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Teatro Legislativo

In estrema sintesi il Teatro-Legislativo è l'ultima sistematizzazione di Boal, l'autore del Teatro dell'Oppresso. Si tratta di una struttura che mette il metodo teatrale di Boal all'interno di un percorso di ricerca e crescita collettiva del rapporto tra popolazione e Istituzioni. Boal lo chiama strumento per attuare una democrazia transitiva, che sia intermedia tra quella delegata e quella diretta (come nell'antica Grecia, ormai impossibile nelle società complesse). Democrazia, perché rida' al popolo parte del potere che le elezioni delegano ai politici per un intero periodo, senza possibilita' di influenzarli in itinere. L'obiettivo e' quindi quello di connettere i bisogni e desideri popolari, o meglio dei gruppi organizzati della societa' civile, con il Palazzo, in un rapporto circolare di influenzamento, mediato pero' dai coscientizzatori teatrali. In pratica l'esperienza nasce con l'elezione di Boal alla Camera dei Vereadores (una sorta di Consiglio comunale) di Rio, nel 1993 (e fino al 1996) per il PT (Partito dei Lavoratori). Boal chiama a lavorare con lui una ventina dei suoi animatori che lo avevano accompagnato durante la campagna elettorale. Imposta un programma di lavoro che parte attivando decine di laboratori teatrali presso gruppi organizzati della popolazione: disoccupati, senza terra, donne, omosessuali, abitanti delle favelas, etc. Gli animatori costruiscono percorsi che permettono ai gruppi di esprimere le urgenze e i problemi piu' sentiti e metterli in scena; questi pezzi sono presentati come Teatro-Forum a gruppi simili e talvolta anche in festival. Dagli interventi del pubblico nascono idee e alternative di soluzione che vengono raccolte sistematicamente dagli animatori e portate nell'Ufficio di Boal. Qui, un gruppo di legali, trasforma questo materiale, lo pulisce e lo rida' sotto forma di proposte di Legge che Boal presenta nella Camera. I risultati di cio' come l'iter e il punto della situazione vengono periodicamente riportati alla gente tramite azioni teatrali. Il circuito e' cosi' avviato circolarmente. Sulla base di 4 anni di esperienza il gruppo di Boal riesce a far approvare dalla camera tredici Leggi innovative su diversi problemi e diritti mancati: assistenza in ospedale per gli anziani, barriere architettoniche, discriminazioni, protezione dei testimoni di ingiustizie e crimini, etc. Boal ha quindi utilizzato il Teatro-Forum (ma anche altre tecniche) all'interno di un percorso complesso di tipo socio-istituzionale, che rinnova il Forum e lo rende utile anche per il mondo Occidentale (dove invece era criticato come troppo legato a una cultura e visione dicotomica della societa'). Il Forum e gli altri strumenti sono inseriti in un percorso di coscientizzazione che influisce sul livello Istituzionale; questa forse e' la caratteristica innovativa. Successivamente alla fine del mandato Boal non viene pero' rieletto, pertanto l'esperienza finisce, ma Boal la esporta in Occidente. A Londra, a Parigi, a Monaco e in Austria, Boal diffonde la proposta, trovando gruppi consenzienti e a Vienna anche tre politici che appoggiano la novita'. Un libro edito a Londra ne esprime la base teorica e alcune esperienze pratiche. Se si comprende il T.L. come un processo aperto di ricerca di come il teatro politico possa connettersi alle Istituzioni per rinvigorire il rapporto della base con esse, perche' le Leggi siano fatte a partire dai bisogni della popolazione intera e non di elite, si aprono diverse possibilita'. Una prima e' quella di usarlo per produrre Leggi che nascano da esigenze condivise dalla base; questo pero' richiede una sensibilita' politica nelle Istituzioni che forse si puo' trovare in qualche Comune, difficilmente a livello parlamentare avrebbe efficacia; da verifica i livelli intermedi. Inoltre necessita di una forza della societa' civile, di una sua precedente strutturazione, perche' le proposte siano poi sostenute. Una seconda chance e' quella di vedere il T.L. come attivita' non di costruzione di Leggi ma di difesa e applicazione di quelle esistenti. Gia' a Rio si fece qualcosa del genere: rispetto alla discriminazione tra coppie etero, omo e lesbiche nel prezzo degli alberghi a ore, un'azione invisibile porto' a ribadire il diritto di uguaglianza. Si potrebbe quindi pensare a individuare simili situazioni di Leggi esistenti e non applicate e pensare azioni conseguenti: questo richiede un gruppo abile ad agire con rapidita' e incisivita' e una base interessata all'applicazione di quella Legge (quindi associazioni, organismi vari). Infine, si puo' pensare al T.L. come modalita' non legate a Leggi (da creare o da difendere) ma a scelte politiche delle amministrazioni; cosi' in occasione di approvazione di bilanci e di scelte particolari, si puo' immaginare che gruppi gia' organizzati vadano a sensibilizzare sul problema e a far esprimere la societa' civile sulle scelte che si stanno assumendo. A Santo Andre' del Brasile per esempio, il Governo locale usa azioni di Teatro-Forum per decidere come spendere i fondi comunali (bilancio partecipativo). Tutto cio' richiede una societa' civile attiva e una scelta di campo, perche' la base puo' essere anche ambiente di nascita di tendenze regressive quando non apertamente reazionarie, quindi far esprimere la base non significa rimanere neutrali rispetto alle proposte che emergono. Delicato e' quindi il ruolo di chi guida/sostiene/stimola questo processo, come delicata e' la coscientizzazione, perche' non scivoli ne' nella trasmissione di verita' precostituite, ne' nel lasciar passare tutto come espressione della volonta' popolare.

Con "coscientizzazione" ci si riferisce alla ricerca pedagogica e politica di Paulo Freire. L'obiettivo della coscientizzazione e' di potenziare le conoscenze e le risorse dei gruppi facilitando un processo di apprendimento che diventa coscienza critica, "transitiva" e dialogica e potenzialita' di "liberazione". La coscientizzazione e' una pratica diffusa in molti paesi soprattutto in Sudamerica, centrata sulla fiducia nel "sapere" degli oppressi e sul ruolo problematizzante del conduttore che educa-e- apprende dialogando. Paulo Freire nato nel 1921 a Recife (Brasile), nel 1961 ha fondato il Movimento di Cultura popolare cominciando a elaborare e applicare l'ormai celebre "metodo" legato al suo nome. Esule politico, dal 1965 ha partecipato alle campagne di alfabetizzazione e continuato le sue ricerche in Cile, negli USA e poi in Svizzera, dove ha lavorato come esperto di problemi pedagogici per il Terzo Mondo. Tornato in Brasile ha preso la direzione della riforma delle scuole superiori ed e' morto nel pieno del suo lavoro a San Paolo, nel 1997.