Consumo Critico Ecologia Economia Sostenibile Mondialità Nonviolenza Sviluppo Umano
Turismo Responsabile

Agenda 21

L’Agenda 21 è il piano globale per lo sviluppo sostenibile che era stato adottato in occasione del Vertice sulla Terra del 1992 a Rio de Janeiro. L'Agenda 21 è composta di 40 capitoli che affrontano, dopo due anni di preparazione e discussione conclusasi a Rio, tutti i campi nei quali è necessario assicurare l'integrazione tra ambiente e sviluppo. Per raggiungere lo sviluppo sostenibile, il documento sottolinea con vigore le seguenti necessità:

* integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le strutture dei governi centrali e in tutti i livelli di governo, per assicurare coerenza tra le politiche settoriali;

* sistema di pianificazione, di controllo e gestione per sostenere tale integrazione;

* incoraggiamento della partecipazione pubblica e dei soggetti coinvolti, cosa che richiede una piena possibilità di accesso alle informazioni.

La Agenda 21 indica le linee direttrici per uno sviluppo sostenibile, affrontando, oltre le tematiche specifiche (foreste, oceani, clima, deserti, aree montane), anche quelle generali (demografia, povertà, fame, risorse idriche, urbanizzazione) ed intersettoriali (trasferimenti di tecnologie). Rappresenta un piano d'azione da adottare a partire dagli anni '90 durante il XXI secolo. In esso sono contenute strategie e misure atte a fermare e cambiare l'attuale trend di degrado ambientale, e a promuovere uno sviluppo sostenibile in tutti gli stati.

Ambiente e sviluppo

E' innegabile che il rispetto dell'ambiente è un dovere che riguarda tutti. Ma in un'economia di mercato globale, la razionalità degli agenti economici che determinano i flussi di scambi commerciali non sempre coincide con questi principi. Questo significa che, molto spesso, le politiche approvate dagli organismi internazionali e dagli stati vengono successivamente sacrificate sull'altare della crescita economica. In alternativa al modello a crescita illimitata, in questi ultimi anni è stato proposto con sempre più forza un modello che è stato chiamato di sviluppo sostenibile. Secondo la definizione emersa dal Rapporto conclusivo della Commissione Brundtland, per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo che soddisfa i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i loro. I tre indicatori che permettono di valutare se un processo di sviluppo sia sostenibile sono le risorse rinnovabili, quelle non rinnovabili e il grado di inquinamento. Per quanto riguarda le risorse rinnovabili, i tassi di consumo non devono superare i tassi di rigenerazione. Per esempio, la raccolta di legname è sostenibile solo se la quantità di alberi abbattuti non supera quella rimpiazzata naturalmente o artificialmente. Relativamente alle risorse non rinnovabili, i tassi di consumo non devono superare i tassi di sviluppo di risorse sostitutive rinnovabili. Il che significa che se si consuma una certa quantità di combustibile non rinnovabile occorre investire in impianti ad energia rinnovabile (es. impianti ad energia eolica) in modo da avere una quantità di energia rinnovabile equivalente a quella non rinnovabile che è stata persa per sempre. Per quanto riguarda infine il tasso d'inquinamento, i tassi di emissione degli agenti inquinanti non devono superare la capacità di assorbimento e rigenerazione da parte dell'ambiente. Cambiare il modello a crescita illimitata in favore di un modello di sviluppo sostenibile non comporta una rinuncia a priori alla crescita.

Un modello di sviluppo sostenibile semplicemente non accetta la crescita ad ogni costo ma ipotizza una "crescita per lo sviluppo" e quindi sceglie tra diversi tipi di crescita. In pratica un modello di sviluppo sostenibile non si lascia guidare solo dal "profitto", ma sceglie di privilegiare in primo luogo il benessere dei cittadini presenti e futuri. Per coordinare le politiche nazionali degli stati europei in materia, l'Unione Europea ha creato nel 1993 l'agenzia Europea Per L'ambiente (EEA) con sede a Copenaghen. Il mandato che è stato dato all'agenzia è quello di armonizzare e verificare l'efficacia delle politiche per la protezione ambientale. Fanno parte dell'Agenzia i 15 stati dell'Unione, più Norvegia, Islanda e Liechtenstein; esistono rapporti di collaborazione con altri 13 paesi dell'Europa centrale e orientale. In un futuro prossimo potranno aderire anche paesi esterni all'UE, soprattutto paesi dell'area mediterranea.

 

L’Agenda 21 e lo sviluppo sostenibile

L’ambiente mondiale è ancora troppo fragile e le attuali misure di conservazione sono ben lungi dall’essere sufficienti. Finora i progressi raggiunti nella riduzione della povertà nel mondo in via di sviluppo sono stati molto limitati e la globalizzazione, di per sé stessa, non ha portato benefici alla maggioranza della popolazione mondiale. Nel corso degli ultimi dieci anni i tentativi per favorire lo sviluppo umano e per invertire la tendenza al degrado ambientale non sono stati, in generale, efficaci. Risorse troppo limitate, la mancanza di volontà politica, un approccio frammentario e non coordinato e il continuo utilizzo di modelli di produzione e di consumo dispendiosi hanno infatti contribuito a ostacolare i tentativi tesi a realizzare uno sviluppo sostenibile, ovvero uno sviluppo che bilanci le esigenze economiche e sociali delle persone con la disponibilità delle risorse e la capacità degli ecosistemi del pianeta di soddisfare i bisogni presenti e futuri dei suoi abitanti.

A dispetto di un decennio di risultati ben lontani dall’essere soddisfacenti, l’Agenda 21 — l’accordo che era stato unanimemente adottato in occasione del Vertice sulla Terra del 1992 a Rio de Janeiro — rimane un importante progetto di lungo periodo, valido ancora oggi. Nei dieci anni trascorsi dal Vertice di Rio, il mondo è cambiato, con nuove esigenze e sfide create dalla globalizzazione, la rivoluzione dell’informazione e della comunicazione e la diffusione dell’HIV/AIDS. Ciononostante, lo sviluppo sostenibile rimane un’alternativa possibile all’attuale approccio tradizionale allo sviluppo. Nell'agosto del 2002, i governi, unitamente con i rappresentanti di tutti i settori della società, si sono riuniti a Johannesburg in occasione del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile. L’obiettivo principale del Vertice era quello di rinforzare l’impegno politico e la determinazione a realizzare il piano d’azione sullo sviluppo sostenibile, mediante nuove iniziative che siano al tempo stesso pratiche e fondate sulla collaborazione. I risultati di tale vertice non sono stati soddisfacenti.