Il 15 per cento della
popolazione mondiale vive nelle nazioni ad alto reddito che rappresentano però
il 56 per cento dei consumi mondiali complessivi, mentre il 40 per cento più
povero, nei paesi a basso reddito, rappresenta solamente l’11 per cento dei
consumi. Mentre attualmente la maggior parte delle persone consuma in misura
maggiore, grazie all’espansione dell’economia mondiale verificatasi negli anni
’90 e alla crescita degli standard di vita che si è realizzata in numerose
nazioni, rispetto a 25 anni fa, il consumo della famiglia africana media è più
basso del 20 per cento. Ma il consumo sostenibile non è solamente una questione
che riguarda un equo utilizzo delle risorse. Secondo l’indice "footprint" di
sostenibilità ecologica, una misurazione indipendente basata su statistiche
delle Nazioni Unite, se ogni persona sulla faccia della Terra dovesse
comportarsi come l’abitante medio delle nazioni ad alto reddito, ci sarebbe
bisogno di altri 2,6 pianeti per soddisfare le necessità di noi tutti. Persino
gli attuali livelli di produzione e consumo, basati sull’indice "footprint"
globale medio di sostenibilità ecologica, sono del 25 per cento più elevati
rispetto alla capacità ecologica del pianeta. Questo significa che, anche
mantenendo invariati i livelli attuali, l’umanità sta erodendo il capitale
naturale della Terra a una velocità significativa.
Vi sono anche delle buone notizie. Nelle società industrializzate, infatti, la
produzione e i consumi si sono spostati dai settori ad alta intensità di
materiali ed energia a quelli dei servizi. Questo fatto, abbinato ai
miglioramenti verificatisi nell’efficienza energetica, si è tradotto in un
minore consumo di materie prime per unità di produzione. Durante gli anni ‘90,
per esempio, l’Unione Europea è riuscita ad ottenere una significativa crescita
economica senza che venissero registrati dei rilevanti incrementi nei suoi
consumi di combustibili fossili. Ciononostante, questi progressi nell’efficienza
sono stati controbilanciati da un incremento nel volume dei beni e dei servizi
consumati e abbandonati. E’ stato consumato un maggior quantitativo di risorse
naturali ed è stato generato un inquinamento maggiore.
Dopo il Vertice sulla Terra delle Nazioni Unite sono stati sviluppati dei nuovi
approcci per accrescere la sostenibilità della produzione e dei consumi. Per
esempio:
Numerosi governi hanno impiegato incentivi economici e regolatori, quali: tasse
ambientali; multe contro l’inquinamento; permessi scambiabili per le emissioni
inquinanti e per l’uso delle acque; piani per la gestione degli scarti che
prevedevano la restituzione dei depositi; tasse di non conformità e garanzie
dell’esecuzione; e codici volontari di condotta.
Numerose imprese hanno introdotto dei processi produttivi più puliti e più
efficienti dal punto di vista ecologico, diminuendo l’inquinamento e altri
impatti ambientali grazie a una progettazione, un confezionamento e una
etichettatura ecologicamente compatibili.
Il pubblico è diventato più consapevole delle responsabilità e delle possibilità
a disposizione dei consumatori. In aggiunta alla pratica sempre più diffusa
delle tre "R" — riduci, riusa e ricicla — esiste la disponibilità a pagare di
più per acquistare dei prodotti biologici e meno inquinanti.
Il prodotto annuale
dell’economia mondiale è cresciuto, passando dai 31.000 miliardi di dollari nel
1990 ai 42.000 miliardi di dollari nel 2000, a fronte di soli 6.200 miliardi di
dollari nel 1950. Questo incremento registrato nell’attività economica ha creato
milioni di nuovi posti di lavoro e ha consentito alle persone di consumare di
più. Per esempio, i collegamenti telefonici mondiali sono passati da 520 milioni
nel 1990 a 844 milioni nel 1998: un incremento pari al 62 per cento.
Nonostante che in 40 nazioni, a partire dal 1990, il reddito pro capite abbia
avuto un incremento pari al tre per cento annuo, più di 80 nazioni hanno dei
redditi pro capite che sono attualmente più bassi rispetto a quanto non fossero
un decennio fa. Un quinto della popolazione mondiale vive con meno di un dollaro
al giorno, priva dei mezzi necessari a provvedere alle proprie necessità
fondamentali quali cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria.
A partire dal 1992 il consumo mondiale di energia ha registrato un significativo
incremento e si prevede che fino al 2020 esso continui a crescere a un tasso del
2 per cento all’anno. Dal 1992 al 1999 i consumi globali di carburanti fossili
sono aumentati del 10 per cento. L’uso procapite rimane più alto nei paesi
sviluppati, dove si è consumato fino a l’equivalente di 6,4 tonnellate di
petrolio per anno, dieci volte il consumo nei paesi in via di sviluppo.
Spesso i consumatori pagano dal 50 al 100 per cento in più per prodotti per i
quali non siano stati utilizzati agenti chimici e pesticidi. Come risultato,
durante gli anni ’90 negli Stati Uniti l’industria dell’alimentazione biologica
ha registrato una crescita annuale superiore al 20 per cento, con tassi di
crescita similari anche nelle altre nazioni industrializzate.
Continuare a vivere al di là delle possibilità della Terra non costituisce un’opzione praticabile a lungo termine. La questione è in che modo cambiare i modelli di produzione e consumo in una maniera sufficientemente rapida da consentire di tenere il passo con la crescita economica. Questo obiettivo non può essere raggiunto semplicemente mediante il cambiamento tecnologico. Un maggior numero di persone deve quindi modificare la propria convinzione secondo la quale l’aumento del consumo materiale sia esemplificativo di progresso o di successo. Un impiego più equo delle risorse disponibili diminuirebbe inoltre i conflitti sociali. Secondo il rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sull’attuazione dell’Agenda 21, sono necessari degli importanti miglioramenti nell’efficienza dell’impiego delle risorse, tanto nelle nazioni industrializzate, quanto nei paesi in via di sviluppo. Le proposte comprendono:
* il raggiungimento, entro i
prossimi due o tre decenni, di un incremento dell’efficienza nell’uso
dell’energia e delle risorse all’interno delle nazioni industrializzate pari a
quattro volte gli attuali livelli e un potenziale incremento pari a dieci volte
nell’uso efficiente delle risorse, sempre da parte delle nazioni
industrializzate, da raggiungere nel lungo periodo;
* un aumento della responsabilità delle imprese da raggiungere tramite
iniziative quali il Patto Globale (Global Compact) e l’Iniziativa Globale di
Presentazione (Global Reporting Initiative), nonché strumenti quali la
responsabilità nella gestione ambientale e i rapporti sull’ambiente;
* la fornitura di incentivi all’industria e alle istituzioni pubbliche per
aumentare le attività di ricerca e sviluppo nelle tecnologie di produzione più
pulite;
* la promozione del consumo sostenibile mediante iniziative governative, fra le
quali conti nazionali "verdi", riforme fiscali che favoriscano la conservazione
delle risorse e provvedimenti per l’approvvigionamento di materiali "verdi".