunitarie sono molto precise e riguardano origine, preparazione, trasformazione e condizionamento dei prodotti. Il consumatore può riconoscere i prodotti biologici controllando l'etichetta sulla quale si trova obbligatoriamente
"proveniente da agricoltura biologica";
"regime di controllo della Comunità Europea secondo il Reg. Cee 2092/91";
il nome dell'organismo di controllo per esteso;
un codice con la sigla del paese di produzione (IT per l'Italia), la sigla dell'organismo di controllo, una lettera e un numero che identificano il produttore e una lettera e un numero che identificano l'autorizzazione alla stampa dell'etichetta.

Quando nell'etichetta vi sono tali diciture il consumatore può essere certo che si tratta di un prodotto biologico, conforme al Reg. Cee 2092/91 e sue successive modifiche. Ai sensi della normativa europea ed italiana, solo i prodotti biologici possono, infatti, essere etichettati con le indicazioni sopra riportate. Da febbraio 2000, è stato, inoltre, introdotto il nuovo marchio europeo per il biologico. Tale marchio consente una più immediata identificazione del prodotto biologico e costituisce un'ulteriore garanzia per i consumatori. Il prodotto venduto sfuso (frutta, ortaggi, pane, etc.) va acquistato controllando che il contenitore riporti la dicitura "da agricoltura biologica" con tutte le prescrizioni di legge, come per le altre etichette. Inoltre, si possono chiedere in visione i certificati che hanno accompagnato la merce. In Italia, il sistema di controllo e certificazione dei prodotti biologici è affidato a vari organismi di controllo, autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ai sensi del d.lgs. 220/95. La vigilanza sugli organismi di controllo è esercitata dalle Regioni e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.