La base per l'Esperanto fu pubblicata nel 1887
dal Dott. Ludovico Lazzaro Zamenhof (nato a Bialystok il 15 dicembre 1859; morto
a Varsavia il 14 aprile 1917), un oculista polacco di origine ebrea. L'idea di
una lingua internazionale pianificata, intesa non come rimpiazzo delle lingue
etniche bensì come lingua ausiliaria per tutti, non era una novità.
Comunque, Zamenhof comprese il fatto cruciale che una lingua per svilupparsi
deve essere usata da una collettività. In accordo a ciò l'abbozzo della sua
proposta consisteva in:
* una grammatica minima (le famose 16 regole!);
* un vocabolario di 900 parole;
* alcuni esempi di testi in poesia e in prosa;
* un persuasivo saggio introduttivo.
Su questa duttile base l'Esperanto spiccò il volo diventando una lingua pienamente sviluppata con la sua comunità di parlanti sparsa su tutto il globo. Quando muoveva i suoi primi passi la lingua consisteva di poche migliaia di parole, da cui si potevano formare dieci o dodicimila parole. Da allora lo sviluppo fu rapido. Oggi, il dizionario più ricco contiene tra le 15.000 e le 20.000 radici, da cui si formano oltre 150.000 parole. La lingua continua ad evolvere perché viene usata negli ambienti internazionali. Il ruolo dei linguisti e dell'Accademia Esperanto si limita essenzialmente alla ricerca e al commento delle tendenze in atto.
L'Associazione Universale Esperanto (Uea), i cui membri provengono dalle parti più attive della comunità esperantica, ha affiliati nazionali in 55 paesi e membri individuali in oltre il doppio dei paesi. Calcoli basati sul numero di testi venduti e sulle iscrizioni alle sezioni locali mostrano che il numero di persone con qualche conoscenza della lingua si pone sull'ordine delle centinaia di migliaia e forse milioni. Ci sono esperantofoni in tutte le parti del mondo, incluse notevoli concentrazioni in paesi diversi tra loro come Giappone, Brasile, Iran, Bulgaria, Madagascar e Cuba.