Ogni italiano nel 1999 ha gettato via mediamente circa 491 kg di materiali (con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente), per un totale nazionale di oltre 28 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani (ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sui rifiuti). La composizione di questa enorme massa di materiali è molto variabile con la tipologia di zona urbanistica, con l'area geografica e con le stagioni; nella seguente tabella ne riportiamo a titolo indicativo la composizione media:
* materia organica 29%
* carta e cartoni 28%
* plastica 16%
* legno e tessuti 4%
* metalli 4%
* vetro 8%
* altro 11%
Ad essi vanno aggiunte circa 61.000.000 di tonnellate di materiali scartati dalle industrie. Si tratta per lo più di materie prime eccedenti, scartate in operazioni di taglio e finitura dei prodotti, ed imballaggi usa e getta. Vanno inoltre aggiunte altre 40.000.000 di tonnellate di rifiuti speciali di origine civile, costituiti da rifiuti ospedalieri, fanghi di depurazione civile, rottami da autodemolizione. Complessivamente ogni anno vengono scartati in Italia circa 130 milioni di tonnellate di materiali.
La situazione italiana per quanto riguarda i rifiuti è sotto gli occhi di tutti: discariche ormai sature che “offendono” il territorio, raccolta differenziata ancora residuale e lontanissima dagli obiettivi di legge, emergenze che periodicamente si ripresentano come in Lombardia e Campania. Gran parte dei materiali scartati e’ costituita da oggetti che nascono gia’ dalle fabbriche come rifiuti, gli imballaggi usa e getta come cartoni e plastica. In Italia la cosiddetta Legge Ronchi (DLG 22/97) ha stabilito la progressiva eliminazione delle discariche come “metodo” di smaltimento, in favore della raccolta differenziata, riciclaggio e con incentivi all’incenerimento. La legge ha posto degli obiettivi minimi per la raccolta differenziata (35% entro il 2003) che il nostro Paese è molto lontano dal raggiungere. Secondo le statistiche di Federambiente, i rifiuti prodotti finiscono per l’89% in discarica, per il 5% bruciati negli inceneritori e per il 6% in altre forme di smaltimento. Il primo degli obiettivi, il riciclaggio del 15% dei rifiuti urbani entro il 1999, è stato raggiunto da sole 4 regioni, altre 4 vi sono andate abbastanza vicine, ma tutte le altre ne sono rimaste lontanissime; mediamente, nel 1999 è stato raccolto in modo differenziato in Italia 11,20% dei rifiuti urbani e non vengono forniti dati sull’effettivo riciclaggio, che in molti casi non supera il 10% dei materiali raccolti.
La riduzione dei rifiuti a monte è l’unica strada da seguire, come dimostrano esperienze positive realizzate in Svezia o in Germania. Soluzioni prettamente tecnologiche, come finora è stato fatto, sono destinate al fallimento se non si riuscirà, incentivi e campagne di sensibilizzazione, a modificare i nostri “stili di vita” sia del mondo della produzione che dei consumatori. Bisogna favorire il recupero, il riuso degli oggetti, la raccolta differenziata, mentre nei confronti delle istituzioni con la realizzazione di studi dettagliati per dimostrare i punti deboli delle politiche italiane sui rifiuti: la dipendenza dalle discariche e la non-soluzione rappresentata dagli inceneritori. Gli inceneritori infatti, oltre a non risolvere il problema in quanto producono grandi quantità di ceneri da portare in discarica, sono pericolosi per la salute, producono energia a costi molto elevati, ed in quantità molto inferiore all’energia che si risparmierebbe riciclando i materiali invece di bruciarli.