La comunicazione ecologica è l'applicazione dei principi ecologici alle relazioni umane: coltivare le risorse di ogni persona, rispettare la diversità e nello stesso tempo mantenere una coesione globale in modo che le persone possano agire insieme per un obiettivo comune. Il metodo, ideato da Jerome Liss, tenta di trovare un equilibrio tra bisogni individuali e crescita della totalità. In particolare si affrontano le metodologie fondamentali per la creazione di una comunicazione democratica nel gruppo. Si analizza attraverso l'attivazione pratica e la simulazione di casi concreti: la critica costruttiva, la risoluzione dei conflitti, lo sviluppo dei progetti, la cooperazione, l'empatia corporea, la metacomunicazione, la comunicazione non verbale.
La comunicazione rispetta l'equilibrio tra i bisogni dell'individuo e gli scopi del gruppo. Il "Principio Ecologico" nella comunicazione ci porta a rispettare l'individuo ("rispettare la diversita'") e nello stesso tempo a cooperare con il gruppo ("Rispettare il contesto").
La comunicazione ecologica propone una nuova evoluzione: i gruppi gerarchici tradizionali, basati sulle decisioni dall'alto, possono evolvere avvicinandosi ai gruppi di base, ovvero ai gruppi con un processo decisionale comune. [Nota di Carlo: E' quella che Aldo Capitini chiamava "omnicrazia", il potere di tutti]. Le influenze di feedback provengono da tutti i membri. Tutte le azioni piu' importanti sono discusse e decise dai membri del gruppo nel loro insieme. Questo puo' far cambiare le nostre istituzioni.
Per esempio i bambini partecipano con i maestri alle decisioni su cio' che va insegnato in classe e perche', i pazienti partecipano con i medici e gli infermieri a stabilire il programma ospedaliero, i lavoratori decidono con i dirigenti il "cosa, come e quando" della produzione, gli utenti dell'assistenza sociale partecipano alla decisione sulla distribuzione del denaro, i detenuti partecipanop alla conduzione delle loro prigioni e i bambini partecipano alla scelta delle decisioni familiari.
Il punto e' che il controllo autoritario di un singolo leader (capoufficio, giudice, presidente, eccetera) si adatta male alle situazioni complesse. In un gruppo di mutua partecipazione, invece, il feedback e' offerto da chiunque sia coinvolto nella decisione: chi la mette in pratica e chi ne riceve l'impatto.
Il "gruppo" richiede facilitatori che hanno una buona esperienza di comunicazione e che sanno guidare senza schiacciare, stimolare senza agitare, integrare senza spaccare, aiutare senza soffocare, rimanere pazienti quando ci sono tempeste, intervenire con giudizio al momento giusto. A mano a mano che il gruppo si sviluppa, chiunque puo' assumere il ruolo di facilitatore, che aiuta il gruppo a muoversi nella giusta direzione cosi' come in biologia le molecole dell'individuo sono aiutate a muoversi in modo corretto dagli enzimi, che svolgono il ruolo di "catalizzatori" e di "facilitatori biologici". L'obiettivo dei facilitatori e' quello di trarre il meglio dai membri del gruppo, e nello stesso tempo aiutarli a interagire in armonia reciproca. Un gruppo senza facilitatori puo' cadere nel caos.
Evitare il dogmatismo e l'escalation del conflitto. (La questione non e' "chi ha ragione", ma "cerchiamo di aiutarci a capire").
Evitare la monopolizzazione (Fare in modo che ognuno si possa esprimere).
Aiutare a mantenere concreta la discussione (Rimanere ancorati al fare senza impantanarsi nel dire).
Incoraggiare i membri non attivi a partecipare.
Evitare di deviare eccessivamente dal tema in modo dispersivo.
Evitare lunghi periodi di inattivita' fisica (C'e' bisogno di incontrarsi dal vivo e fare cose nel mondo reale).
Non giudicare le persone, ma esprimere se stessi ("IO MI SENTO a disagio per quello che hai fatto" e' meglio di "TU SEI un completo fallimento").
Trasformare i giudizi pesanti che si ricevono in suggerimenti positivi.
Concentrarsi sulle parti utili delle critiche e chiedere alternative positive alle azioni criticate.
Essere consapevoli della complessita', non dipingere la realta' in bianco e nero.
Discutere i sentimenti offesi e i malintesi.
Ragionare in positivo ("Stai attento!" e' meglio di "Sei goffo!").
Evitare gli insulti.
Costruire la fiducia rafforzando la relazione di base.
Descrivere in modo costruttivo le proprie aspettative e delusioni.
Chiedere permesso ("Che ne dite se parliamo di questo problema?").
Essere concreti ("Quello che hai fatto martedi' non mi sembra coerente" e' meglio di "Sei un ipocrita!").
Descrivere i propri sentimenti ("Mi sento preso in giro" e' meglio di "mi credi stupido?").
Dare i propri suggerimenti per il futuro (cosa ci aspettiamo dall'altro e cosa gli chiediamo).
Chiarire la ragione dei propri suggerimenti (Propongo che... [suggerimento] perche'... [ragioni]).
Tempo insufficiente per far parlare tutti.
Dogmatismo (la "mia" verita' e' la "verita'" assoluta).
Moralismo (la mia morale deve essere anche la morale altrui).
Uso frequente della critica e uso raro dell'apprezzamento.
Vaghezza nel presentare idee e iniziative ("si dovrebbe...", anziche' "io posso...").
Mancata realizzazione di impegni presi.