Nel 2000 la popolazione mondiale ha raggiunto quota 6 miliardi, una crescita significativa rispetto al 1950, quando arrivava a 2,5 miliardi, e al 1980, quando era di 4,4 miliardi. Si prevede che essa crescerà ulteriormente, fino a toccare circa 8 miliardi di persone entro il 2025 e i 9,3 miliardi entro il 2050, stabilizzandosi infine fra i 10,5 e gli 11 miliardi. Il tasso di crescita della popolazione ha avuto il suo picco nel 1965 con un aumento annuale del 2 per cento, ed è attualmente in declino.
Soltanto il 15 per cento della popolazione mondiale, quella che vive nei Paesi ad alto reddito, rappresenta il 56 per cento dei consumi mondiali complessivi, laddove il 40 per cento più povero, che vive nei paesi a basso reddito, rappresenta solamente l’11 per cento dei consumi. Mentre attualmente la gran parte delle persone consuma di più, la spesa per i consumi della famiglia africana media è del 20 per cento inferiore rispetto a 25 anni fa.
Il tasso complessivo di povertà nei paesi in via di sviluppo, basato su una soglia di povertà di reddito equivalente a un dollaro al giorno, è diminuito, passando dal 29 per cento del 1990 al 23 per cento del 1998. Il numero totale delle persone che vivono in povertà è diminuito leggermente, passando da 1,3 a 1,2 miliardi. Dei progressi significativi nella riduzione della povertà sono stati raggiunti nell’Asia orientale e nel Sud-Est asiatico, grazie a una rapida crescita economica, ed alcuni successi sono stati conseguiti anche in Asia meridionale e in America Latina. Nell’Africa sub sahariana, dove quasi metà della popolazione vive in povertà, non è stato invece realizzato assolutamente alcun progresso.
Si prevede che, entro il 2025, circa il 54 per cento della popolazione dei paesi in via di sviluppo risiederà nelle aree urbane. Mentre aumenta il numero delle persone che si trasferisce nelle aree urbane, si verifica un parallelo incremento nel numero dei poveri delle città. In Africa, per esempio, più del 40 per cento delle famiglie che abita nelle aree urbane vive in povertà.
Vi sono almeno 1,1 miliardi di persone che non dispongono ancora di accesso all’acqua potabile e 2,4 miliardi che mancano di adeguati servizi sanitari di base. Nel corso degli anni ’90 si sono verificati alcuni positivi sviluppi, dal momento che nei paesi in via di sviluppo circa 438 milioni di persone hanno avuto accesso a delle fonti di approvvigionamento idrico più efficienti, mentre nelle aree urbane circa 524 milioni di persone hanno beneficiato della disponibilità di strutture fognarie adeguate. Tuttavia, a causa della rapida crescita che si è verificata nel numero degli abitanti in queste aree, le persone che vivono nei centri urbani che non dispongono di acqua potabile, sono comunque aumentate fino a circa 62 milioni.
Ancora oggi, più dell’8 per cento dei bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo muore prima di raggiungere i cinque anni di età e, in alcuni dei Paesi più poveri, un bambino su cinque muore prima di compiere un anno. Nei Paesi in via di sviluppo più di 113 milioni di bambini in età scolare non frequenta la scuola ed oltre il 60 per cento di essi sono bambine.
Nel mondo circa 815 milioni di persone sono denutrite — 777 milioni di essi vivono nei Paesi in via di sviluppo, 27 milioni nei Paesi con economie in transizione e 11 milioni nelle nazioni industrializzate. La fame sta diminuendo nell’Asia meridionale, l’area nella quale essa è maggiormente diffusa, mentre in Africa è denutrito circa un terzo della popolazione, con una tendenza in crescita.
Nel corso degli anni ’90 le condizioni sanitarie sono generalmente migliorate, con una aspettativa di vita media in aumento e i tassi di mortalità in diminuzione. Si sono registrati numerosi successi significativi, fra i quali la virtuale eliminazione della poliomielite e di altre malattie infettive. Nonostante ciò, in numerosi Paesi in via di sviluppo prevalgono condizioni sanitarie precarie dovute all’acqua contaminata, ai servizi sanitari di base insufficienti, al grave inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi, alla malaria e ad altre malattie infettive, oltre che alla diffusione dell’HIV/AIDS.
In alcuni Paesi, l’HIV/AIDS ha riportato l’aspettativa di vita ai livelli precedenti al 1980, mentre in nove Paesi l’aspettativa di vita è diminuita di 6,3 anni. Nel mondo ci sono 36 milioni di persone affette dall’HIV/AIDS, il 95 per cento dei quali vive nei Paesi in via di sviluppo, di cui 25 milioni vivono nell’Africa subsahariana. Più di 12 milioni di africani sono morti a causa dell’AIDS e 13,2 milioni di bambini sono rimasti orfani.