Consumo Critico Ecologia Economia Sostenibile Mondialità Nonviolenza Sviluppo Umano
Turismo Responsabile

Interdipendenza

L'interdipendenza è l'Insieme di legami e rapporti economici, sociali e politici, tali per cui i comportamenti di una comunità o di un intero paese hanno conseguenze su altri. Nell'ambito dei rapporti internazionali, il concetto d'interdipendenza è stato sviluppato soprattutto da studiosi di politica e di economia. Da entrambi i punti di vista, l'interdipendenza crea situazioni per le quali la ricerca di soluzioni vantaggiose per tutti i membri della comunità internazionale richiede

* il riconoscimento di reciproci diritti;
* il riconoscimento reciproco della legittimità degli obiettivi;
* l'adozione di politiche concordate o coordinate.

L'interdipendenza, in generale, viene vista come la conseguenza dell’evoluzione storica di lungo termine di fattori che creano legami e relazioni strutturali tra gruppi diversi o entità nazionali diverse. Ad esempio, nel campo economico, un tipico fattore che può creare interdipendenza positiva è il commercio internazionale. L'apertura dei commerci tra due paesi può creare un vantaggio reciproco, in quanto un paese può ottenere dall'altro prodotti che non sarebbe in grado di produrre da sé con costi minori. Inoltre, le esportazioni di prodotti all'estero creano reddito il quale in parte verrà speso in importazioni di prodotti dall'estero, così che si crea un circolo virtuoso che va a vantaggio di entrambi i partner commerciali. D'altra parte, se uno dei due partner s'impoverisce, importerà meno prodotti dall'estero e quindi creerà un effetto negativo anche sul reddito del partner. Nel campo politico, l'interdipendenza nasce prevalentemente a causa di fattori storici, culturali, sociali i quali determinano un comune interesse tra due entità nazionali. In questi casi, non è vantaggioso, o non è possibile, per il governo di un paese fare scelte politiche senza tener conto delle ripercussioni sugli interessi dei partner. Tipici esempi di forte interdipendenza si sono sviluppati tra i paesi dell'Europa occidentale e tra questi e gli Stati Uniti. Secondo alcuni studiosi, anche il conflitto tra gli Stati dell'Alleanza Atlantica e gli Stati del Patto di Varsavia dopo la II guerra mondiale e fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989, aveva degli aspetti d'interdipendenza. Ad esempio, l'aumento parallelo degli armamenti è un caso di interdipendenza negativa, in quanto costringe entrambe le parti ad una sottrazione crescente di risorse per scopi militari anziché civili. Questo argomento è stato utilizzato nelle fasi più acute della guerra fredda dai movimenti e dalle forze politiche favorevoli al disarmo. Al di fuori delle relazioni umane, l'idea di interdipendenza ha avuto recentemente un'estensione significativa al campo dell'ambiente. Infatti esso costituisce senza dubbio un fattore di vita condiviso tra gruppi o entità nazionali diversi, e gli effetti dei comportamenti individuali e locali sull'ambiente si propagano anche ad altri. Per la gran parte degli ultimi due secoli, lo sviluppo incessante dei paesi industrializzati ha creato effetti ambientali su scala planetaria, che un tempo non erano prevedibili, ma che ora cominciano a manifestarsi con preoccupazione - l'effetto serra, la desertificazione, la deforestazione, la riduzione dello strato di ozono. Ma mentre i frutti dell'industrializzazione sono stati colti dai paesi che l'hanno prodotta, i suoi effetti ambientali negativi colpiscono tutto il pianeta indistintamente o addirittura sono localizzati nei paesi poveri dotati di risorse naturali sfruttabili. D'altra parte, oggi si sta manifestando anche un effetto negativo in direzione opposta. Mentre i paesi ricchi hanno i mezzi per ridurre l'impatto ambientale delle proprie tecnologie, in genere i paesi poveri non hanno questi mezzi, utilizzano tecnologie più arretrate, rivendicano il diritto di produrre a basso costo, e quindi il deterioramento ambientale può ora proseguire nonostante gli sforzi dei paesi tecnologicamente avanzati.

 

L'idea di interdipendenza ha costituito un contributo importante per l'elaborazione di varie proposte di riforma del sistema internazionale, nel senso di rafforzarne i presupposti della pace e della prosperità globale. La prima formulazione coerente di questo principio può trovarsi nei contributi per la riforma del sistema monetario internazionale da parte di John M. Keynes (Gran Bretagna, 1883-1946). Il suo primo effetto concreto può essere visto nella concezione originaria delle organizzazioni economiche internazionali e delle organizzazioni politiche internazionali sorte dopo la II guerra mondiale. L'idea d'interdipendenza si è sviluppata in alternativa a quella liberista, basata sul diretto perseguimento dell'interesse di gruppo o nazionale indipendentemente dalla considerazione delle conseguenze su altri, e a quella realista che si basa sulla soluzione dei conflitti d'interesse imposta dal dato di fatto dei rapporti di forza e delle sfere d'influenza. Il neocolonialismo e la guerra fredda, fino agli anni 1980, sono stati la massima espressione del realismo politico ed economico. In reazione ai gravi effetti negativi sullo sviluppo e la giustizia internazionali legati a quella fase, una Commissione indipendente sui problemi dello sviluppo internazionale, insediata dalle Nazioni Unite e presieduta dallo statista tedesco Willy Brandt, nel 1978 produsse un rapporto divenuto noto come “Rapporto Brandt”. Esso propose all'attenzione dell'opinione pubblica un nuovo approccio imperniato sull'interdipendenza e costituì un punto di riferimento ideale e metodologico per tutti le organizzazione impegnate nella cooperazione internazionale. Nella presentazione del Rapporto si legge: "E' il mondo, oggi, a essere un'unica " nazione" (...) i cui principi sono: debellamento della fame (...), del sottosviluppo, delle epidemie, dell'analfabetismo, dell'insensata distruzione di risorse. Il riconoscimento dei reciproci interessi di Nord e Sud è il primo passo, che il Rapporto invoca proponendone la traduzione in iniziative concrete (...)".