Alla vigilia del vertice dei capi di stato delle Nazioni Unite la società civile mondiale s’incontra a Perugia dal 7 all’ 11 settembre 2005
Mercoledì 7 settembre 2005
Ore 15.00-19.00 – Perugia, Sala Brugnoli, Palazzo Cesaroni
Per un’informazione e una comunicazione di pace
Incontro degli operatori della comunicazione e degli operatori di pace
All’incontro prenderanno parte:
giornalisti e operatori della comunicazione;
rappresentanti delle organizzazioni della Tavola della pace e del più ampio
comitato promotore della Marcia Perugia-Assisi;
rappresentanti dei Comuni, delle Province e delle Regioni impegnati per la pace
e i diritti umani.
Giovedì 8 settembre 2005
Sessione d’apertura della sesta Assemblea dell’Onu dei Popoli
Ore 15.30-19.00 - Perugia, Sala dei Notari, Palazzo dei Priori
L’Italia, l’Europa e il mondo.
Diamo all’Italia un governo di pace.
Incontro con Romano Prodi
All’incontro prenderanno parte:
i presidenti e responsabili nazionali delle organizzazioni della Tavola della
pace e del più ampio comitato promotore della Marcia Perugia-Assisi;
i rappresentanti dei Comuni, delle Province e delle Regioni impegnati per la
pace e i diritti umani;
i partecipanti internazionali dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli provenienti da
tutti i continenti;
alcuni giornalisti che faciliteranno il confronto.
Venerdì 9 settembre 2005
Seconda sessione dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli
Ore 9.30-13.00 - Perugia, Sala dei Notari, Palazzo dei Priori
Salviamo l’Onu
L’impegno della società civile mondiale per la democratizzazione e la riforma
delle Nazioni Unite
Terza sessione dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli
Ore 15.30-19.00 - Perugia, Sala dei Notari, Palazzo dei Priori
L’Onu contro il flagello della guerra
Sabato 10 settembre 2005
Quarta sessione dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli
Ore 9.30-13.00 - Perugia, Sala dei Notari, Palazzo dei Priori
L’Onu contro la miseria
Sessione conclusiva congiunta dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli e
dell’Assemblea dell’Onu dei Giovani – parole e musica
Ore 15.30-19.00 - Perugia, Piazza IV novembre
Io voglio. Tu vuoi. Noi Possiamo.
Le nostre domande ai governi del mondo
Domenica 11 settembre 2005
Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace
Ore 9.00 - Perugia, Giardini del Frontone
Ore 15.00 - Assisi, Rocca Maggiore
Durante l’Assemblea dell'Onu dei Popoli si svolgeranno inoltre gruppi di lavoro
tesi ad approfondire diversi temi, progetti e proposte.
L’Assemblea dell’Onu dei Popoli è organizzata in collaborazione con Rainews 24
FORUM DEI POPOLI e dei giovani 08-09-10 settembre
2005
Tutte le informazioni possono essere trovate sul sito: www.onudeigiovani.org in
cui a breve uscirà anche il programma delle giornate.
Per iscriversi ai tre giorni dell'iniziativa è necessario contattare il Centro
per l'Autonomia di Terni, al momento è prevista una Quota di iscrizione di 45 €
che comprende:
pernottamento del giovedì e venerdì presso o palestre delle scuole (munirsi di
sacco a pelo e materassino) o con posto tenda o alberghi convenzionati
Pasti dal giovedì fino al pranzo del sabato
Biglietti autobus di Terni
trasferimento a Perugia del sabato per partecipare alla Marcia Perugia - Assisi
FORUM DEI POPOLI 07-08-09-10 Settembre 2005
I temi, in questo caso, sono i seguenti:
Lotta alla Povertà;
Disabilità e povertà.
La sera del 10 settembre è previsto, dopo l'incontro sul tema della disabilità e
povertà nel mondo, una cena ed uno spettacolo teatrale di un gruppo di giovani
di Benevento.
11 settembre 2005
Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace
Mettiamo al bando la miseria e la guerra. Riprendiamoci l’Onu.
Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
Dal 14 al 16 settembre 2005 i Capi di stato di
tutto il mondo si riuniranno a New York per decidere, a cinque anni dalla
Dichiarazione del Millennio, quali nuovi impegni assumersi per migliorare la
vita nel pianeta, lottare contro la povertà, promuovere la pace e la sicurezza,
difendere i diritti umani e l’ambiente, riformare l’Onu. Un’agenda troppo
importante per essere lasciata nelle mani degli stessi governi che, in buona
misura, sono responsabili delle drammatiche condizioni in cui versa l’umanità e
della grave crisi delle Nazioni Unite. Per questo invitiamo tutti, ragazze e
ragazzi, donne e uomini, movimenti e organizzazioni della società civile,
Comuni, Province e Regioni a partecipare alla Marcia Perugia-Assisi per la
giustizia e la pace che si svolgerà domenica 11 settembre. Ancora una volta
hanno promesso e non hanno mantenuto gli impegni. Non restiamo in silenzio!
Potevano salvare la vita di centinaia di milioni di persone. Costringiamoli a
farlo ora!
Vieni anche tu indossando una maglietta bianca. Insieme creeremo la fascia
bianca vivente più lunga del mondo. Una fascia bianca (simbolo dell’impegno
mondiale contro la povertà) con un messaggio chiaro: mettiamo al bando la
miseria e la guerra. Riprendiamoci l’Onu. Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
Il mondo è sempre più affamato, disperato, violento e violentato. Crescono la
miseria, le malattie, le disuguaglianze e l’ingiustizia che le alimenta.
Crescono lo sfruttamento e la spoliazione dei paesi ricchi a danno di quelli più
poveri. Cresce il degrado ambientale e la competizione per le risorse naturali.
Insieme con la globalizzazione cresce la criminalità internazionale. Crescono
l’illegalità e l’impunità. Crescono anche i traffici di droga, di rifiuti
tossici, di esseri umani, di armi leggere e pesanti. La guerra, l’uso della
forza militare è tornata al centro delle relazioni internazionali. Sebbene in
tutto il mondo si stia affermando l’idea della sicurezza umana, continuano ad
imporsi dottrine militariste di sicurezza nazionale. E’ ricominciata la corsa al
riarmo e con essa sono in continuo rialzo le spese militari. Si moltiplicano gli
atti di terrorismo seminando angoscia e disperazione. Allo stesso tempo la
cosiddetta “guerra al terrorismo” produce nuovi conflitti, orrori e violazioni
dei diritti umani. I signori della guerra e del terrorismo hanno trasformato
l’informazione in un campo di battaglia: per imporre la propria agenda e la
propria volontà usano la menzogna, la deformazione della realtà, lo
stravolgimento dei fatti e della verità. La lotta al terrorismo sta spostando
l’attenzione e le risorse del mondo dalle principali cause d’instabilità come la
povertà, le malattie infettive, il degrado dell’ambiente e la crisi delle
risorse naturali.
Ci sarebbe bisogno dell’Onu ma l’Onu è sotto attacco, sempre più indebolita,
delegittimata e marginalizzata. I suoi poteri, le sue risorse e le sue funzioni
sono stati drammaticamente ridotti. L’unilateralismo dei più forti e
un’incontrollata globalizzazione stanno mettendo da parte la sola “casa comune”
dell’umanità.
Allo stesso tempo importanti decisioni politiche ed economiche continuano ad
essere assunte in sedi e istituzioni internazionali prive dei necessari
principi, valori, legittimazione e controllo democratico. Spesso i governi che
controllano e gestiscono l’Onu non mantengono nemmeno gli impegni politici ed
economici che hanno volontariamente sottoscritto (come sta avvenendo con gli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio); violano i diritti umani e gli stessi
principi di legalità e di democrazia internazionale che proclamano nei loro
discorsi e nelle loro risoluzioni; procedono nella gestione degli affari
internazionali senza tener in alcun conto le proposte che la società civile
mondiale continua ad avanzare.
Alcuni, addirittura, stanno palesemente tentando di imporre all’Onu la dottrina
della guerra preventiva.
Milioni di persone e migliaia di organizzazioni della società civile ed enti
locali sono impegnati in tutto il mondo per denunciare, arrestare e invertire
questi processi. Nonostante la sordità e l’opposizione di molti governi e poteri
economici, le loro lotte e il loro costante lavoro quotidiano stanno costruendo
un argine al disordine internazionale, favorendo l’incontro di civiltà, gettando
le basi di una nuova cittadinanza planetaria, promuovendo un’economia di
giustizia e la democrazia, difendendo i diritti umani, i beni comuni e
l’ambiente.
Insieme a loro, domenica 11 settembre 2005, rinnoviamo il nostro impegno
concreto per la giustizia e la pace, per costruire un nuovo mondo più giusto,
pacifico e democratico per tutti. Io voglio. Tu vuoi. Noi possiamo.
Mettiamo al bando la miseria
Non ci sono più scuse. La miseria non è un fenomeno naturale ma la più crudele
delle ingiustizie. Essa cresce in un'economia organizzata per il profitto di
pochi anziché per il benessere di tutti, che mette il mercato al di sopra delle
persone e che privilegia la competizione selvaggia anziché la cooperazione, i
profitti resi possibili dalle disparità anzichè la riduzione di esse; le rendite
finanziarie e i guadagni speculativi anziché la produzione; la crescita
quantitativa dell'economia anzichè la qualità e la distribuzione dei beni e dei
servizi; lo sfruttamento della natura e dell'ambiente anziché la loro
protezione. I poveri sono la maggioranza sulla terra e la miseria li uccide ad
ogni istante, anche quando le pistole sono silenziose. La Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani riconosce a tutti il diritto ad un tenore di vita
dignitoso; il diritto al cibo, al vestiario, alla salute, alle cure mediche,
all’abitazione, all’istruzione, al lavoro.
La miseria è la più grande ed estesa violazione dei diritti umani. Per questo
deve essere messa al bando. Sradicare la miseria è possibile e deve essere il
primo impegno di tutti i politici e di tutte le istituzioni. Le risorse e le
conoscenze per farlo non mancano. Raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio non è un optional: é il minimo che si possa fare per cominciare a
ripagare il nostro debito di giustizia con il mondo e per mettere un freno alla
crescente instabilità internazionale. Nessun esercito, nessun muro, nessun
fossato potranno garantire la nostra sicurezza se, intorno a noi, continueremo a
lasciar crescere miseria e disperazione. Sempre più la nostra pace e la nostra
sicurezza dipendono non dai nostri muscoli o dal nostro buon cuore, ma dal
nostro impegno per la giustizia, per la rimozione delle cause e delle
istituzioni dell’ingiustizia.
La guerra è proibita dalla Carta delle Nazioni
Unite, dal diritto internazionale, dalla morale e, alla luce della storia
drammatica degli ultimi anni, anche da un sano realismo. La guerra non ha senso
perché è ormai chiaro che anche una guerra vinta non chiude il conflitto che
voleva risolvere: lo riapre in forme ogni volta più terribili. Nessuna delle
guerre intraprese dalla fine della guerra fredda, con le più diverse
motivazioni, può dirsi conclusa. La puoi chiamare come vuoi, giusta, umanitaria,
preventiva, inevitabile: il risultato non cambia.
La guerra non risolve i problemi: li complica. La difesa dei diritti umani,
delle persone e dei popoli, che ci viene fatto obbligo di esercitare richiede
ben altri strumenti, tempi e modalità. Nessuno può permettersi di usarla
strumentalmente per i propri interessi. Se è vero che la libertà e la giustizia
non si conquistano con il terrorismo è altrettanto vero che il terrorismo non si
vince con le bombe. Per questo, insieme ai familiari delle vittime dell’11
settembre, denunciamo l’assurda pretesa di chi afferma di voler fermare la
violenza con altra violenza. La guerra è una risposta sbagliata, inefficace,
illegale, pericolosa e va messa al bando. Gridiamolo insieme: mai più guerra,
mai più terrorismo, mai più violenza.
Il futuro dell’Onu ci riguarda tutti. Non ci sono diritti umani senza istituzioni internazionali, democratiche e indipendenti, capaci di farli rispettare. L'Onu è malandata ma se non ci fosse dovremmo inventarla. I responsabili della sua profonda crisi portano i nomi e i cognomi dei governi che la controllano. L’Onu di cui abbiamo bisogno deve essere più forte e più democratica, trasparente e partecipata, aperta alla collaborazione permanente con la società civile mondiale, con gli Enti Locali e con i Parlamenti, capace di prevenire lo scoppio di nuovi conflitti armati e di promuovere il disarmo, impegnata a difendere il diritto internazionale dei diritti umani e a mettere al bando la guerra, decisa a riconquistare una centralità politica nel campo sociale, ambientale ed economico (i tre pilastri fondanti del concetto di sviluppo sostenibile), impegnata, insomma, a promuovere davvero “tutti i diritti umani per tutti”. A sessant’anni dalla sua fondazione, dopo oltre quindici anni di dibattiti, gruppi di lavoro, comitati di saggi, rapporti e raccomandazioni è necessario riconoscere che nessuna riforma positiva delle Nazioni Unite sarà possibile senza una forte pressione della società civile mondiale. Il 2005 deve essere l’anno in cui prende avvio una grande mobilitazione per salvare, democratizzare e rafforzare le Nazioni Unite e, più in generale, per costruire un nuovo ordine mondiale pacifico, giusto e democratico. La convocazione di una “Convenzione universale per la democratizzazione e il rafforzamento delle Nazioni Unite” può essere il primo obiettivo concreto. Riprendiamoci l’Onu. E’ nostra. E’ dei popoli. Di tutti i popoli.
L’Italia occupa un posto importante nel mondo. In
nome dei propri valori, della propria Costituzione, della vocazione europea che
condivide, della cultura che custodisce, della società civile che la arricchisce
potrebbe fare cose importanti per sé e per tanta parte dell’umanità. E invece,
da tempo, il nostro paese è diventato un problema per il mondo. E la sua
credibilità internazionale è al minimo storico. E’ scandaloso che l’Italia, a
causa dei continui tagli dei fondi alla cooperazione internazionale, sia
scivolata all’ultimo posto nella classifica dei paesi donatori in Europa e in
occidente. Altrettanto scandaloso è il modo in cui i pochi fondi disponibili
vengono gestiti, la mancata cancellazione del debito dei paesi impoveriti,
l’adesione del governo italiano alla dottrina della guerra preventiva, la
ripetuta violazione della Costituzione e del suo articolo 11, gli ostacoli
frapposti alla costruzione di una politica europea di pace, il continuo aumento
delle spese militari, il duro colpo inferto alla legge per il controllo del
commercio delle armi, il grave atteggiamento assunto nei confronti dei rifugiati
e degli immigrati,… Tutto ciò è ancora più insopportabile se si considera che la
grande maggioranza degli italiani ha dato continua e chiara dimostrazione di
avere tutt’altri principi e orientamenti sulla lotta alla miseria, sulla guerra,
sulla cooperazione, la giustizia e la democrazia internazionale.
Un cambiamento radicale è necessario e urgente. Alcuni paesi europei hanno già
cambiato direzione. Perché non deve farlo l’Italia? Le conseguenze delle
crescenti disuguaglianze e tensioni internazionali non risparmiano il nostro
paese. Quello che non investiamo oggi nella prevenzione e nella giustizia
pagheremo cento volte in più domani per fronteggiare insicurezza e instabilità.
Per questo, domenica 11 settembre, alla vigilia del vertice delle Nazioni Unite,
in occasione della giornata mondiale di mobilitazione contro la povertà, la
guerra e l’unilateralismo lanciata dal Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre,
insieme a milioni di cittadini di tutto il mondo aderenti all’Appello mondiale
all’azione contro la povertà, noi marceremo da Perugia ad Assisi per chiedere,
ancora una volta, al Governo, al Parlamento e a tutti i responsabili della
politica italiana di:
1. attuare, senza ulteriori scuse, gli impegni assunti per sradicare la povertà,
costruire un’economia di giustizia e raggiungere, entro i tempi stabiliti, gli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio, con politiche e misure sostenibili,
coerenti, trasparenti e rispettose dei diritti umani che vedano il pieno
coinvolgimento degli Enti Locali e della società civile;
2. promuovere un commercio più equo modificando radicalmente la politica europea
dei sussidi per l’agricoltura, assicurando il diritto alla sovranità alimentare
dei popoli, riconoscendo il legame tra produttori e territorio, assicurando ai
produttori dei paesi più poveri l’accesso ai nostri mercati, condividendo i
frutti della conoscenza globale, promuovendo l’occupazione, i diritti
fondamentali dei lavoratori, la difesa dell’ambiente e il trasferimento delle
tecnologie sostenibili ai paesi poveri;
3. cancellare senza ulteriori inganni il debito estero dei paesi impoveriti,
applicando per intero la legge 209 del 2000, e rivedere il sistema di
concessione dei crediti che genera processi insostenibili di indebitamento;
4. aumentare fino allo 0,7% del PIL le risorse destinate alla cooperazione
internazionale, al netto delle operazioni di cancellazione del debito, fissando
un piano pluriennale rapido, chiaro ed efficace, senza imporre ai paesi
beneficiari di comprare il “made in Italy”;
5. definire, insieme alla società civile e agli Enti Locali, una nuova legge per
una seria politica italiana di cooperazione allo sviluppo efficace, partecipata
e coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile democratico;
6. ritirare le nostre Forze armate dall’Iraq e da tutte le missioni militari
realizzate in violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione e della
Carta dell’Onu, ridurre le spese militari e il commercio delle armi, promuovere
il disarmo e la riconversione dell’industria bellica utilizzando le risorse
economiche risparmiate nella lotta alla miseria e al perseguimento degli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio;
7. costruire un’Europa di pace, autonoma e indipendente, determinata a costruire
un mondo più giusto, pacifico e democratico, decisa a combattere la povertà
promuovendo un’economia di giustizia, a ripudiare la guerra e a contrastare ogni
piano di “guerra infinita”, di “scontro di civiltà” o di terrorismo per
costruire nel Mediterraneo, nei Balcani e nel Medio Oriente una comunità di
pace, a saldare il suo debito storico con l’Africa e i suoi popoli;
8. salvare, democratizzare e rivitalizzare l’Onu restituendogli la centralità
che deve avere nel sistema multilaterale, promuovendo una Convenzione Universale
sul futuro dell’Onu, aprendo le sue porte alla società civile organizzata, in
tutte le sue diverse espressioni, agli Enti Locali e ai Parlamenti e
assicurandogli i poteri e le risorse necessarie per: prevenire le guerre e
risolvere pacificamente i conflitti aperti; difendere e promuovere tutti i
diritti umani per tutti e dare efficacia alla giustizia penale internazionale;
intervenire adeguatamente sui problemi dell’ambiente, dell’economia mondiale
(beni pubblici globali, finanza, commercio, debito,…) e promuovere regole e
istituzioni internazionali più giuste, democratiche e trasparenti; promuovere il
disarmo generalizzato e la messa al bando di tutte le armi di distruzione di
massa;
9. promuovere il cambiamento radicale del Fondo Monetario Internazionale, della
Banca Mondiale, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e delle altre
istituzioni associate e il loro inserimento nel sistema delle Nazioni Unite in
modo da assicurare il rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale,
dei principi e degli obiettivi dell’Onu;
10. promuovere una più corretta e ampia informazione pubblica sui grandi
problemi del nostro tempo e sulle possibili soluzioni, sugli obiettivi di
sviluppo del Millennio, per sviluppare l’educazione permanente alla pace e ai
diritti umani attivando in particolare le risorse, gli spazi e le competenze del
servizio pubblico radiotelevisivo.
La Marcia Perugia-Assisi dell’11 settembre vuole ricordare ai governi e ai
potenti della terra che la stagione delle promesse è finita. Questo è il tempo
delle azioni. Non attuarle è da irresponsabili. La sesta Assemblea dell’Onu dei
Popoli e la seconda Assemblea dell’Onu dei Giovani, convocate rispettivamente a
Perugia e a Terni dall’8 al 10 settembre prima della Marcia, contribuiranno a
rafforzare l’impegno diretto della società civile e degli Enti Locali. Non
possiamo restare alla finestra. Non possiamo evitare le nostre responsabilità.
Non ci possiamo permettere un altro fallimento.
Per adesioni e informazioni:
Tavola della Pace
via della viola 1 (06100) Perugia
Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337
email 11settembre@perlapace.it
www.tavoladellapace.it