Nell'attuale organizzazione economica, ogni paese emette una propria moneta (valuta nazionale) che ha valore legale per effettuare i pagamenti all'interno del paese, ma che, generalmente, non viene accettata per effettuare pagamenti in altri paesi. Di conseguenza, ogni paese in cui sono consentiti gli scambi internazionali deve istituire un mercato valutario, con lo scopo di rendere possibile e regolare la compravendita delle valute estere. I mercati valutari sono regolati e gestiti dalle autorità monetarie di ciascun paese, le quali però devono seguire un insieme più o meno esteso di regole comuni allo scopo di garantire il buon funzionamento delle compravendite valutarie e quindi delle operazioni economiche internazionali.
Il sistema monetario internazionale è composto da
regole, accordi e procedure tra autorità monetarie possono formare un sistema
più o meno esteso, più o meno vincolante per ciascun paese.
* Gli accordi di convertibilità sono il requisito minimo per poter parlare di
sistema monetario internazionale. Infatti, tali accordi sono essenziali per
consentire agli operatori economici in paesi con diversa valuta di poter operare
liberamente. Oggi la gran parte dei paesi hanno accordi di convertibilità, ad
esclusione dei paesi socialisti che normalmente non consentono la libera
circolazione internazionale delle loro valute.
* I sistemi d'intervento delle autorità monetarie, ossia le tecniche e gli
strumenti con cui le banche centrali intervengono nei mercati valutari per
garantirne il buon funzionamento. Le autorità monetarie dei paesi con accordi di
convertibilità hanno messo a punto sistemi d'intervento molto simili, e in
determinate circostanze possono concordare tali interventi per renderli più
efficaci. Principalmente, le banche centrali regolano la domanda e l'offerta di
valute attingendo alle loro scorte di mezzi di pagamento che vengono accettati
in tutti i paesi (riserve ufficiali). La definizione dei mezzi di pagamento che
rientrano nelle riserve ufficiali è uno degli ambiti di trattativa nel sistema
monetario internazionale. Oggi le riserve ufficiali normalmente consistono delle
principali valute estere e di altri mezzi di pagamento accettati in tutti i
paesi, tra i quali l'oro. Tuttavia in passato sono prevalsi accordi diversi. Le
autorità monetarie della maggior parte dei paesi dotati di accordi di
convertibilità sono reciprocamente impegnate ad evitare d'imporre restrizioni
alle contrattazioni valutarie - quali limiti di legge al valore massimo delle
transazioni, o chiusura temporanea del mercato (sospensione della
convertibilità) - salvo casi eccezionali di crisi valutarie.
* Le organizzazioni economiche internazionali possono costituire un ulteriore
livello istituzionale, al di sopra delle autorità monetarie nazionali,
nell'ambito del sistema monetario internazionale. Infatti, il sistema può
prevedere che alcune funzioni di regolazione o d'intervento nei pagamenti
internazionali siano assegnate a tali organizzazioni. Ciò è avvenuto soprattutto
dopo la II guerra mondiale, quando, alla luce delle gravi e ricorrenti crisi
valutarie tra il 1920 e il 1940, si è sentita la necessità di salvaguardare il
funzionamento dei mercati valutari, affiancando alle autorità nazionali
un'autorità sovranazionale. Questo ruolo fu assegnato al I.M.F. (Fondo Monetario
Internazionale), che lo svolge ancora oggi. Da questo punto di vista, il I.M.F.
ha due compiti principali. Primo, esso è dotato di un proprio fondo di mezzi di
pagamento internazionali a cui singole banche centrali possono attingere in caso
di grave scarsità delle proprie riserve ufficiali. Secondo, esso è dotato di
alcuni poteri d'indirizzo e, in caso di necessità, d'intervento sui singoli
paesi che può esercitare allo scopo di scongiurare l'insorgere o la diffusione
di crisi valutarie.
Una delle funzioni principali svolte dalle autorità monetarie nazionali è il controllo dell'andamento dei tassi di cambio della propria valuta con le valute estere. Il tasso di cambio è il prezzo di una unità di valuta estera (ad es. quanti euro per 1 dollaro) ed è una variabile di grande importanza per l'economia nel suo complesso. Il tasso di cambio della valuta di un paese con quella di un altro tendenzialmente registra l'andamento della domanda e dell'offerta della valuta stessa da parte dagli operatori privati. A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze della domanda e dell'offerta, oppure possono preferire che esso non si allontani da una determinato valore. Queste diverse possibilità di scelta da parte delle autorità nazionali sono parte integrante degli accordi che danno vita al sistema monetario internazionale. Da questo punto di vista si distinguono due principali regimi valutari:
* Il regime a cambi fluttuanti, che si realizza
quando uno o più paesi decidono di lasciare che i tassi di cambio della propria
valuta con tutte le altre siano liberamente determinati dal mercato valutario.
In tal caso, la banca centrale può astenersi dall'intervenire nel mercato
valutario con le proprie riserve, fatti salvi gli altri tipi di accordi vigenti.
Oggi le tre principali valute mondiali (il dollaro statunitense, lo yen
giapponese e l'euro) sono in regime di fluttuazione.
* Il regime a cambi fissi, che si realizza quando due o più paesi concordano di
mantenere il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore, o, più
frequentemente, entro un determinato intervallo di valori. In tal caso, le
banche centrali dei paesi interessati all'accordo di cambio devono impegnarsi ad
intervenire nel mercato valutario, impiegando le proprie riserve ufficiali, ogni
qualvolta le forze spontanee del mercato tendono a far allontanare il tasso di
cambio dal valore prefissato. In presenza di accordi di cambi fissi, il sistema
monetario internazionale raggiunge la maggior estensione di regole e accordi tra
i paesi, richiede un’elevata cooperazione tra le autorità monetarie nazionali e
un'intensa attività di vigilanza da parte delle organizzazioni economiche
internazionali. L'estensione e la profondità delle regole e degli accordi entro
il sistema monetario internazionale sono state mutevoli nel corso della storia.
La ragione è dovuta al fatto che specifiche circostanze economiche o politiche
possono spingere le autorità nazionali a ricercare e accettare accordi estesi e
vincolanti per il buon funzionamento dell'economia internazionale. Queste fasi
sono culminate in regimi con cambi fissi. In altre circostanze, i costi
economici e politici che derivano dal rispetto di tali accordi possono apparire
eccessivi rispetto ai benefici, rendendo più desiderabile un maggior grado di
autonomia nazionale e un minor grado di regolamentazione internazionale. Queste
fasi sono state caratterizzate da regimi a cambi fluttuanti. E' importante
conoscere le fasi storiche del sistema monetario internazionale, in quanto esse
hanno influito in maniera significativa sullo sviluppo economico.
Il sistema aureo (in inglese, gold standard) venne introdotto tra i principali paesi capitalistici all'inizio del XIX secolo fino al 1914. Esso comportava cambi fissi, in quanto ciascuna valuta aveva un valore espresso in oro e la banca centrale era impegnata a convertire in oro qualunque ammontare di valuta nazionale. I mezzi di pagamento internazionale accettati tra le banche centrali erano limitati all'oro e alla valuta nazionale principale, la sterlina inglese. Dal 1880 in poi, il sistema divenne esteso e complesso. Nonostante vi fossero poche regole scritte e nessuna autorità sovranazionale, esso fu sorprendentemente stabile fino alla crisi della sterlina alla vigilia della I guerra mondiale. Per molti studiosi esso è ancora oggi sinonimo di sviluppo ordinato e stabilità internazionale. Tra la I e la II guerra mondiale vi fu un periodo di forte instabilità valutaria e di sostanziale assenza di un vero e proprio sistema monetario internazionale. Molti paesi furono incapaci di mantenere gli impegni necessari al funzionamento del sistema aureo e passarono al regime di fluttuazione. Una delle ragioni furono i conflitti degli interessi nazionali in diverse parti del mondo, in particolare quelli tra paesi in via d'industrializzazione, come gli Stati Uniti e alcuni paesi latino-americani, che volevano giovarsi della loro capacità di esportare merci e importare capitali, e paesi capitalistici più maturi o indeboliti dalla guerra, come Gran Bretagna, Francia e Germania, che volevano proteggere le loro produzioni nazionali. L'instabilità valutaria e monetaria di quel periodo fu una delle cause della profonda crisi economica mondiale degli anni '30.
Il sistema del dollaro (in inglese, dollar standard), noto anche come sistema di Bretton Woods, dal nome della cittadina americana dove vennero firmati gli accordi economici internazionali tra i paesi alleati nel 1944. L'esperienza degli anni '30 influì molto sugli economisti e gli uomini politici, e sulla loro determinazione a ricreare un sistema internazionale ordinato e orientato alla stabilità e allo sviluppo, in particolare attraverso l'influsso intellettuale di John M. Keynes (Gran Bretagna, 1883-1946) il quale fu anche capo-delegazione inglese a Bretton Woods. Poiché il sistema aureo apparve troppo rigido e privo di adeguati supporti sovranazionali, venne concepito un sistema di cambi fissi in cui solo il dollaro era ufficialmente convertibile in oro, tutte le altre valute erano quotate in dollari ad un tasso prefissato (ad es. 615 lire per 1 dollaro), e al FMI (Fondo Monetario Internazionale) venne affidato il compito di aiutare con mezzi di pagamento propri (diritti speciali di prelievo) le banche centrali che dovessero avere riserve insufficienti per rispettare gli accordi di cambio. Il sistema prevedeva anche controlli delle autorità nazionali sui movimenti di capitali per evitare attacchi speculativi.
Il sistema di Bretton Woods entrò in crisi nella seconda metà degli anni '60 e venne abbandonato nel 1971, quando il governo degli Stati Uniti dichiarò di non essere più in grado di convertire in oro la massa dei dollari in circolazione come previsto dagli accordi. Da allora il dollaro è una valuta fluttuante, gli Stati Uniti non hanno più preso accordi internazionali vincolanti in campo valutario, hanno sempre più accentuato gli spazi di autonomia nazionale e la deregolamentazione del sistema monetario internazionale. La maggior parte dei paesi europei occidentali ha invece cercato più volte di reinstaurare accordi di cambio. L'esperienza più significativa è stata quella del Sistema Monetario Europeo, avviato nel 1979 e culminato con la creazione della moneta unica europea nel gennaio del 1999, non senza però due serie crisi intermedie nel 1992 (allorché lira italiana e sterlina inglese uscirono temporaneamente dal sistema) e 1993. Le vicende dei paesi extra-europei nel corso dell'evoluzione recente del sistema monetario internazionale sono state contraddittorie. Non sembra esservi un legame certo e stabile tra la scelta del regime valutario e le possibilità di sviluppo economico: al contrario, quale sia il regime migliore sembra dipendere fortemente dal contesto internazionale e dalle circostanze interne.