La nonviolenza è uno stile di vita ed un metodo per ottenere positivi cambiamenti sociali. Ovvero, è essere il cambiamento che si vuole vedere, senza che questo comporti distruzione, umiliazione, punizione di chi vi si oppone. Sebbene, come vedete, questa definizione sia molto semplice, è resa di difficile comprensione dal fatto che la nostra società identifica il potere, la forza e l’efficacia con la violenza, la competizione ed il dominio. La nonviolenza desidera creare un mondo che sia:
affermativo della vita: un mondo che valorizza
tutto ciò che è vivo;
empatico: un mondo che si cura della gente che al mondo vive;
egualitario: un mondo che dia valore ad ogni singolo individuo;
cooperativo: un mondo che incoraggia la condivisione fra tutte e tutti;
democratico: un mondo che risponde equamente ai bisogni ed ai desideri di
ciascuno, in cui ciascuno assume per sé responsabilità;
gioioso: un mondo in cui si sia spazio per ridere e amarsi e giocare.
La violenza è spesso riduttivamente definita come: “ferire qualcuno fisicamente”; in questa ottica, c’è chi vede la nonviolenza come “trattenersi/astenersi dal ferire qualcuno fisicamente” e la confonde con la vigliaccheria, la passività, il limitarsi da se stessi o l’ostilità sorda e nascosta, e gli attivisti nonviolenti sono visti come “pazzi” o “santi” a seconda dei punti di vista. Ciò che entrambi i punti di vista sottendono, mentendo, è che la violenza sia inevitabile. Tuttavia, violenza e nonviolenza si esprimono in un vasto raggio di possibilità: ciò che le distingue è l’attitudine di base.
Violento
Assertivo: agire la guerra, usare la forza per ferire o umiliare qualcuno,
picchiare o molestare un bambino, distruggere l’ambiente, opprimere o spaventare
gli altri, minacciare la rovina fisica o economica di qualcuno; stuprare o
abusare sessualmente di qualcuno
Non assertivo: sostenere (e/o permettere che esistano) la guerra, la fame, la
povertà, il razzismo, il sessismo, l’odio, l’abuso. Negare cure ai bambini.
Fatalismo: il permettere agli altri di fare di sé ed il sentirsi una vittima
impotente. L’usare droghe di qualsiasi tipo per stordirsi.
Nonviolento
Assertivo: resistere all’ingiustizia ed alla distruzione, lavorare per un
cambiamento positivo, lavorare in modo cooperativo con altri, condividere,
crescere con amore i bambini, fare l’amore appassionatamente con qualcuno.
Non assertivo: ammirare chi si impegna in modo nonviolento, boicottare
quietamente un prodotto, sostenere organizzazioni/individui che lavorano per il
cambiamento sociale, coccolarsi vicendevolmente.
Non è necessario che io piaccia a tutti. E non è necessario che tutti mi piacciano. Mi piace essere amata/o e apprezzata/o, ma se non piaccio a qualcuno va bene lo stesso. E io non sono da disprezzare per questo. Non posso costringere qualcuno ad apprezzarmi, non più di quanto possa costringere me stessa/o ad apprezzare un altro. Rispetto le altre persone, riconosco umanità in me e in loro, ma non ho bisogno di dare o ricevere approvazione 24 ore su 24.
E’ giusto fare errori, va bene. Tutti fanno errori, anch’io, e resto una persona decente e di valore anche quando sbaglio. Non c’è ragione che io mi arrabbi quando commetto un errore. Ho tentato, e se tentando ho fatto un errore, imparerò dall’errore e continuerò a tentare in altro modo. Posso sopportare di fare errori. Anche gli altri hanno lo stesso diritto. Accetterò i miei errori e gli errori altrui come occasioni per imparare.
Le altre persone sono ok ed io sono ok. Le persone che fanno cose che non mi piacciono non sono necessariamente cattive persone. Non devono essere punite perché a me non piace ciò che dicono o fanno. Io so che tutti meritiamo rispetto e un trattamento decente. Non ho bisogno di controllare le altre persone, così come non ho bisogno di essere controllata/o.
Non ho il dovere di controllare le cose. Sopravviverò anche le cose sono differenti da come vorrei che fossero. Posso accettarlo. E accettare me stessa/o per quello che sono. Non c’è ragione perché mi piaccia tutto. E anche se qualcosa non mi piace, posso sopportarlo.
Sono io la/il sola/o responsabile del mio comportamento. Sono responsabile di come mi sento e di come agisco. Se ho avuto una giornata schifosa, me ne faccio carico. Se ho avuto una giornata splendida me ne godo il merito. Non è responsabilità delle altre persone cambiare perché io mi senta meglio. Sono io a dirigere e guidare la mia vita.
Posso sopportare i momenti in cui le cose vanno male. Succede. Non ho bisogno di capri espiatori. Le cose di solito vanno bene, e quando non vanno bene, posso maneggiare la situazione. Il cielo non ci cadrà sulla testa. Possiamo risolvere la situazione.
Tentare è importante. Anche se si fronteggiano ostacoli difficili, è meglio tentare che non tentare. Evitare la prova non mi darà alcuna opportunità di raggiungere il risultato che desidero, ma tentare me la darà. Non devo essere capace di fare tutto, ma so che so fare qualcosa.
Io sono una persona capace. Non ho bisogno che siano gli altri a farsi carico dei miei problemi. Sono capace. Posso prendermi cura di me stessa/o. Posso prendere decisioni per me stessa/o. Non dipendo da qualcun altro per aver cura di me.
Io posso cambiare. Non devo essere in un certo modo, od agire in una tal maniera, a causa di ciò che è accaduto in passato. Ogni giorno è un nuovo giorno. E’ sciocco pensare che io non possa cambiare le mie azioni, è naturale ed ovvio che posso.
Le altre persone sono capaci. Non posso risolvere i problemi per gli altri. Non devo prendere i loro problemi come se fossero miei. Non ho bisogno di cambiare le altre persone, di fissare le loro vite. Le altre persone sono capaci e possono prendersi cura di se stesse e risolvere i problemi che hanno. Io posso star loro vicina/o ed essere di qualche aiuto, ma non posso sostituirmi a loro
Posso essere flessibile. Ci sono più modi di fare le cose. Essere in più di una persona a riflettere fa nascere idee che funzionano. Non c’è un unico modo migliore. Ognuno ha idee che hanno valore. Alcune possono avere, per me, più senso di altre, ma il contributo di tutti è utile e ciascuna/o ha il suo tassello da mettere.
Io sono responsabile delle mie azioni. Non c’è nulla che un’altra persona possa dire o fare che mi induca ad agire in un modo che so essere sbagliato. Posso sentirmi arrabbiata/o, ma non dirò e non farò nulla di cui debba pentirmi o sentirmi colpevole più tardi. Anche se una persona dice o fa qualcosa che veramente mi ferisce, io resto responsabile per come rispondo. Io posso maneggiare queste situazioni in maniera adulta, calma e responsabile.
Due torti non fanno una ragione. Non ho bisogno di vendicarmi solo perché qualcuno ha detto o fatto qualcosa di sbagliato. Qualsiasi cosa io dica o faccio non “pareggerà i conti”: i risultati saranno imbarazzo, sfiducia, senso di colpa. Agire in risposta ad un comportamento non appropriato senza vendicarsi è un segno di forza e serenità. Uscire da una situazione difficile conservando la mia integrità e il rispetto per la mia maturità è molto più importante del proteggere il mio orgoglio o il mio ego.
Prendere tempo quando la situazione emotiva è tesa. Non alzate la voce, non imprecate, non minacciate e non usate comportamenti intimidatori. Chiedete una pausa di 5/10 minuti, uscite dalla stanza, pensate positivamente a voi stesse/i ed al gruppo.
Avete il diritto di dire ciò che volete, ma non in maniera da abusare degli interlocutori, usando un linguaggio violento o intimidatorio.
Per ottenere una comunicazione efficace dovete ascoltare ed essere ascoltati. Discutere non significa semplicemente tentare di convincere gli altri ad aderire alla vostra posizione
Una buona comunicazione richiede negoziazione e flessibilità. Se qualcuno deve vincere la discussione e qualcun altro deve perderla, la comunicazione sparisce
Nessuna istanza è più importante del vostro scopo di rimanere nonviolente/i e non abusanti nelle vostre relazioni.