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cover libro economie senza denaro

 

 

Dalla primitiva moneta-merce dell’età del baratto, alla moneta elettronica attuale, il denaro ha sempre condizionato fortemente i rapporti economici e sociali. Oggi tutto, o quasi, è denaro, tutto dipende dal denaro, tutto si riconnette al denaro. Il denaro considerato nella globalità delle sue valenze, ha raggiunto una grande persuasività psicologica, culturale e sociale e un volume quantitativo altissimo. Il denaro con la sua straordinaria fluidità penetra nella società, determinando le abitudini di vita e diventando spesso il fine principale. L’importanza del denaro fu ben espressa negli anni trenta dal governatore della banca centrale tedesca che disse: “L’invenzione della moneta fu la premessa per lo sviluppo della moderna economia. Il denaro divenne sinonimo di proprietà e perciò procurarsene rappresenta, accanto all’amore, l’impulso più sentito dall’umanità”.

Ma come sarebbe la vita dell’uomo se si potesse in alcune occasioni fare a meno del denaro? La visione di tale prospettiva parrebbe negativa e sembrerebbe un passo indietro nell’evoluzione socio-economica dell’uomo che ha portato all’attuale sistema regolato dal mercato, che si nutre di moneta. Ma se analizziamo i sistemi di scambio non monetari esistenti ci si accorgerà che l’assenza del denaro comporta un aumento di fiducia, d’altruismo, di cooperazione e di reciprocità. Se poi le esperienze non monetarie le guardiamo all’interno di un’economia di mercato in cui convivono, ci accorgeremo che contribuiscono alla ricchezza non solo sociale, ma anche economica delle realtà in cui sono operanti.

Possono essere definite economie senza denaro tutte quelle esperienze in cui gli aderenti, su base volontaria, si scambiano beni e servizi senza l’intermediazione del denaro, secondo un rapporto di reciprocità. Generalmente il denaro istituzionale è sostituito con monete particolari o con il tempo. Il fine ultimo è cercare il benessere sociale e individuale attraverso le relazioni interpersonali, piuttosto che con il consumo di beni. Non bisogna però commettere l’errore di pensare che le varie forme d’economie che fanno a meno del denaro siano un’alternativa alle economie di mercato, le economie senza denaro sono infatti complementari ai sistemi monetari tradizionali e non alternative. Non si tratta dell’abbandono dell’economia mercantile e del ritorno ad un’economia pre-moderna, ma di concepire l’attività economica non solo in una logica individualistica, ma anche di reciprocità al fine di favorire dinamiche di socializzazione.

I sistemi di scambio non monetario non nascono per raccogliere le vittime della competitività, ma per conciliare iniziativa e solidarietà. L’originalità di queste esperienze consiste anche nel fatto che esse non riducono il cittadino né ad un lavoratore, né ad un consumatore. Nelle società post-industriali in cui domina l’interconnessione planetaria non si riesce più a riconoscere il proprio vicino, i luoghi della socializzazione diminuiscono o perdono di senso, cresce l’isolamento degli individui. Il mercato nella sua evoluzione ha certamente premesso il raggiungimento d’importanti traguardi come alti livelli di sicurezza materiale e di libertà, oggi però non favorisce i legami sociali. I sistemi di scambio non monetari possono compensare questa carenza e questa è la loro caratteristica più importante e positiva. Infatti, i legami sociali che le economie senza denaro intendono difendere sono un fondamentale elemento di ricchezza della collettività spesso trascurato dall’economia. La scienza economica non può limitarsi allo studio dei meccanismi di produzione di beni materiali e dei fenomeni mercantili, ma dovrebbe sempre analizzare anche il capitale sociale e l’insieme dei comportamenti umani.

Le economie senza denaro, benché in rapido sviluppo, non rappresentano ancora quantitativamente un peso economico rilevante, ma contribuiscono ugualmente alla creazione di fiducia e di solide istituzioni sociali. Leggi, contratti e razionalità economica, infatti, non sono sufficienti a garantire stabilità e prosperità alle società moderne, dato che la vitalità delle istituzioni politiche ed economiche dipende in gran parte da un’integra e dinamica società civile caratterizzata da generosità, obblighi morali, doveri verso la comunità, etc. E oggi le abitudini, i costumi e le disposizioni morali delle persone che stanno alla base di una salda società sono state viziate dalla presenza del denaro, ritenuto spesso erroneamente un semplice strumento tecnico. Il denaro, infatti, è nato e si è sviluppato grazie alla rottura dei legami interpersonali e di comunità.

Il libro si propone di analizzare qual è il ruolo del denaro e dei sistemi di scambio non monetari nella società attuale e quali ricadute abbiano sia in termini economici sia sociali. In particolare, nel primo capitolo si analizza la natura del denaro, che non può essere confinata solo nella sua dimensione economica e dei soli rapporti transitivi che lo riguardano. Il denaro influenza difatti, non solo il lato economico delle cose, ma anche la natura delle relazioni umane e può creare estraneità tra gli uomini. Dopo aver analizzato le cause storiche, sociali e cultuali del successo del denaro e aver distinto il concetto di “denaro” da quello di “moneta” si esamina la recente evoluzione del denaro contrassegnata da scarsità, da condizionamenti religiosi, da ripercussioni sull’occupazione, da crisi finanziarie, da speculazioni e dalla sua smaterializzazione. Si osserva l’attuale supremazia nell’economia degli aspetti finanziari rispetto a quelli reali e i mutamenti prodotti dal passaggio da un’economia mercantile ad una capitalistica, basata quest’ultima spesso sulla rottura della comunicazione sociale.

Nel secondo capitolo si analizzano il dono, la fiducia e l’altruismo, aspetti strettamente legati alle dinamiche che si attivano con le economie senza denaro. Riguardo al dono si evidenzia l’importanza del dare, ricevere e restituire, gesti fondamentali se s’intende costruire una rete di relazioni capace di soddisfare bisogni, ma anche di abbattere gli isolamenti e le esclusioni. Uno scambio teoricamente fondato su tale concetto di dono è sia economico sia solidale. Economico perché basato sul riconoscimento formalizzato del valore intrinseco delle prestazioni e delle risorse offerte e ricevute; solidale perché un atto di dare che ammette la possibilità di ricevere e concede almeno l’opportunità di restituire, è un atto di vera relazione: non un semplice gesto di beneficenza o di compra-vendita che allontana e separa piuttosto che unire e consolidare.

Uno degli effetti più importanti prodotti dall’assenza del denaro è l’aumento della fiducia. Il valore concettualmente è stato studiato attraverso la teoria dei giochi, che in sue recenti applicazioni ha dimostrato come la fiducia non sia unicamente influenzata dalla razionalità, ma anche da elementi che la teoria economica classica non ha mai preso in considerazione quali la reciprocità, le norme morali, le emozioni, la generosità, i valori, etc. In particolare dell’altruismo s’illustrano i contributi apportati dalla sociobiologia, dall’antropologia e dalla psicologia, importanti perché hanno permesso di elaborare teorie fondate su una concezione dell’uomo meno rigida di quella della teoria economica classica analizzando sia gli interessi egoistici sia i sentimenti e i valori. L’inserimento del concetto d’altruismo nella teoria economica ha spinto gli studi economici a cercare di determinare come l’inserimento di soggetti generosi nell’interno della società possa modificare la qualità dei rapporti interpersonali. In particolare, applicazioni della teoria dei giochi, dimostrano come il processo decisionale dei soggetti non abbia come unico scopo la massimizzazione del guadagno monetario.

Il terzo capitolo analizza le varie forme di scambi non monetari presenti nei paesi post-industrializzati, dalle prime esperienze in Canada degli anni settanta, agli attuali sistemi come il MORE (Member Organised Rosource Exchange system) presente negli Stati Uniti e in Giappone, il LETS (Local Exchange Trading System) diffuso in Gran Bretagna e Australia, il ROCS (Robust Complementary Community Currency System) inglese, il SEL (Système d’Echange Local) e il Tronc de Services comuni in Francia e in Paesi francofoni, i RERS (Réseaux d’échange Réciproque des Savoirs) diffusi in Francia, Svizzera, Belgio e Olanda, la Banca del Tempo attiva in Italia, Svizzera e Spagna, i Tauschring e il Wir sviluppatisi in Germania e Svizzera e la REL (Rete d’Economia Locale) e il SRI (Sistema di Reciprocità Indiretta) presenti in Italia. Tutte queste esperienze hanno la caratteristica di essere meccanismi auto organizzati in cui qualsiasi aderente può ottenere beni e servizi semplicemente mettendo a disposizione, e quindi offrendo in cambio, i beni e i servizi che può auto produrre, nel senso più esteso della parola. Nel capitolo si analizzano anche i Ducati immaginari, il Green dollar, gli Hureai kippu, gli Ithaca hours e gli Hero dollar, monete complementari che hanno operato e operano in parallelo con la moneta convenzionale ed adempiono a delle necessità che le valute convenzionali non soddisfano. Nel 1990 c’erano meno di 100 esperienze di scambio non monetario, ma oggi si possono contare oltre 4.000 comunità che usano sistemi di scambio non monetari per risolvere una vasta gamma dei problemi che variano dalla cura degli anziani alla trasmissione di saperi. Queste esperienze riguardano piccoli gruppi di 50 persone in Australia, una città di 2,3 milioni di persone in Brasile o prefetture di 10 milioni di persone in Giappone.

Non tutte le esperienze formalizzate di scambi non monetari muovono dalle stesse motivazioni e perseguono gli stessi obiettivi specifici, ma il principio è sempre quello di restituire all’uomo l’economia, con i suoi prodotti, e farla ritornare ad essere a tutti gli effetti uno strumento di benessere condiviso. Le valute locali sono state utilizzate in passato ogni volta che una comunità voleva proteggere l'economia interna da fattori esterni quali la guerra o la depressione. Oggi le motivazioni sono diverse. Quando si scambiano beni e servizi senza moneta, o con monete alternative alla valuta nazionale, si valorizza il ruolo della persona nella comunità. I sistemi di scambi non monetari nel capitolo sono inseriti tra quelle esperienze di pensiero plurale che si contrappongono al pensiero unico economico dominante. Il riferimento di fondo è la coscienza che esistono dei limiti nello sviluppo ed è necessario riuscire a vivere bene pur disponendo di minori risorse naturali e finanziarie. In particolare si pone l’accento sulla necessità di una rivoluzione delle coscienze, piuttosto che quella delle strutture. Questo significa puntare alla qualità della vita piuttosto che al prodotto interno lordo e cercare di costruire insieme, invece che da soli.

Nel quarto capitolo è analizzato il ruolo del denaro e dei sistemi di scambio non monetari nelle economie tradizionali del Sud del mondo. Le economie senza denaro hanno un ruolo diverso nelle società moderne rispetto a quelle tradizionali, dove rappresentano spesso una forma di sopravvivenza. Dopo aver esaminato l’opera di destrutturazione sociale ed economica svolta dal colonialismo tradizionale prima ed economico ora, si analizza la società informale diffusa in ampie zone dei Paesi del terzo mondo. Le società informali sono costituite da economie popolari, dove piccole imprese o artigiani lavorano per la clientela popolare e da economie neoclaniche fondate dalle strategie di sopravvivenza, fuori del campo ufficiale, che milioni d’uomini nel terzo mondo utilizzano mediante strategie relazionali. Nella società informale, nonostante la monetarizzazione e l’ambiente mercantile circostante, il denaro non ha lo stesso significato, né lo stesso utilizzo delle economie occidentali e il sociale incorpora largamente l’economico. Nella società moderna, il denaro è un’astrazione, infatti, il biglietto di banca e le monete metalliche sono d’uso ristretto. La moneta è innanzi tutto contabile: essa circola con gli assegni e le carte di credito attraverso la garanzia d’istituzioni solide quali le banche. Nelle periferie popolari di molti Paesi del terzo mondo, al contrario, il denaro è concreto e tangibile, è strumento d’acquisizioni di posizioni grazie al gioco degli investimenti; assume spesso le forme arcaiche dei gioielli d’oro e d’argento, oppure del bestiame o dei perizomi, che indicano lo status sociale. In molte zone del terzo mondo il legame sociale funziona sulla base dello scambio; ma lo scambio, che è senza moneta, riposa più sul triplice obbligo di donare, ricevere e restituire che sul mercato. Il fatto centrale e fondamentale in questa logica del dono è che il legame sostituisce il bene.

In ampie zone del Sud del mondo, inoltre, a differenza dei Paesi post-industrializzati del Nord, esiste una scarsa monetarizzazione e la società è caratterizzata da legami di solidarietà, bassi livelli di spesa, assenza di dinamiche di creazione di nuovi bisogni e insufficienza della produzione per la vendita. Molti insuccessi nella ricerca dello sviluppo in aree del Sud sono imputabili alle difficoltà di adattare una cultura che favorisce il momento comunitario, la solidarietà e il rapporto inscindibile fra l’uomo e la natura, a modelli che contemplano solo il privato e il profitto. Le strategie di sviluppo che puntavano prioritariamente a politiche monetarie, hanno prodotto spesso unicamente destrutturazione sociale. Come dimostrano le recenti esperienze di scambi comunitari non monetari sviluppatesi nel terzo mondo, hanno invece molta importanza le strategie che poggiano sul modello d’economia neoclanica, dove il sociale permette di superare la povertà. Tra i numerosi esempi di economie non monetaria presenti nel Sud si approfondiscono in particolare i Systèmes d’Echanges Communitares presenti in Senegal, l’Interser venezuelano e il Red Global del Trueque nato in Argentina.

Nel quinto capitolo si tracciano le conclusioni ponendo l’accento sulle modalità del comportamento economico, sugli effetti sociali ed economici degli scambi non monetari e sul ruolo del mercato. Si elencano gli effetti dei sistemi di scambio non monetari, che producono frutti insospettabili. La scommessa è riuscire a conciliare la produzione con la relazione e il mercato con la reciprocità.