Non mangiare carne non è soltanto, né soprattutto, una questione di salute. Si tratta, piuttosto, di una questione d'amore: per gli animali e per la Terra, senza dubbio, ma anche per noi stessi. Negli ultimi tempi si sente parlare sempre di più del vegetarianesimo (o vegetarianismo o vegetarismo). Spesso chi propugna la dieta vegetariana, ossia priva di cibi provenienti dall'uccisione di animali, lo fa sostenendo che mangiar carne fa male alla salute. Ma non è solo per motivi di salute o per non mangiare "cadaveri" che il vegetarianesimo ha una sua importanza: rinunciare alle bistecche può essere un modo per combattere la fame e la sete nel mondo e per salvaguardare il futuro nostro e dei nostri figli.
La fine della guerra, l'avvento del consumo di massa e di una certa omogeneità sociale, hanno portato a un'estremizzazione di antiche convinzioni, di desideri frustrati e alle industrie si è aperto un enorme mercato, per cui tali convinzioni andavano assolutamente alimentate. Per produrre un chilo di manzo è necessaria una quantità di acqua oltre 13 volte superiore a quella necessaria a produrre un chilo di cereali. Questo significa che la dieta carnivora consuma 5.400 litri d'acqua al giorno, il doppio di un vegetariano che riceve lo stesso valore nutritivo. Produrre più carne significa avere meno cereali per sfamare chi vive nei paesi in via di sviluppo. Con il contenuto calorico del grano usato negli allevamenti USA si potrebbero nutrire 800 milioni di persone. Inoltre esiste un problema legato all'inquinamento: per costruire proteine animali occorre otto volte l'energia necessaria a creare la stessa quantità di proteine vegetali. Esistono dei motivi ecologici altrettanto validi a favore del vegetarianesimo, tra cui gli enormi sprechi di risorse necessari per mantenere gli allevamenti intensivi di "bestiame da macello", condotti con criteri disumani, nonché la distruzione di foreste millenarie e di terreni fertili, soprattutto nel Terzo Mondo, per creare pascoli. Secondo l'USDA (Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti), più del 90% della produzione di grano in America, viene usato per l'alimentazione degli animali da macello. Si tratta di un dispendio criminale delle risorse, considerando che ricaviamo solo un chilogrammo di carne bovina da sedici chili di grano. Dai calcoli effettuati da esperti ne deriva che se i terreni coltivabili della terra venissero usati soprattutto per produrre cibo vegetariano, ci sarebbe cibo per 20 miliardi di abitanti. Le risorse ci sono e basterebbero per tutti se il mondo occidentale non si arrogasse il diritto di sfruttare da solo i 2/3 delle risorse del pianeta lasciando al resto del mondo le briciole. L'eccessivo consumo di carne da parte del ricco significa la fame per il povero. Se le mucche fossero lasciate vive (se il loro allevamento però non fosse forzatamente incentivato, ma del tutto naturale), queste potrebbero produrre un'enorme quantità di cibo (latte, formaggi, yogurt, burro) con alti valori nutritivi, semplicemente cibandosi dei resti provenienti dai terreni coltivati inutilizzabili per l'uomo; si tratterebbe quindi di un sistema di produzione di alimenti altamente economico e redditizio. Tanta è la produzione di latte e derivati che i governi pensano bene di distruggere, immagazzinare e nei casi migliori regalare ai poveri l'eccesso di produzione che si cerca di regolamentare (vedi multe agli allevatori): il fatto è che non si vuole produrre in questo modo, ma si vogliono tenere in vita profitti e connivenze extra, mantenere i prezzi, e in definitiva nessuno pensa realmente di risolvere i problemi del terzo mondo perché fa comodo agli interessi che le multinazionali hanno in quei posti. I governi favoriscono questo stato di cose, dando incentivi e sovvenzioni all'industria della carne e favorendo campagne pubblicitarie. La produzione di carne richiede più terreni di quelli necessari alla produzione agricola. Alcuni studi hanno rilevato che un acro coltivato a grano produce cinque volte più proteine che un acro riservato al pascolo, e se invece del grano si coltivano piselli o fagioli si arriva ad un rapporto di 10 a 1. Tutto ciò lo sapeva già Socrate e noi oggi, volutamente, lo ignoriamo. Tra l'altro Socrate paventava che l'alimentazione carnivora avrebbe richiesto più terre per i pascoli e per poterle avere l'uomo avrebbe scatenato sanguinose guerre. Tuttavia, al di là di queste motivazioni che fanno già del vegetarianesimo un'alimentazione benefica per tutto il Pianeta, è importante notare anche che i motivi di carattere spirituale e morale.
Da sempre, i più grandi saggi della storia raccomandano a chi segue un cammino di evoluzione interiore di non mangiare carne. Uno dei pilastri comuni a tutte le grandi religioni della Terra è rappresentato dalla compassione verso ogni essere vivente, da cui consegue il divieto di uccidere. In effetti, nella religione cristiana, il celebre quinto comandamento non pone limiti in questo senso: non dice "Non uccidere gli esseri umani". Anzi, in realtà, la sua traduzione letterale dall'ebraico equivale a "Non commettere alcun genere di uccisione". Questo perché il Cristianesimo, come il Buddhismo, l'Induismo, l'Islamismo e l'Ebraismo, è una religione che, alle origini, faceva del vegetarianesimo uno dei fondamenti della sua dottrina. Certo, ormai la maggior parte dei sacerdoti di queste religioni (tranne il Buddhismo e l'Induismo) tollera se non addirittura incoraggia l'uccisione di animali e il consumo delle loro carni. Ma forse è il caso di riflettere su quanto disse il Buddha nel Dhammapada: "In futuro, alcuni sciocchi sosterranno che io ho dato il permesso di mangiare carne, e che io stesso ne ho mangiata, ma io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetterò ora, non lo permetterò in alcuna forma, in alcun modo e in alcun luogo. E' incondizionatamente proibito a tutti". "Mangiare la carne", spiegavail Buddha, "spegne il seme della grande compassione". Pertanto, se si desidera avvicinarsi a Dio, che è compassione e amore perfetti, non si può non coltivare in sé questi sentimenti. E aggiunge il Buddha: "E' per sfuggire alle sofferenze della vita e per raggiungere la perfezione mistica che si pratica la meditazione. Ma perché infliggere sofferenza agli altri, quando noi stessi cerchiamo di evitarla? Se non riuscirete a controllare la mente in modo da aborrire anche solo il pensiero di un atto brutale e dell'uccidere, non sarete mai in grado di sfuggire ai legami della vita di questo mondo. Come può colui che cerca, che spera di imparare a liberare gli altri, vivere della carne di esseri senzienti?" Anche nei Veda, i testi sacri dell'Induismo, si possono leggere migliaia di ingiunzioni a non consumare carne, perché "si diventa degni della salvezza quando non si uccide alcun essere vivente". E non solo non lo si uccide, ma non lo si mangia neppure. Infatti, nei Veda si sostiene che è necessario astenersi dall'ingerire qualsiasi genere di carne, perché tale cibo implica sempre l'atto di uccidere e crea legami karmici. "Chi uccide gli animali", concludono impietosamente i Veda, "non può provare piacere nel messaggio della verità assoluta". Secondo i Veda, insomma, l'uomo dovrebbe scorgere lo stesso principio della vita in tutti gli esseri viventi. E infatti, questi testi sacri descrivono incarnazioni di Dio in varie forme non umane, tra cui il pesce , il cavallo, la tartaruga, il cinghiale.
Nel mondo occidentale si supera abbondantemente la quantità di proteine assunte (in base alla quantità suggerita dall'OMS Organizzazione Mondiale della Sanità) e queste diventano pericolose scorie per i nostri reni, quindi dannose oltre che inutili, mentre la fonte primaria della nostra energia è costituita dai carboidrati. I vegetariani attenti all'equilibrio della loro alimentazione sono potenti e più lucidi dei carnivori: basti pensare al caso di alcuni atleti vegetariani dal fisico possente e dalle ottime prestazioni. Si tratta di una tesi avallata, in effetti, anche dalla medicina moderna, che chi mangia soprattutto alimenti vegetali è molto meno esposto a malattie dell'apparato cardiovascolare, a tumori, ipertensione, diabete. Gli animali vengono allevati intensivamente per soddisfare i bisogni sempre crescenti dei consumatori (opportunamente stimolati da campagne pubblicitarie). Vengono costretti a vivere in spazi angusti, allevati esclusivamente per essere uccisi al momento opportuno e per rendere il più possibile. Anche gli indiani d'America si cibavano di carne, ma con rispetto e con impatto ecologico praticamente nullo. Gli indiani consideravano il bufalo come un prezioso avversario da affrontare in una lotta ad armi pari; questa lotta acquistava anche un profondo valore simbolico che si legava alla loro profonda spiritualità. Uccidevano solo i bufali necessari alla loro sopravvivenza e dell'animale ucciso utilizzavano tutto, dalla carne, alla pelle, alle ossa, per fabbricare tende, vestiario e utensili. Negli allevamenti attuali, oltre alle condizioni di vita assurde e a quelle del trasporto, assolutamente inaccettabili, gli animali vengono imbottiti di medicinali già prima della nascita: alcuni, come gli antibiotici, servono per proteggerli da patologie derivanti da una simile condizione di vita (che in termini igienici è deplorevole), e dalla stessa infelicità che li rende soggetti alle malattie. Inoltre per farli crescere velocemente e affinché la loro carne sia rossa e dall'aspetto sano per soddisfare l'occhio dell'attento (e stupido) consumatore occidentale, sempre così sensibile alle apparenze quanto incurante della sostanza, agli animali vengono somministrati ormoni della crescita che poi finiscono anche nel nostro corpo. Per tenerli buoni, poi, vengono imbottiti di tranquillanti e droghe. In tutto gli vengono somministrate ben 2700 diverse sostanze chimiche. L'industria della carne e quella farmaceutica guadagnano migliaia di miliardi l'anno con la loro collaborazione e queste cifre esorbitanti fanno passare in secondo piano la pericolosità dei loro prodotti sulla nostra salute. A questi veleni si sommano le sostanze nocive naturali che si producono spontaneamente durante la macellazione e che sono solo un sintomo fisico della sofferenza dell'animale e dell'effetto che questa ha su di noi se ce ne cibiamo. Molto spesso le ispezioni che precedono la macellazione e la vendita sono sommarie a causa delle pressioni economiche, e permettono che la gente si cibi di animali malati a causa delle condizioni di vita in spazi angusti, scarsa igiene, crescita forzata (vedi i casi dei polli alla diossina).
Secondo varie discipline esoteriche, il vegetarianesimo è l'alimentazione ideale anche per raggiungere livelli elevati di sviluppo spirituale. Per esempio, il teosofo americano C.W. Leadbeater ha scritto addirittura un saggio su Vegetarismo ed occultismo, in cui sostiene che l'alimentazione vegetariana è l'unica che consenta un'indispensabile purificazione del corpo a chi intende "prendere posto fra le falangi gloriose che si sforzano di raggiungere la perfezione, onde aiutare l'evoluzione dell'umanità". Secondo Leadbeater, è un'eresia dire che la questione dell'alimentazione ha poca importanza dal lato occulto, perché, in realtà, tutte le scuole di occultismo antiche e moderne sostengono che "l'assoluta purezza è indispensabile al vero progresso, tanto sul piano fisico quanto sui piani più elevati". Riferendosi ai quattro corpi dell'essere umano di cui parla la Teosofia (fisico, eterico, astrale e dell'Io), Leadbeater afferma che essi, pur trovandosi su piani diversi, sono in comunicazione tra loro, per cui, essendo la carne il nutrimento più grossolano, chi se ne ciba avrà anche dei corpi superiori composti di materia più grossolana, impura. Tra l'altro, ottundendo la sensibilità, l'alimentazione carnea è anche di ostacolo allo sviluppo di percezioni extrasensoriali. I veri chiaroveggenti, afferma Leadbeater, devono essere tutti vegetariani. Secondo altri ù, il fatto di cibarsi di carne risulta dannoso anche per chi intende praticare la meditazione, perché le energie negative che si assorbono quando si assimila la carne di animali brutalmente uccisi impediscono una perfetta armonizzazione delle proprie energie con quelle dell'universo. Tutti i grandi yogi indiani, infatti, sono vegetariani. Anche il maestro indiano forse più "occidentalizzato" di tutti, Osho, non permetteva che nelle sue comunità si consumasse cibo di origine animale. "Io non sono contrario alla carne per motivi ideologici", affermava Osho. "Se un uomo non medita, se non cerca una crescita interiore, se non è alla ricerca del divino, qualsiasi cosa mangia va più che bene [...] Ma se inizi a meditare, il tuo ambiente interiore cambia, e in questo caso è consigliabile mutare l'alimentazione [...] Più sali verso l'alto e più dovrai lasciar cadere qualsiasi bagaglio inutile; solo così potrai volare. E il cibo non-vegetariano non è altro che questo: un peso inutile!". Per i devoti Hare Krishna, un movimento religioso che ha avuto e continua ad avere un ruolo importante nella diffusione del vegetarianesimo in Occidente, la nostra "violenza alimentare", unita a tutte le altre forme di violenza, finisce per creare una grande ondata di karma negativi, che a sua volta produce un aumento dell'aggressività umana e quindi dei delitti compiuti in tutto il mondo. Certo, i vegetariani possono ottenere alimenti come la frutta, il latte, le uova, le noci e i cereali senza bisogno di uccidere, ma qualcuno potrebbe chiedersi se il problema karmico non si estenda anche all'"uccisione" di vegetali come le carote, le patate, le cipolle, etc. "Anche togliendo la vita ad una pianta", spiega un portavoce degli Hare Krishna, "possono esserci reazioni karmiche negative, ma si provoca molto meno dolore che uccidendo animali, perché il sistema nervoso delle piante è assai meno sviluppato". In effetti, un altro motivo per cui la tradizione induista prescrive il vegetarianesimo è la credenza nella possibilità che un essere umano possa reincarnarsi in una forma animale. Nell'uccidere un animale, dunque, è possibile commettere violenza nei confronti di un'anima umana. Anche Pitagora credeva nella trasmigrazione delle anime, e sosteneva che quelle degli animali sono imperiture come quelle degli uomini, poiché entrambe scaturiscono dall'"Anima del Mondo", ossia la forza di cui sono pervase tutte le molecole dell'universo, il principio motore e plasmatore della materia, intermediario fra il cosmo e il Dio supremo. L'animale, insomma, è, come l'uomo, un'emanazione divina.
La filosofia dei Veda riconosce appieno agli
animali la capacità di raggiungere stati di spiritualità elevata. Si tratta di
una tradizione religiosa che non promuove soltanto il vegetarianesimo, ma anche
l'uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi. Il vegetarianesimo non è
altro che la conferma di questa consapevolezza: tutti gli esseri viventi sono
spiritualmente uguali". Anche il Corano esalta la compassione e la misericordia
di Allah, chiamato al-Raham, ovvero "l'infinitamente misericordioso", nei
confronti di tutti gli esseri da lui creati, senza eccezioni. Lo stesso profeta
Maometto, che era vegetariano e amava gli animali, disse: "Chi è buono verso le
creature di Dio è buono verso se stesso". Per quanto riguarda l'Ebraismo, nella
Genesi l'alimentazione prescritta all'uomo è chiaramente vegetariana: "Ecco vi
do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è
il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo" (1, 29). E ancora nella
Genesi si legge: "Non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, che è il
sangue". E infatti, il popolo d'Israele si mantenne vegetariano per dieci
generazioni, da Adamo a Noè. Dopo che il diluvio universale ebbe distrutto tutta
la vegetazione, Dio diede al suo popolo il permesso temporaneo di mangiare
carne. Poi, per ristabilire l'alimentazione vegetariana, quando gli israeliti
lasciarono l'Egitto, Dio fece cadere su di loro la manna, un alimento vegetale
adatto a nutrirli durante il loro duro viaggio. Ma poiché gli israeliti
continuavano a chiedere con insistenza la carne, Dio gliela diede, insieme però
ad una peste fatale che colpì tutti coloro che ne mangiarono. Per quanto
riguarda il Nuovo Testamento, e quindi il Cristianesimo, l'insegnamento di Gesù
Cristo è stato a tal punto censurato nelle numerose traduzioni e revisioni dei
Vangeli che sono quasi sparite le tracce della sua compassione e del suo
completo amore per tutte le creature viventi, che si esprimevano anche nel non
mangiare carne di alcun tipo, in armonia con la tradizione degli Esseni.
Infatti, in un "Vangelo secondo Giovanni" tramandato dagli Esseni e dalle Chiese
cristiane d'Oriente ma rifiutato dalla Chiesa ufficiale, Cristo è un profeta che
insegna l'assoluta non-violenza nei confronti degli animali e vieta
esplicitamente ai suoi discepoli di mangiare carne: "Mangiate tutto ciò che si
trova sulla tavola di Dio: i frutti degli alberi, i grani e le erbe dei campi,
il latte degli animali ed il miele delle api. Ogni altro alimento è opera di
Satana e conduce ai peccati, alle malattie ed alla morte". I primi cristiani,
infatti, erano rigorosamente vegetariani. E lo erano anche i vari Padri della
Chiesa, come San Giovanni Crisostomo, San Girolamo, Tertulliano, San Benedetto,
Clemente, Eusebio, Plinio e molti altri. Ma quando il Cristianesimo volle
diventare la religione di Stato dell'Impero Romano, durante il concilio di Nicea
vennero radicalmente alterati i documenti cristiani originali, per renderli
accettabili all'imperatore Costantino, che alla carne non voleva rinunciare.
Così, per convertirlo, i "correttori" nominati dalle autorità ecclesiastiche
eliminarono dai vangeli qualsiasi riferimento al non mangiare carne: tradussero
con il termine "carne", per ben diciannove volte, il termine greco originale
"cibo" e scelsero la versione "dei pani e dei pesci" a quella, contemporanea a
Cristo, del miracolo della "moltiplicazione dei pani e della frutta" (va detto,
comunque, che neanche i pesci della seconda versione dovevano essere veri e
propri pesci, bensì frittelle di alghe molto comuni tra il popolo ebraico
all'epoca). Pertanto, le persecuzioni dei cristiani proseguirono anche sotto
Costantino, ma a subirle furono solo quelli che si ostinavano a non mangiare
carne. In seguito, i santi cristiani sono stati in gran parte vegetariani. Basti
pensare al più famoso di tutti, San Francesco, il quale, nel suo amore per tutte
le creature viventi, si nutriva esclusivamente di pane, formaggio, verdure e
acqua di fonte. Arrivati a questo punto proviamo a scuotere un po' più
direttamente le coscienze: ogni anno, solo negli USA vengono uccisi 140 milioni
di mammiferi e 3 miliardi di volatili. Provate a immaginare quanta sofferenza si
sprigiona da loro mentre vengono colpiti con martelli, elettroshock e fucili
pneumatici, mentre vengono sgozzati e mentre sono ancora vivi, fatti a pezzi.
Provate a chiudere gli occhi e a sentire i loro urli strazianti, la loro paura,
il loro dolore, il senso di impotenza e tutta la cieca crudeltà umana.
I vegetariani nella storia
Ma anche molti dei più grandi geni della storia hanno scelto la via del vegetarianesimo. Nel VI secolo a.C., per esempio, il grande filosofo e iniziato Pitagora predicava, nella sua scuola di Crotone, il vegetarianesimo più stretto. I pitagorici aborrivano qualsiasi forma di uccisione e si astenevano dal mangiare "esseri animati", per raggiungere quello stato di purezza e di ascetismo che per loro rappresentava il massimo grado dell'iniziazione, ossia una condizione che permette all'uomo di liberarsi dalla prigione del corpo e di riacquistare la sua originaria condizione divina. Rimanendo nell'antica Grecia, nella Repubblica di Platone, Socrate espone a Glaucone l'alimentazione ideale per gli uomini della città del futuro: focacce di frumento e orzo, olive, formaggio di capra, cipolle, legumi, dolcetti di fichi, bacche di mirto, ghiande arrosto e un po' di vino. Ma Glaucone vuole la carne, e allora Socrate, anticipando i motivi ecologici del vegetarianesimo, gli spiega che, per mangiare carne, "avremo bisogno di molti maiali e di guardiani, e poi saremmo costretti a ricorrere più spesso ai medici. E gli allevamenti richiederanno spazi nuovi, sottraendo terreno all'agricoltura. Così, la città sarà costretta ad invadere i paesi vicini ed a fare la guerra" (questo collegamento tra alimentazione carnea e guerra fu visto anche da Pitagora, il quale sosteneva che "finché gli uomini massacreranno gli animali, si uccideranno tra di loro"). Nel secondo secolo dopo Cristo, lo storico greco Plutarco diceva a chi si cibava di carni: "Se tu affermi di essere nato per questo tipo di alimentazione, quando vuoi mangiare un animale prima uccidilo tu stesso, ma fallo servendoti solo delle tue forze, non di armi. Come i lupi, gli orsi e i leoni uccidono da sé ciò che mangiano, ammazza un bue a morsi o sbrana con la bocca un maiale, un agnello o una lepre e, gettandoti su di loro, divorali mentre sono ancora vivi, come fanno quelle belve. Ma se aspetti che la tua preda diventi cadavere e la presenza dell'anima vitale ti fa esitare a gustarti la carne, perché contro natura ti nutri di ciò che è animato?" Leonardo Da Vinci, genio vegetariano del nostro Rinascimento, si lamentava che "i nostri corpi sono sempre più le tombe degli animali". E profetizzava: "Verrà il giorno in cui gli uomini considereranno l'uccisione di un animale come oggi considerano l'assassinio di un uomo". E ancora " Colui che non rispetta la vita non la merita". Nel '600, il grande illuminista J.J. Rousseau osservava che gli animali carnivori sono più crudeli e violenti degli erbivori, e perciò la dieta vegetariana rende l'uomo meno aggressivo. Nel '700, il celebre politico e scienziato americano Benjiamin Franklin definiva il mangiar carne "un delitto ingiustificato". Era diventato vegetariano a sedici anni perché si era accorto che "apprendeva più in fretta e aveva maggior acume intellettuale". Nell'800, il poeta romantico inglese P.B. Shelley vagheggiava un mondo ideale in cui "l'uomo non uccide più l'agnello dai dolci occhi e ha smesso di divorare le carni macellate, che per vendetta delle violate leggi di natura sprigionavano nel suo corpo putridi umori". Nel 1885, si converte al vegetarianesimo anche lo scrittore russo Lev Tolstoi, un ex cacciatore che divenne convinto assertore della non-violenza. "Mangiar carne", scriveva, "è immorale perché presuppone un'azione contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l'uomo cancella in se stesso le più alte capacità spirituali, l'amore e la compassione per le altre creature". Nel nostro secolo, sono stati vegetariani grandi uomini come il musicista e medico filantropo Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace nel 1952, o come un altro premio Nobel, il Mahatma Gandhi, il quale sosteneva che "la carne non è alimento adatto alla nostra specie". Anche il più grande scienziato del '900, Albert Einstein, sosteneva che "la scelta di vita vegetariana, anche solo per i suoi effetti fisici sul temperamento umano, avrebbe un'influenza estremamente benefica sulla maggior parte dell'umanità". Altri famosi vegetariani nella storia sono stati anche Gerge Bernard Shaw che disse addio alla carne a 24 anni: "La more è preferibile al cannibalismo". E Adolf Hitler, anche se sulla fede vegetariana gli storici sono divisi. Alcuni dicono che amasse le salsicce. Altri che non abbia toccato carne per 15 anni. aLtri vegetariani dell'epoca attuale sono Martina Navratilova, Paul Newman, Paul McCartney, Moby e Carl Lewis.
* 157 milioni Le tonnellate di cereali, legumi e
ortaggi impiegate negli USA ogni anno per produrre 28 milioni di tonnellate di
proteine animali (e altrimenti usabili per l'alimentazione umana).
* 360% L'incremento del consumo di carne del Giappone negli ultimi 30 anni.
* 80% I bambini che soffrono la fame vive in Paesi che impiegano parte dei loro
cereali per produrre carne destinata ai Paesi ricchi.
* 100 mila I litri d'acqua necessari a produrre un chilo di carne, per chilo di
soia ce ne vogliono soltanto 2 mila.
* 2/3 Il grano esportato dagli USA che viene usato per l'alimentazione animale.
* 60% Se il consumo di carne in Cina aumentasse in questi termini, tale aumento
equivarrebbe alla carne consumata negli USA (121 chili annui a testa).
* 800 milioni Le persone che potrebbero essere sfamate con il grano usato ogni
anno negli allevamenti degli Stati Uniti.
* 5 volte L'incremento di carne in Italia dall'inizio del XX secolo a oggi.