Le banche sono gli intermediari finanziari più antichi (esistevano già nell'antica Grecia e a Roma). Oggi, insieme agli altri intermediari finanziari (ad es. fondi pensione, fondi d'investimento) sono parte integrante del sistema dei mercati finanziari, e quindi concorrono a trasferire fondi da chi intende impiegarli in forma remunerativa a chi necessita di effettuare spese produttive. L'efficienza del sistema finanziario, ossia la sicurezza e la redditività del risparmio e il corretto finanziamento delle opportunità d'investimento, è uno dei fattori principali alla base della crescita economica.
Le banche costituiscono un comparto particolare
dei mercati finanziari, il mercato del credito. Gli altri comparti sono
principalmente quelli del mercato azionario e del mercato obbligazionario, che
danno vita alla borsa valori. Le relazioni finanziarie instaurate dalla banca
sono molto diverse da quelle borsistiche, e per molti aspetti sono alternative
ad esse.
* Nei rapporti coi risparmiatori, la banca ha degli obblighi che gli altri
intermediari non hanno. In primo luogo, la forma tipica con cui il risparmiatore
impiega i propri fondi con la banca è il deposito a vista, che obbliga la banca
stessa a fare in modo che il risparmiatore possa tornare in possesso della somma
depositata in qualunque momento. In secondo luogo, il deposito bancario ha
valore di moneta legale, ossia il risparmiatore può utilizzare parte della somma
depositata anche senza prelevarla, tramite mezzi di pagamento alternativi come
assegni, carte di credito, etc.
* Per quanto riguarda i rapporti con chi riceve i fondi, le azioni e le
obbligazioni sono anonime e cedibili, vale a dire che il risparmiatore che
acquista azioni o obbligazioni può non avere nessuna relazione personale e
diretta con chi riceve i fondi e può rivenderle nel mercato in qualunque
momento. Al contrario, i crediti bancari sono stipulati direttamente tra il
soggetto finanziato e la banca, sono strettamente personali (la conoscenza e le
informazioni tra le due parti sono fondamentali) e non cedibili (né la banca, né
il debitore possono cedere ad altri il titolo che li lega).
La particolarità della relazione finanziaria che
si crea tra debitore e banca, rispetto a quella che si crea utilizzando la borsa
valori, costituisce un interessante e importante terreno di studio riguardo al
ruolo dei mercati finanziari per la crescita economica. Già all'inizio del XX
secolo fu osservato che la borsa era la principale porta d'accesso ai mercati
finanziari solo per i paesi anglosassoni, mentre nei maggiori paesi europei
continentali - come Francia, Germania e Italia - l'industria si finanziava
prevalentemente attraverso crediti bancari [Rudolf Hilferding (Austria,
1877-1941), Joseph A. Schumpeter (Austria, 1883-1950), Alexander Gerschenkron
(Russia, 1904-1978)]. La distinzione tra "capitalismo borsistico" e "capitalismo
bancario" è stata riportata in primo piano negli anni recenti da studiosi come
Joseph E. Stiglitz (Stati Uniti, 1943), che hanno influenzato gli orientamenti
delle maggiori organizzazioni economiche internazionali mettendo in discussione
l'idea tradizionale della bontà e necessità di creare sempre e dovunque un
mercato borsistico. In molti paesi finanziariamente arretrati vi sarebbero
condizioni più favorevoli a relazioni bancarie, come:
* attività economiche in piccole proprietà famigliari,
* assenza di intermediari finanziari borsistici,
* grandi imprese assenti o fortemente inefficienti o burocratizzate, e dunque
non controllabili,
* risparmio pro-capite di modesta entità e fortemente avverso ai rischi delle
imprese.
Questi limiti, che negli anni '90 si sono
mostrati con evidenza nei fallimenti del trapianto del modello del capitalismo
borsistico nella ex Unione Sovietica e in alcuni paesi asiatici, potrebbero
essere superati attraverso un'appropriata riforma del sistema bancario
nazionale, Alcune organizzazioni non governative e il movimento della finanza
etica propone di:
* estendere l'ampiezza del mercato del credito locale,
* spezzare i legami impropri tra banche e industrie locali, tra banche e potere
politico,
* orientare la gestione delle banche locali verso * l'efficienza economica nella
raccolta del risparmio e nella concessione dei crediti,
* selezionare accuratamente i progetti meritevoli di credito, tenendo conto
delle loro potenzialità in relazione alle caratteristiche economiche locali.
Il mercato del credito non è esente da crisi
finanziarie al pari degli altri mercati finanziari. La lunga storia della banca
è costellata di fallimenti di singoli importanti istituti bancari o di interi
settori bancari (come quello delle casse di risparmio statunitensi nel 1929 o
nei primi anni '80). I fattori tipici d'innesco di una crisi bancaria sono:
* un eccesso di crediti o crediti inesigibili, vale a dire crediti che non
possono essere recuperati in quanto il debitore non è in grado di far fronte
agli impegni;
* una crisi di fiducia dei depositanti o corsa agli sportelli, alimentata dalla
diffusione di notizie sui crediti inesigibili e quindi dal timore di non poter
rientrare in possesso delle somme depositate in caso di fallimento della banca.
Queste esperienze hanno mostrato che le crisi bancarie hanno effetti particolarmente gravi sul resto dell'economia e sui risparmiatori, a causa delle particolari funzioni svolte dalla banca. Dagli anni '30 in poi la maggior parte dei paesi capitalisti ha messo in atto dei sistemi legislativi molto severi e dettagliati che regolano l'attività bancaria e la sottopongono al controllo delle autorità monetarie. Una parte cospicua dei rischi dell'attività bancaria deriva dalle operazioni internazionali. Sin dai primi stadi dello sviluppo capitalistico in Europa occidentale e Nord America le banche hanno intrapreso attività di prestiti internazionali verso nuovi paesi e nuovi mercati. In tempi più recenti le banche dei maggiori centri finanziari degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale sono state protagoniste della forte espansione delle operazioni finanziarie internazionali, soprattutto verso l'America Latina e l'Asia, che nei primi anni '70 hanno dato il via alla globalizzazione. Le maggiori banche dell'Europa occidentale, in particolare tedesche, francesi e italiane, sono state il veicolo per l'enorme finanziamento della ricostruzione economica dei paesi dell’ex-socialismo reale dell'Europa orientale. Il sistema bancario giapponese ha sviluppato nel corso degli anni '80 e '90 un'estesissima rete di crediti nell' area dell'Asia meridionale e del Pacifico che ha costituito uno dei fattori di crescita accelerata di molti di quei paesi. Ciascuno di questi episodi di espansione bancaria internazionale si è concluso con una crisi più o meno acuta a base di crediti esteri inesigibili e corse agli sportelli. Nella maggior parte dei casi (dopo la crisi del '29) sono scattati i sistemi di sicurezza pubblici o salvataggi, che comportano aiuti governativi alle banche in difficoltà e/o ai loro depositanti.
Molti studiosi e responsabili politici non sono soddisfatti dei sistemi di salvataggio bancario a posteriori, e al momento né il canale borsistico né quello bancario sembrano dare garanzie sufficienti per un finanziamento stabile ed efficiente dei paesi in via di industrializzazione. Pur riconoscendo il contributo che il credito bancario può dare, si richiedono interventi di auto-regolazione e regolazione preventiva su scala sovranazionale, e non solo nazionale, dell'attività bancaria [Joseph E. Stiglitz (Stati Uniti, 1943), Susan Strange (Inghilterra, 1923-1998), Stanley Fischer (Zambia, 1943)]. Questa linea d'intervento equivale a invertire la tendenza alla de-regolamentazione avviata negli anni '70 e a ridare un ruolo di controllo alle organizzazioni economiche internazionali. Su questo fronte sembrano possibili progressi più significativi che in quello dei mercati borsistici, come dimostrano nuovi schemi operativi, di controllo e d'intervento, che sono in corso di elaborazione da parte del I.M.F. (Fondo Monetario Internazionale) e dalla B.I.S (Banca dei Regolamenti Internazionali).