Per alcuni oggi l’economia mondiale è fondata principalmente sull’informazione e sulla conoscenza: di fatto stiamo assistendo alla conversione della vecchia economia a base industriale a un nuovo modello incentrato sui servizi e sull’informazione. La produzione e il consumo delle tecnologie dell’informazione sono in sostanza concentrati nei Paesi industrializzati e nell’Asia orientale. I vettori della rivoluzione dell’informazione sono l’espansione della potenza degli elaboratori elettronici e la caduta dei costi nella trasmissione delle informazioni. Per il Terzo mondo questa rivoluzione nell’informazione ha due facce:
* Aumenta le opportunità: benché i canali tradizionali di comunicazione rimangano importanti, le nuove tecnologie di informazione e comunicazione possono diffondere ovunque conoscenza a basso costo e ridurre così le distanze tra i Paesi industrializzati e il Terzo mondo.
* Tuttavia, aumentano in proporzione anche i rischi. Le diseguaglianze nell’informazione avvantaggiano i Paesi industrializzati e danneggiano il Terzo mondo, che ha meno istituzioni per certificare la qualità, migliorare i livelli e le prestazioni, e per raccogliere e diffondere le informazioni necessarie.
Per i poveri, la promessa di una nuova era nell’informazione – la conoscenza per tutti – può sembrare molto distante. Nel Terzo mondo, solo le banche hanno modo di affrontare adeguatamente i problemi d’informazione propri del sistema finanziario. Si fa un gran parlare di globalizzazione delle comunicazioni. Ma viviamo in un mondo dove più di metà della popolazione non ha mai fatto una telefonata e dove un miliardo di persone non sa né leggere né scrivere, dove per tanti si pongono ancora problemi basilari di accesso a qualsivoglia informazione. La rivoluzione dell’informazione rende ancora più acuta la necessità di capire come si acquisisca e s’impieghi la conoscenza. I governi del Terzo mondo, i donatori, le organizzazioni non governative e il settore privato devono cooperare per affrontare i problemi d’informazione. Inoltre, i governi devono acquisire conoscenze nell’ambito della comunicazione, in modo da trarre vantaggio dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per garantire l’accesso dei poveri alle nuove fonti d’informazione. L’aumento esponenziale dello scambio d’informazioni è stimolato dai viaggi e dai mezzi di comunicazione.
I mezzi di comunicazione di massa, più veloci e
convenienti, sono: le reti, il sistema di comunicazione che si sta sviluppando
più rapidamente. Ne esistono diverse decine di migliaia che legano
simultaneamente molti individui in tutto il mondo. Fra loro, c’è anche Internet,
detta “la rete delle reti”. Le reti sono la forma di organizzazione dell’età
dell’informazione. Con l’arrivo delle nuove tecnologie della comunicazione,
questa forma di organizzazione, che presenta numerosi vantaggi quali la
flessibilità, il dinamismo, il decentramento, si è svincolata dagli
inconvenienti che la caratterizzavano; la mancanza di coordinamento e il
disordine, quando sono superate determinate estensioni.
I telefoni cellulari. Le telecopiatrici. La televisione satellitare. Il filo
diretto radiotelevisivo con gli ascoltatori.
Tutti questi mezzi incoraggiano tutti ad avere la
stessa voce in capitolo. I mezzi di comunicazione radiotelevisivi degli Usa sono
gli unici al mondo che dipendono praticamente solo dalla pubblicità. Il
contenuto delle trasmissioni, comprese quelle d’informazione, è studiato
principalmente per attirare spettatori pronti a ricevere i messaggi
pubblicitari. La regolamentazione dei mezzi di comunicazione di massa limita la
libertà d’informazione? È una delle grandi questioni che riguardano il mondo
della comunicazione e il suo rapporto col potere. Da un lato c’è chi reclama una
legislazione sui mezzi di comunicazione. Viene richiesto un controllo sulle
licenze radiotelevisive, spesso concesse grazie a forme di monopolio e a legami
politici o finanziari. Dall’altro, ci sono i grandi gruppi editoriali che
accusano i fautori di una normativa di voler imbavagliare l’informazione.
Il nuovo ordine mondiale dell’informazione poggia su tre pilastri:
* Politico: è necessario decolonizzare
l’informazione.
* Legale: urge giungere a una dichiarazione dei diritti della comunicazione.
* Tecnico e finanziario: occorre rivedere le strutture internazionali.
Mentre il Terzo mondo è mortificato dalla potenza
delle multinazionali, gli Usa non intendono attuare nessuna regolamentazione.
L’80% delle notizie proviene da Usa, Gran Bretagna e Francia.
Nel 1975 la Iugoslavia ha fondato l’agenzia Tanyug, nel 1979 è nata la Pana (Africa). Altre famose agenzie sono nate in Medio Oriente: Sana (Siria), Aps (Algeria), Ina (Iraq) e Spa (Arabia Saudita).