Albania
|
Divisioni Amministrative e Città Principali IntroduzioneL'Albania (albanese Shqipërië, "Paese delle aquile"), stato dell'Europa sudorientale è situato nella sezione occidentale della penisola balcanica. Confina a nord con la Repubblica federale di Iugoslavia, a est con la Repubblica ex Iugoslava di Macedonia, a sud-est con la Grecia; è bagnata dal mare Adriatico a nord-ovest e dal Canale di Otranto a sud-ovest. Ha una superficie di 28.748 km² e un’estensione costiera di 362 km. La sua capitale è Tirana. TerritorioIl territorio dell'Albania è prevalentemente montuoso e comprende cime di oltre 2500 m. Le uniche aree pianeggianti sono la fascia costiera – che si estende dalla città di Valona, a sud, fino al confine settentrionale, e che in alcuni tratti è paludosa – e le valli fluviali che separano la serie di massicci montuosi che si innalza nella parte orientale del paese. I rilievi comprendono da nord a sud le Alpi Albanesi, corrispondenti alla propaggine meridionale delle Alpi Dinariche, il massiccio del Korab (2.764 m) e quello del Tomorit. Il territorio è montuoso anche a sud di Valona, dove la costa è alta e rocciosa. IdrologiaI principali fiumi del paese sono il Drin, il Seman, lo Shkumbin e il Mat, che hanno corso breve e carattere torrentizio. Numerosi sono i laghi, i maggiori dei quali si estendono lungo i confini settentrionale e orientale: il lago di Scutari, a nord-ovest, condiviso con il Montenegro, e quelli di Ocrida e di Prespa a est, situati rispettivamente al confine tra Albania e Macedonia e tra Albania, Macedonia e Grecia. ClimaL'Albania presenta un clima tipicamente mediterraneo lungo le regioni costiere, con inverni miti e umidi ed estati calde e secche. All'interno prevale un clima di tipo continentale caratterizzato da marcate escursioni termiche stagionali. La media delle precipitazioni, che si verificano in prevalenza durante i mesi invernali, è di circa 1000 mm lungo la costa e di circa 2500 mm sui rilievi settentrionali. Flora e FaunaLa vegetazione è caratterizzata da specie tipiche della flora mediterranea lungo la costa, dove crescono ulivi e piante sempreverdi e agrumi. Il territorio interno è invece prevalentemente occupato da foreste di latifoglie – querce (Quercus macedonica) e carpini (Carpinus betulus) che, a quote più elevate, lasciano posto ai faggi (Fagus silvatica) – e conifere, che coprono circa il 36,2% (2000) della superficie del paese. La fauna selvatica che popola le regioni interne è costituita prevalentemente dall’aquila, dal lupo e dal cinghiale. Problemi di Tutela dell'AmbienteSebbene, in passato, l'Albania sia stata notevolmente deforestata, negli anni Novanta questo processo è rallentato fino quasi ad arrestarsi. Il 36,2% (2000) del paese è attualmente coperto di boschi. Il terreno coltivabile costituisce il 25,5 (1998) della superficie totale del paese, che viene anche in gran parte utilizzato per il pascolo. L’intensa deforestazione, il pascolo del bestiame non controllato e le frequenti inondazioni hanno incrementato notevolmente il processo di erosione del suolo. Soltanto 84.000 ettari (2000) di territorio albanese sono protetti (ovvero il 2,8% della superficie totale). I parchi nazionali, tutti di recente formazione, sono nove. PopolazioneLa popolazione albanese presenta una composizione etnica estremamente omogenea, rappresentata per il 98% da albanesi, un gruppo che si ritiene discenda dagli illiri, popolazione indoeuropea che abitava un tempo la regione. Al gruppo albanese appartengono i gheghi, stanziati a nord, e i toschi, che abitano le aree meridionali del paese. Esigue minoranze sono rappresentate da greci, slavi, turchi, zingari e bulgari. Nel 2001 la popolazione dell'Albania era di 3.510.484 abitanti, con una densità di 122 unità per km2. Il tasso di accrescimento annuo è tra i più elevati d'Europa (0,88% nel 2001). Prima della seconda guerra mondiale la popolazione rurale era nettamente prevalente rispetto a quella urbana; a partire dal dopoguerra si è verificato un progressivo incremento della popolazione urbana, la cui percentuale rimane comunque una delle più basse d’Europa (circa il 39% nel 1999). Lingua e ReligioneGli albanesi parlano una lingua del tutto estranea agli altri idiomi balcanici, appartenente alla sottofamiglia del tracio-illirico, parte delle lingue indoeuropee, e suddivisa in due idiomi prevalenti: il ghego al nord e il tosco al sud, quest'ultimo adottato come lingua ufficiale di stato dopo l'istituzione del governo comunista nel 1944 (vedi Lingua albanese). Nel 1967 il governo albanese abolì tutte le istituzioni di carattere religioso. In precedenza il 70% della popolazione era di fede musulmana, il 20% di fede greco-ortodossa e il 10% di fede cattolica. La libertà di culto fu ufficialmente ripristinata nel 1990. Oggi i musulmani rimangono la maggioranza (circa il 73%), seguiti dai greco-ortodossi (circa 17%) e dai cattolici (10%). Istruzione e CulturaL’istruzione primaria è gratuita e obbligatoria dai 7 ai 15 anni. Nel 1995-1996 vi erano in Albania 558.101 studenti iscritti alle scuole primarie. Il tasso di alfabetizzazione era, nel 2001, del 98%. Dal 1991 sono attivi alcuni atenei: il Politecnico e l'Università di Tirana, con una importante facoltà di agraria, e l'Università di Scutari. Nel 1988 l'Albania possedeva 45 biblioteche statali, fra le quali la più importante è la Biblioteca nazionale di Tirana, fondata nel 1922, che conserva oltre un milione di volumi. La capitale è inoltre sede delle compagnie nazionali di teatro, opera e balletto, oltre che dei più importanti musei albanesi. Sito archeologico di rilievo è quello di Butrinto, città fondata dai greci che conserva importanti reperti storici. Divisioni Amministrative e Città PrincipaliL’Albania è divisa in cinque regioni – Scutari o Settentrionale, Tirana-Durazzo, Elbasan-Berat, Valona o Sudoccidentale e Coriza – a loro volta suddivise in distretti. Città principale e capitale del paese è Tirana (244.200 abitanti nel 1990); altri centri importanti sono Durazzo, centro portuale e industriale, Elbasan, centro del commercio agricolo, l'antica città di Scutari e Valona, la più importante città portuale del paese. EconomiaL'Albania ha sviluppato, a partire dal 1951, un'economia basata sulla collettivizzazione delle risorse e dei mezzi di produzione attraverso la realizzazione di piani quinquennali. Negli anni Ottanta l'insuccesso di questi ultimi ha indotto a potenziare l’agricoltura e le esportazioni. Il prodotto interno lordo si aggirava nel 1999 intorno ai 3.676 milioni di dollari USA, pari a circa 1.090 dollari pro capite. Agricoltura e AllevamentoLa riforma agraria, iniziata nel 1945 e conclusa nel 1967, ha portato a una trasformazione del paesaggio rurale. I terreni coltivati corrispondono a circa un quinto della superficie del paese; i prodotti principali sono frumento, mais, orzo, barbabietola da zucchero e patate, oltre a tabacco, cotone, viti e ulivi. L’agricoltura rimane comunque il settore su cui si basa l’economia albanese. All'allevamento, soprattutto ovino, è destinato circa il 14% della superficie totale del territorio. Risorse Forestali e PescaIngente è il patrimonio forestale dal quale si ricava soprattutto legname destinato al mercato delle costruzioni. La pesca è un settore attivo sia in mare sia nei fiumi, dove si pesca in particolare lo storione, da cui si ricava il caviale. Risorse Energetiche e MinerarieIl paese è ricco di riserve minerarie e l'attività estrattiva rappresenta un'importante risorsa economica che poggia sulla presenza di giacimenti di cromo, di cui l'Albania è uno dei maggiori produttori mondiali, di rame, nichel, carbone e fosfati. Relativamente fiorente è l'estrazione di petrolio. IndustriaL'industria è attiva nei settori siderurgico, chimico, meccanico, tessile e alimentare; i prodotti principali sono sigarette, cemento, vino e carta. I numerosi fiumi che scorrono nel territorio albanese hanno favorito lo sviluppo di impianti per la produzione di energia idroelettrica. Trasporti e vie di ComunicazioneLe comunicazioni interne si svolgono prevalentemente su strada (18.000 km nel 1999) e la rete ferroviaria, la cui prima linea entrò in funzione nel 1948, è oggi di 720 km. L'unico fiume navigabile è il Buenë, che scorre a nord-ovest del paese. I porti principali sono quelli di Durazzo, Valona, Sarandë e Shëngjin. Tirana è sede dell'unico aeroporto del paese. Politiche nazionali in agricoltura, allevamento e pescaAttualmente l’agricoltura è il settore più importante nell’economia nazionale albanese. Il contributo dell’agricoltura nella produzione interna lorda (PIL) è del 55% e il 40-45% della manodopera lavora in agricoltura. L’Albania è infatti un paese principalmente rurale per quanto il recente fenomeno dell’immigrazione interna dalle campagne verso le città costiere abbia ridotto notevolmente la popolazione rurale (dal 84.1% nel 1923 al 64.5% nel 1990). E’ inoltre interessante rilevare che l’Albania è un paese con un basso rapporto di terra coltivabile verso il totale della terra, cosi come uno dei paesi con un livello alto di popolazione in età di lavoro impiegati in agricoltura. Questo significa che la terra rappresenta un fattore limitato nell’attuale produzione mentre la manodopera impiegata nel settore è relativamente in eccesso. Il settore agricolo conosce ancora oggi molti problemi, in parte derivati da una strategia non chiara nell’assegnazione di proprietà sulla terra. La frammentazione attuale della terra, in combinazione con l’insicurezza per quanto riguarda il diritto di proprietà, ha reso difficile sinora l’adozione di strategie efficienti. Risolvere la questione della proprietà, attivare mercati nuovi interni ed esteri per i prodotti agricoli, meccanizzare l’attuale produzione, sostenere programmi di riabilitazione di infrastrutture necessarie allo sviluppo agricolo (come canali di drenaggio e irrigazione) sono tra le priorità dell’attuale Ministero dell’Agricoltura Albanese. Per l’allevamento gli obiettivi primari sono rappresentati da 1. organizzazione di un sistema stabile per i prodotti dell’allevamento; 2. organizzazione di un sistema in grado di fornire servizi veterinari e zootecnici, delegando il potere alle autorità locali. Per l’agricoltura in tutti i suoi aspetti sia produttivi che commerciali che organizzativi, le politiche promosse sono 1. appoggiare nuove tecnologie, ricerca scientifica e servizi di consulenza e informazione; 2. promuovere l’auto-organizzazione di agricoltori privati nel campo del marketing, trasporto, elaborazione, credito rurale, informazione (ad oggi esistono circa 127 organizzazioni di agricoltori); 3. promuovere la commercializzazione dei prodotti agricoli sia per il mercato interno che per l’estero attraverso una strategia dei prezzi, lavorando sulla qualità e lavorazione dei prodotti, introducendo sempre più l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi oltre che di imputs agricoli in grado di rinnovare e migliorare la produzione; 4. agevolare l’accesso al credito per i piccoli produttori attraverso anche una rete di associazioni di risparmio/credito nelle zone rurali, che nel lungo periodo possano divenire organismi di credito rurale riconosciuti. Per la pesca e acquicoltura occorre tenere presente che il settore della pesca in Albania include queste attività principali: pesca di mare, pesca sul litorale e nelle lagune, pesca nelle acque interne, acquicoltura, industria di lavorazione della pesca, marketing dei prodotti della pesca. La pesca si esercita principalmente nelle zone di: Shengjin, Durres, Vlore, Sarande, con circa 155 navi tutte private. Esistono circa 32 stabilimenti che svolgono attività di lavorazione e marketing dei prodotti della pesca. I principali ostacoli della pesca marittima nel nostro paese sono: 1. il prezzo alto del carburante che occupa il 70% del costo di produzione e la mancanza di pezzi di ricambio; 2. la possibilità per l’Albania di vendere i prodotti vivi di mare nei paesi membri dell’UE, cosi come togliere il tasso del 25% che l’UE ha imposto sulle importazioni nel nostro paese; 3. pesca con metodi illegali (dinamite, elettricità), anche pesca illegale di navi straniere, e mancanza di auto-organizzazioni dei pescatori. Nel medio e lungo termine le politiche si concentreranno: 1. costruzione di porti e infrastrutture portuali a Durres, Valona, Saranda, Shengjin; 2. costruzione di un nuovo porto di pesca a Durrres; 3. creazione di due centri di riparazione per le navi a Valona e a Shengjin; 4. promuovere lo sviluppo di attività di acquicoltura intensive; 5. costruzione di nuovi stabilimenti per la lavorazione della pesca. L’agricoltura, allevamento e pesca obbligano ad un ragionamento sull’ambiente e sull’impatto che certe politiche hanno sull’ ambiente per quanto è l’Agenzia Nazionale dell’Ambiente ad avere competenze istituzionali in merito. Il Ministero dell’Agricoltura Albanese prevede quindi di tenere conto dell’impatto ambientale delle sue politiche e ha gia chiesto interventi immediati soprattutto per fermare il fenomeno dell’erosione della terra, l’inquinamento dei fiumi e dei laghi, lo sfruttamento senza regole dei boschi. Uno sviluppo sostenibile dell’agricoltura, allevamento e pesca è immaginabile là dove si creano le condizioni per un reale coinvolgimento delle comunità rurali e si creano i presupposti per la promozione di forme di organizzazione comunitaria che permetta alle comunità rurali un’assunzione di responsabilità nei confronti delle risorse naturali. Un altro aspetto importante della politica delle attuali istituzioni albanesi riguarda la possibilità di allargare la collaborazione e gli scambi commerciali con l’UE. Nel ’92 è stato infatti firmato un accordo per il commercio e la collaborazione economica con l’UE permettendo all’ Albania di poter accedere ad aiuti economici e tecnici. Oggi è forte l’esigenza di avere più protagonismo per incominciare a stabilire rapporti di reale scambio e partecipare attivamente dentro gli organismi istituzionali internazionali che si occupano del settore. Ordinamento dello StatoLiberatasi, dopo più di quattro secoli, dal dominio turco nel 1912, l’Albania fu annessa all’Italia nel 1939 e riconquistò l’indipendenza nel 1944. La Costituzione del 1946 decretò la nascita della Repubblica democratica popolare albanese, che coincise con l’instaurazione di un rigido regime comunista. La Costituzione del 1991, seguita al crollo del regime (1990), diede vita alla Repubblica d'Albania, repubblica parlamentare guidata da un presidente. Una nuova Costituzione è stata adottata nel 1998, dopo un drammatico scontro tra i due maggiori partiti politici. Potere EsecutivoIl presidente della Repubblica viene eletto dall’Assemblea del Popolo per un mandato di cinque anni; è rieleggibile una sola volta. Egli nomina il presidente del Consiglio dei ministri ed è comandante in capo delle forze armate. Potere LegislativoIl sistema legislativo è basato sull’Assemblea del Popolo (Kuvendi Popullor), organo unicamerale composto da 155 membri (di cui 115 eletti mediante voto diretto e 40 attraverso un sistema proporzionale) che restano in carica per un termine di quattro anni. L’Assemblea elegge il presidente della Repubblica e controlla l’operato del governo attraverso l’istituto della fiducia. Le prime elezioni libere multipartitiche si tennero nel 1991. Hanno diritto al voto tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età. Potere GiudiziarioIl sistema giudiziario fa capo al ministro della Giustizia e prevede una Corte Suprema, il cui presidente è eletto dall’Assemblea del Popolo per un termine di quattro anni. Al ministro della Giustizia spetta il compito di verificare l’organizzazione e il funzionamento dei tribunali. La pena di morte è stata abolita nel 1999. Istituzioni PerifericheL’Albania è divisa in cinque regioni, a loro volta suddivise in 26 distretti (che diventeranno 36 con un nuovo ordinamento amministrativo attualmente allo studio). DifesaIl servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini maschi abili a partire dai 19 anni di età. Le forze armate contano circa 70.000 effettivi. Forze PoliticheDalla metà degli anni Quaranta sino alla fine degli anni Ottanta l'unico partito legale fu quello comunista, il Partito del lavoro. Dall’introduzione del multipartitismo nel 1990, nel paese sono comparsi diversi partiti; i maggiori sono il Partito socialista (Partia socialiste ë Shqipërisë, PSS), nato dal Partito del lavoro, e il Partito democratico albanese (Partia demokratike të Shqipërisë, PDS; conservatori), tra i quali è tuttora in atto un durissimo scontro politico che sfocia spesso in atti di violenza. MusicaLa Musica ColtaL'isolamento vissuto in passato dall'Albania non
ha permesso di valutare appieno le potenzialità di un patrimonio di opere di
musica colta così poco conosciuto. Tali opere infatti sono essenzialmente
autoreferenziali, attingono cioè il proprio materiale da una tradizione musicale
sentita come propria e quindi fonte di una identità culturale prima che
musicale, piuttosto che da generiche influenze provenienti da scuole musicali
slave che, per la loro importanza nella storia della musica, hanno fatto sentire
il loro peso in altri paesi dell'area balcanica. La Musica PopolareUno studio sistematico della musica tradizionale
albanese si è potuto attuare soltanto a partire dagli anni '30 grazie all'opera
pionieristica di raccolta di canti e musiche del musicologo Y. Arbatsky. A causa
della particolare conformazione montuosa del territorio e per le effettive
difficoltà di collegamento dovute alla mancanza di grandi vie di comunicazione,
la musica dell'Albania ha mantenuto intatte le sue caratteristiche e le sue
forme fino alla fine dell'800. L'assenza di forti contaminazioni è rilevabile
dal confronto con le comunità albanesi presenti nell'Italia meridionale.
Comunità discendenti degli albanesi fuggiti dal loro paese nella seconda metà
del '400 per non cadere sotto il dominio dell'Impero Ottomano e che hanno
mantenuto la propria lingua d'origine e le proprie tradizioni musicali. Gli
studi di Arbatski sono stati completati attraverso una raccolta di registrazioni
fonografiche su tutto il territorio nazionale, compiute da numerosi studiosi di
folklore ed etnomusicologi a partire dalla fine degli anni '50, che
costituiscono il corpus principale dell'Archivio dell'Istituto di Cultura
Popolare (A.I.K.P.) dell'Accademia delle Scienze di Tirana. La Polifonia VocaleAlbania si caratterizza musicalmente per una ricchissima tradizione di polifonia vocale. Questo tipo di melodie polifoniche è solitamente cantato da due, tre o quattro voci, eseguite da cori di soli uomini o di sole donne, senza accompagnamento strumentale e spesso contraddistinte dall'intervento di un bordone. A questi esempi vanno aggiunte alcune esecuzioni per voci miste che, sebbene presenti anche nel repertorio tradizionale, sono andate progressivamente aumentando dopo la liberazione del paese e la creazione di uno stato socialista avvenuta nel 1944. L'area di estensione delle polifonia vocale comprende l'intera parte meridionale dell'Albania che si estende dal fiume Shkumbini fino ad arrivare alla regione della Cameria.Questa zona viene a sua volta divisa da due differenti sistemi polifonici, il lab che comprende le provincie di Telepena, Vlora, Argirocastro e parte della Saranda, e il tosk che partendo dal fiume Viosa arriva fino al fiume Shkumbini, abbracciando i territori di Struga, Ohri e perfino Prespa in Macedonia. Se il lab si distingue per il frequente uso di
recitativi e contrappunti, per la dissonanza e la fluidità delle voci che
rispettano una metrica stabilita, il tosk al contrario possiede una ritmica
libera e un andamento delle voci con intervalli musicali più ampi ed elementi
ornamentali che ne arricchiscono le melodie. Il repertorio, è costituito per la
maggior parte da canti di argomento storico dal forte sapore nazionalista e da
canti di origine contadina di argomento amoroso, satirico, oppure da ninnananne. La Musica StrumentaleLa musica strumentale albanese viene utilizzata con funzioni di accompagnamento durante canti e danze o in orchestre denominate saze. In generale, nel nord del paese è presente una radicata forma musicale di canto epico, la cui versione più antica e conosciuta è il Poema degli eroi (Rapsodi Kreshnikë), dove un cantante-narratore viene accompagnato da strumenti a corda, mentre nel sud, proprio per l'impronta polifonica dei canti, la funzione degli strumenti è più orientata verso un virtuosismo improntato all'esecuzione degli assolo. Gli strumenti a fiato sono usati indifferentemente in tutto il paese negli assolo. Gli strumenti albanesi inoltre hanno una distribuzione eterogenea e spesso per struttura e tecnica di esecuzione non trovano riscontro nelle tradizioni e nel folklore dei paesi limitrofi. A titolo di esemplificazione possiamo citare la lahuta (strumento a quattro corde doppie, suonato con il plettro), il bakllamaja (liuto a tre corde originario della regione di Korca e pogradec), la çiftelia (liuto a due corde molto popolare in tutto il paese) la sharkia (lungo liuto a cinque corde, utilizzato per accompagnare le danze nel Kossovo) il buzuk (liuto a sei corde gemellato con la tamboura a tre corde) i flauti culedjaria (lo strumento più antico di tutta l'Albania, risalente al V o VI secolo a. C.), bilbili (che imita nel timbro il cinguettio degli uccelli), kavalli (strumento di origine pastorale), surla (oboe usato nelle le musiche di carattere epico) e infine i tamburi di diverse dimensioni dauulja e lodra. I MusicistiI più importanti centri di diffusione per le formazioni di musicisti che attualmente popolano la scena albanese sono la città di Korçë, da dove proviene Eli Fara, la più amata e famosa cantante del sud del paese, conosciuta anche all'estero per le sue numerose tournée europee, e la piccola cittadina di montagna Përmet che ha dato i natali a due celebri musicisti popolari dell'Albania, il clarinettista Laver Bariu, tuttora residente nella piccola Përmet e Remzi Lela, ora trasferitosi nella più cosmopolita Tirana nonché leader del gruppo che vanta il maggior numero di incisioni discografiche, la Famille Lela de Përmet. Per quanto riguarda la tradizione del canto epico del nord del paese, gode di una lusinghiera fama il cantore e suonatore di sharkia Althus Bytyci. La valorizzazione del patrimonio musicale albanese è stata attuata nel corso degli anni attraverso la gestione del governo comunista che ha progressivamente modificato il panorama musicale con una precisa pianificazione delle risorse culturali e attraverso la creazione di istituzioni come la Lega degli Scrittori e Artisti d'Albania.. Le orchestre tradizionali si sono ampliate comprendendo organici sempre più ampi, la chitarra e la fisarmonica hanno fatto il loro ingresso nelle formazioni già da tempo, preludio all'avvento di strumenti elettrici ed elettronici. Un'occasione di incontro dei musicisti più tradizionalisti con le nuove generazioni è costituito dal Festival di Gjirokastër (Argirocastro), che si svolge ogni cinque anni ed è organizzato dalla RTSh, la radio-televisione albanese. La Musica Albanese in ItaliaL’insediamento degli albanesi in Italia risale al XV secolo, quando per non cadere sotto il dominio dell’Impero Ottomano, a più riprese intere comunità fuggirono nell’allora Regno di Napoli. Secondo uno studio recente sono attualmente 94 i paesi caratterizzati da una forte presenza di profughi albanesi quando non addirittura fondati dagli albanesi stessi e sparpagliati principalmente tra Calabria, Puglia e Sicilia: per la precisione cinquanta in Calabria, diciannove in Puglia, , nove in Sicilia, otto in Molise, sei in Basilicata, due in Campania e uno in Abruzzo. L’idioma delle comunità albanesi in italia è il tosk, che accomuna tutto il sud dell’Albania fino al fiume Shukumbini e sul quale si basa la lingua ufficiale albanese. Tuttavia il gegh, idioma delle regioni settentrionali non è ancora del tutto scomparso. Gli albanesi d’Italia si definiscono arbëresh
mentre il nome comunemente usato in Albania è shkipetar (derivato da Shkipja,
l’aquila, emblema della nazione). Un forte attaccamento alla cultura d’origine
ha lasciato spazio, con il passare del tempo, a una lenta ma progressiva
assimilazione alla cultura italiana che però può dirsi avvenuta completamente
solo negli ultimi decenni. KanunLek Dukagjini era una principe delle regioni
nordiche dell'Albania. Visse nel 1500 e mise ordine nelle antiche norme
giuridiche che regolavano i rapporti degli abitanti di quelle regioni. Il
codice, notevole per il contenuto assolutamente razionale, riflette
magistralmente l'indomito e nobile spirito del popolo albanese. La sua
applicazione rimase in vigore, tra le popolazioni delle montagne, fino alla
proclamazione dell'indipendenza albanese nel 1912. Sull'onore
Sull'ospitalità
La besa o tregua
StoriaLa Dominazione Bulgara e gli Angioini La Repubblica Popolare e Enver Hoxha L'AntichitàSi ritiene che gli albanesi discendano dagli
illirici, popolazione indoeuropea che si stanziò nell'area occidentale della
penisola balcanica verso la fine dell'età del Bronzo. Varie ricerche etnologiche
infatti hanno definitivamente stabilito le origini illiriche dell'Albania. La
tradizione fa derivare il nome Illiria da Illyrios, figlio di Cadmo e Armonia,
personaggi della mitologia greca. Gli illiri abitarono la regione nord orientale
del mare Adriatico. L'Impero RomanoSuccessivamente, negli anni 49-48 a.c.,
Diocleziano divise l'Illiria in due province: la Dalmazia, con capitale Salona,
e la Praevalitana, con capitale Shkodra (Scutari). Nel 395, quando l'Impero
Romano fu a sua volta diviso in due parti, la provincia Praevalitana e la
provincia Epirus Nova vennero assegnate all'Impero d'Oriente, sotto l'egida,
quindi, di Bisanzio. Tra il 390 e il 917, in successione, le province vennero invase da Visigoti, Unni, Ostrogoti e Slavi, che provocarono quasi la scomparsa da quei territori degl'Illiri. Sopravvissero solo gli abitanti delle zone più impervie ed isolate, che in epoca medievale s'identificavano con il nome di "Albanoi". Simeone, zar dei Bulgari, nel 917 conquistò l'Albania, che rimase sotto dominazione bulgara fino all'XI secolo, quando ritornò bizantina con l'attuale nome. Verso la fine dell'XI secolo i Normanni di Roberto il Guiscardo invasero l'Albania, ma furono scacciati dopo poco tempo. Fu proprio a causa di questi continui scontri tra invasori che gli Albanesi cominciarono a costruire un sistema feudale di cui il primo esempio fu il Principato di Arbëria (Albania) a Krujë. Tra il 1190 ed il 1216 si alternarono, in successione tre principi: Progrom e i figli Gjini e Dhimitri. Il principato ebbe però vita breve poiché venne assorbito da una signoria con a capo il despota dell'Epiro, Michele I Angelo Comneno. Il MedioevoCon la divisione dell'impero nel 395 d.C., l'Albania entrò a far parte dei domini d'Oriente. Durante questo periodo i porti del paese, come quello di Durazzo, divennero importanti centri di scambio. In seguito al declino dell'impero, le province illiriche furono invase da tribù nomadi desiderose di impossessarsi delle aree occidentali dei Balcani: i goti e gli unni nel IV secolo, i bulgari nel V e gli slavi nel VI e VII secolo. Molti abitanti delle province si spostarono verso sud, concentrandosi prevalentemente nelle impervie zone montuose che erano al tempo dominio dell'impero bizantino. Dal 917 al 1019 l'Albania venne annessa al regno dei bulgari. Fra l'XI e il XII secolo il territorio fu invaso dai normanni e, in seguito alla IV crociata (1204), dominato da Venezia. Dopo una seconda dominazione bulgara il paese fu conquistato dai serbi alla fine del XIII secolo. Alla caduta dell'impero serbo nella battaglia di Kosovo (1389), i Balcani passarono sotto il dominio turco. La Dominazione Bulgara e gli AngioiniIntanto, mentre i Veneziani cominciavano ad
insediarsi sulle coste, ancora una volta i Bulgari imposero il loro dominio su
gran parte dell'Albania con Giovanni II Asen (Kalojan o Calogiovanni) della
dinastia bulgara-valacca. Nel XIII secolo Elena, figlia del principe
dell'Epiro, Michele VIII Paleologo, sposò Manfredi, re di Sicilia e gli portò in
dote alcuni possedimenti albanesi. Nel 1266 Manfredi si scontrò con Carlo d'Angiò
e venne ucciso. I possedimenti di Manfredi passarono a Carlo d'Angiò, che nel
1272, a Napoli, assunse il titolo di re d'Albania. La dura dominazione angioina
provocò la reazione dei Bizantini, che, con l'aiuto degli Albanesi, cacciarono i
Napoletani-Angioini. Questi ritornarono in seguito con Filippo di Taranto. La politica islamica aveva componenti che stridevano con le caratteristiche degl'Illiri. L'imposizione della fede islamica, gli espropri, i balzelli, il "devshirme" (l'arruolamento forzato dei giovani per avviarli alla carriera militare e farne effettivi dell'esercito turco) determinavano sanguinose ribellioni dalle caratteristiche comuni alla guerriglia. D'altra parte, la conoscenza dei territori, ricchi di valichi strettissimi, impetuosi torrenti, dirupi e boschi impenetrabili, costituiva la premessa indispensabile per poter condurre con successo delle imprese militari contro un invasore numericamente più forte. Le rivolte erano condotte da capi locali, che non riuscirono mai a trovare una coesione dai risultati duraturi. ScanderbegTutto ciò finché non emersero il carisma ed il
valore di Scanderbeg. Giovanni Castriota, padre di Giorgio Castriota Scanderbeg,
principe di Krujë, fu proprio uno dei signori ribelli contro cui il Sultano
turco, Murad II, infierì pesantemente. Tra l'altro, prese in ostaggio i suoi
quattro figli conducendoli alla corte di Adrianopoli. Due furono uccisi, uno si
fece monaco, mentre il quarto, Giorgio, abbracciò la fede islamica e venne
avviato alla carriera militare. Nel marzo del 1444, nella cattedrale veneziana di
S. Nicola, ad Alessio (Lezha), una grande assise di principi albanesi, con la
partecipazione del rappresentante di Venezia, approvò unanimemente la guida di
Scanderbeg. Intanto il sultano Murad II, furioso per il tradimento del suo
protetto, inviò contro gli Albanesi, un potente esercito, guidato da Alì Pascià.
Lo scontro con le forze di Scanderbeg, decisamente inferiori, avvenne il 29
giugno 1444, a Torvjolli. Sotto la guida di Giorgio Castriota gli albanesi intrapresero una dura lotta contro gli invasori che durò oltre un quarto di secolo. Malgrado ciò, alla morte di Scanderbeg (1468), il paese, diviso in molti piccoli principati autonomi, divenne parte dell'impero ottomano e venne rapidamente islamizzato.Nel 1878 con il trattato di Berlino iniziò lo smembramento del territorio di lingua albanese in favore di Grecia, Montenegro e Serbia, al quale si oppose la Lega albanese, influenzata dalla Turchia. I VenezianiLe imprese di Scanderbeg, tuttavia, preoccupavano
i Veneziani, che vedendo in pericolo i traffici nel frattempo stabiliti con i
Turchi, si allearono con il sultano per contrastare il Castriota. La battaglia
del 3 luglio 1448 vide la sconfitta dei Veneziani, che si vendicarono
distruggendo la fortezza di Balsha. La CrociataL'anno dopo, a seguito del fallimento della
crociata, il Sultano intravide la possibilità di farla finita con il Castriota,
mise insieme, quindi, un poderoso esercito affidandolo ad un traditore albanese:
Ballaban Pascià. Ma anche questa impresa fallì, l'esercito turco, presso Ocrida,
fu messo in fuga dalle forze albanesi. Maometto II non poteva rassegnarsi, aveva
piegato mezza Europa, ma non riusciva a spuntarla con Scanderbeg. I Legami con l'IslamL'Albania dovette subire il dominio turco per più
di quattro secoli e la convivenza con gli invasori fu sempre costellata da
furiosi scontri. Tuttavia, bisogna osservare che la permanenza di Turchi in
Albania produsse una dinastia, che aveva assunto segni caratteriali albanesi e
che, per i legami economici e familiari emersi, era ben intenzionata a tagliare
i legami con l'Islam. D'altra parte, se è vero che l'Albanese islamizzato era
considerato un traditore, è anche vero che molti Albanesi s'inserirono
brillantemente nella realtà turca; basti pensare a Scanderbeg. I vari pascià,
che il sultano aveva insediato sul territorio albanese acquistarono una
indipendenza, che risultava inconcepibile per il governo di Istanbul, che decise
l'abolizione del sistema feudale e la realizzazione di un ordinamento (tanzimat)
moderno, retto da funzionari statali. L'IndipendentismoNel 1831 fu liquidato il pascià di Scutari,
Bushati. Siamo in pieno XIX secolo, in ogni nazione si acuiva lo spirito
d'indipendenza, si cercava di consolidare la propria identità, si voleva
riconosciuto il diritto di ordinarsi politicamente come stato sovrano; si
cercava, tra l'altro, di abbinare il concetto di lingua con quello di nazione.
Queste aspirazioni non potevano lasciare indifferenti gli Albanesi, popolo al
quale, in tema di oppressione, soprusi, depredazioni di ricchezze materiali e
spirituali, non era stato risparmiato nulla. Nel corso di tutto l'ottocento le
sorti politiche dell'Albania furono decise dalle potenze straniere e moltissimi
Albanesi furono costretti ad emigrare. Gli Albanesi, con la guida della Lega Nazionale,
ancora una volta dimostrarono un eroismo da leggenda che, se non sortì immediati
risultati, certamente impose all'attenzione del mondo il problema albanese, che
non doveva essere più considerato una questione turca. Una Nuova LegaQuesti eventi servirono più alla causa albanese
che non agli interessi turchi, infatti, determinarono la coesione di vari gruppi
nazionalisti albanesi. Bisogna tener presente che i Turchi avevano avuto, nei
confronti degli abitanti del nord dell'Albania, un atteggiamento molto prudente
a causa della loro fierezza e irriducibilità. Di conseguenza, quando scesero in
campo i mitici Malsor, eredi superstiti degl'Illiri, che avevano mantenuto la
fede cristiana e proprio per il loro carattere avevano goduto di una relativa
indipendenza, con la loro risolutezza e irruenza indussero il sultano a fare
delle sostanziose concessioni, contenute in una proposta, che venne respinta
dagli Albanesi poiché prevedeva vantaggi solo per gli abitanti delle Alpi di
Scutari di fede cristiana. In effetti si trattava di un ingenuo stratagemma per
separare la parte cristiana dell'Albania da quella islamizzata. Ma la coesione
era talmente solida che nemmeno la religione poté indebolirla. Una conferenza indetta a Londra, alla quale parteciparono tutte le potenze europee, sortì risultati contrastanti mentre tutti cercavano di guadagnare spazi per trovarsi in posizione favorevole al momento della conclusione dei negoziati. In particolare, il re Nicola del Montenegro, il 7 Febbraio 1913 attaccò Scutari, con l'aiuto dei Serbi, ma gli Albanesi, affiancati per l'occasione dal forte contingente turco ancora insediato a Scutari, respinsero gli Slavi e si presentarono alla conferenza di Londra dove ottennero un successo relativo; infatti Scutari rimase albanese, ma il Kosovo venne assegnato alla Serbia e la Çamëria alla Grecia. Il completo ritiro dei Turchi non significò pace e
stabilità per gli Albanesi, interessi contrastanti all'interno del paese
rendevano impossibile qualsiasi soluzione che consentisse la governabilità. La
Conferenza degli Ambasciatori di Londra decise allora di affidare il governo del
paese ad un principe straniero, slegato dai poteri interni. Una
commissione di Albanesi, guidata da Esad Toptani, si recò in Germania e offrì la
corona al principe Wilhelm von Wied, che, accettato l'incarico, s'insediò a
Durazzo il 7 Marzo 1914 formando un governo con Turhan Pash Permeti. Il Re ZoguAllo scoppio della prima guerra mondiale,
l'Albania fu occupata da eserciti stranieri: Francesi, Austriaci, Greci, Serbi,
Montenegrini, Italiani. Il 31 Gennaio 1925 Zogu si fece eleggere presidente della repubblica. Nel 1926 stipulò un accordo con l'Italia e successivamente, nel 1927, un vero patto d'alleanza. Quelle intese, di fatto, misero l'Albania sotto tutela Italiana. Il 1° Settembre del 1928, Zogu si fece proclamare, dall'Assemblea nazionale, re d'Albania. Il 20 Febbraio 1931, a Vienna, subì un attentato compiuto da oppositori albanesi dal quale uscì illeso mentre morì il suo aiutante Llesh Topollai. La reazione all'influenza italiana con la conseguente chiusura delle scuole italiane e la espulsione degli insegnanti, nonché l'alleanza con francesi e inglesi determinarono la reazione del governo fascista italiano che impose a re Zogu inaccettabili condizioni. In seguito al prevedibile rifiuto opposto da Zogu, il 7 Aprile del 1939, truppe italiane invasero l'Albania e il 16 Aprile venne imposta la corona di re d'Albania a Vittorio Emanuele III. Zogu si recò prima in Grecia, quindi in Egitto, in Gran Bretagna e successivamente, nel 1955, si stabilì in Francia. Morì a Suresnes il 9 Aprile 1961. Nel corso della seconda guerra mondiale sul suolo albanese infuriava lo scontro tra Italiani, Greci e Tedeschi mentre, in clandestinità, gruppi di partigiani comunisti e nazionalisti si andavano formando in varie città albanesi. A Korçë il movimento era organizzato da Enver Hoxha, a Scutari, a Valona operava il gruppo giovanile Zjarri, il Balli Kombetar coordinato da Alì Bej Kelcyra e molte altre cellule. Poiché le azioni erano poco incisive, il Comitato Centrale del Partito Comunista jugoslavo decise d'inviare in Albania due emissari per coordinare le attività. Miladin Popovic, Segretario del Partito Comunista Jugoslavo, responsabile della regione del Kosovo, scelse due suoi collaboratori: Emin Duraku e Fadil Hoxha. Costoro convocarono una conferenza a Tirana, l'8 Novembre 1941, nel corso della quale si decise l'aggregazione dei vari gruppi, la fondazione del Partito Comunista Albanese, la nomina di Enver Hoxha a segretario provvisorio del P.C.A. e del Fronte di Liberazione. La fusione dei vari gruppi non sortì i risultati sperati poiché, mentre alcuni di essi ritenevano opportuna l'ingerenza dei comunisti jugoslavi nella organizzazione della lotta albanese, altri rifiutavano ogni aiuto, ritenendo che l'indipendenza dovesse essere raggiunta senza sottoscrivere obblighi. Tuttavia, tra conferenze, riunioni, trattative e scontri Enver Hoxha, alla fine, fu il capo incontrastato della lotta di liberazione e il 29 Novembre 1944 entrava, acclamato da tutti, in Tirana. È necessario, a proposito degli scontri avvenuti sul suolo albanese dopo la caduta del fascismo nel 1943, ricordare il debito di riconoscenza che gli Italiani devono agli Albanesi. La reazione dei nazisti per il "tradimento" fu durissima, per cui molti soldati italiani trovarono rifugio e protezione presso cittadini albanesi. Le Due Guerre MondialiIl 28 novembre del 1912, dopo una serie di rivolte contro la Turchia, i patrioti albanesi, formato un governo provvisorio, proclamarono l'indipendenza. Durante la conferenza di Londra tenutasi il mese successivo, le potenze europee riconobbero l'indipendenza del paese stabilendo i confini del nuovo stato, eretto poi nell'aprile del 1914 in principato, del quale venne nominato governatore Guglielmo di Wied. Questi fu costretto alla fuga dal clima di opposizione interna e dallo scoppio della prima guerra mondiale. Durante il conflitto, l'Albania divenne teatro di scontri fra gli Alleati e gli Imperi Centrali: le truppe italiane occuparono Valona nel dicembre 1914 e solo nel 1920, con l'accordo di Tirana, l'Italia si ritirò riconoscendo l'indipendenza del paese. Nei quattro anni successivi, il paese fu dilaniato da sanguinosi conflitti tra fazioni politiche rivali. Nel 1925 Ahmed Zogu ebbe la meglio e governò il paese, dapprima in qualità di presidente, ma dal 1928 con il titolo di re (mbret). Il nuovo sovrano introdusse una serie di riforme e stipulò un'alleanza politico-militare con l'Italia fascista. La pesante dipendenza economica dall'Italia portò a interferenze da parte del nostro governo negli affari albanesi finché, il 7 aprile del 1939, le truppe di Mussolini occuparono il paese; Vittorio Emanuele III fu proclamato re d'Albania. La resistenza armata contro gli invasori italiani iniziò immediatamente. Nel 1941 fu fondato il Partito comunista albanese (Partito del lavoro), di cui divenne segretario generale Enver Hoxha, già a capo del movimento di resistenza e futura guida del Fronte di liberazione nazionale. Nel settembre del 1943, nell'eventualità di una presa del potere in caso di sconfitta tedesca, i comunisti si mobilitarono per battere le organizzazioni nazionaliste e, dopo una sanguinosa guerra civile, nell'ottobre del 1944 formarono un governo provvisorio guidato da Hoxha che nel novembre riuscì a stabilire il controllo sull'intero paese. La Repubblica Popolare e Enver HoxhaEnver Hoxha nacque il 16 Ottobre 1908 a Gjirokastër, antica
città dell'Albania meridionale, da un'agiata famiglia di religione musulmana.
Frequentò la scuola francese di Korçë e, nel 1930, si trasferì in Francia per
gli studi universitari. L'11 febbraio 1945 fu proclamata la Repubblica popolare d'Albania. Il regime comunista diede inizio a una massiccia campagna di epurazione per eliminare gli oppositori reali e potenziali. Le proprietà private furono confiscate, tutti gli impianti industriali e minerari furono nazionalizzati e venne varata una radicale riforma agraria. Dal 1946 al 1948 la politica estera albanese fu caratterizzata da relazioni alquanto tese con la Grecia e da una salda alleanza con la Iugoslavia. Dopo la rottura tra la Iugoslavia e l'Unione Sovietica, nel 1948, l'Albania si schierò con quest'ultima. Nel 1949 il paese fu ammesso al COMECON e nel 1955 divenne membro del patto di Varsavia. Nel 1954 Hoxha lasciò la guida del governo, affidandola al suo segretario, Mehmet Shehu; egli continuò tuttavia a dominare la vita politica del paese come leader del Partito del lavoro. I rapporti con il blocco sovietico iniziarono a deteriorarsi verso la metà degli anni Cinquanta, quando Hoxha si rifiutò di aderire alla destalinizzazione voluta da Mosca e di acconsentire alla coesistenza pacifica con i paesi capitalisti. Le opinioni politiche del governo albanese erano perlopiù di stampo conservatore e simili, in qualche misura, a quelle della Cina, con la quale si cercò un'alleanza verso la fine del 1960. In risposta, l'Unione Sovietica e i suoi alleati dell'Europa orientale bloccarono tutti gli aiuti all'Albania. Nel dicembre del 1961 il governo di Mosca interruppe le relazioni diplomatiche con il paese. La Cina inviò immediatamente un gruppo di esperti per colmare il vuoto creato dal ritiro dei consiglieri sovietici e prestò assistenza all'Albania per un buon esito dei piani quinquennali. Ciò consentì al paese di proseguire nello sforzo economico intrapreso. L'invasione sovietica della Cecoslovacchia, nel 1968, costrinse il governo albanese a rivedere la propria politica estera e la dipendenza dalla Cina. Vennero normalizzate le relazioni con i paesi confinanti e con il resto dell'Europa. La riconciliazione fra Cina e Stati Uniti causò un raffreddamento di rapporti fra l'Albania e il governo di Pechino che nel 1978 sospese tutti gli aiuti all'alleato balcanico. In seguito alla rottura con la Cina, il regime di Hoxha, arroccato su posizioni staliniste, adottò una strategia di sviluppo economico isolazionista. Rimaneva aperta la questione relativa alla minoranza greca in Albania e alla provincia del Kosovo, nella Serbia meridionale, con una forte minoranza albanese. La storia d'Albania, passata e coeva, generò in Hoxha il complesso dell'invasore, pertanto qualsiasi interlocutore rappresentava un possibile attentatore alla sovranità albanese. Significativa sul tema la decisione di costruire 700.000 bunker. Questa ossessione, alimentata da tentativi d'insediamento sul suolo albanese, da parte di Americani, Italiani e Greci, portarono l'Albania al completo isolamento dal resto del mondo. Il distacco dall'Unione Sovietica fu un processo che ebbe inizio alla morte di Stalin. Lentamente vari fattori contribuirono, nel 1960, al definitivo disimpegno. Hoxha non accettava il paternalismo che il Cremlino adottava verso la "povera Albania" e riteneva pericoloso l'idillio Kruscev-Tito seguito alla destalinizzazione, che ipotizzava una egemonia iugoslava. A questi motivi si aggiunsero gli avvenimenti d'Ungheria e la richiesta di Mosca d'installare basi missilistiche in Albania. Tutto ciò gli consentì - nel corso delle assemblee dei Partiti Comunisti mondiali, tenutesi a Mosca nel 1960 - di criticare duramente il revisionismo di Krusciov, accusandolo di aver ceduto all'imperialismo occidentale. Inoltre denunciò la base navale russa di Valona, insediata in seguito ad un regolare trattato, come una prepotenza. Successivamente dispose l'allontanamento da Valona del contingente russo e il sequestro dei quattro sommergibili che si trovavano nel porto. Questi comportamenti destarono l'attenzione
dell'occidente che riconobbe ad Hoxha il merito di aver evitato una presenza
sovietica nell'Adriatico. Il dittatore albanese non era affatto preoccupato
delle eventuali reazioni russe. L'isolamento che ne derivò non provocò
preoccupazione in Hoxha, ma la convinzione che non doveva fidarsi di nessuno
poiché l'indipendenza dell'Albania dipendeva dalla capacità degli Albanesi di
farcela da soli. Quanto poi alla reazione degli Albanesi, fortemente provati dai
continui sacrifici, il dittatore, che godeva dell'appoggio dell'esercito e
disponeva di un efficientissimo apparato di polizia, reprimeva immediatamente e
con durezza qualsiasi atto d'intolleranza. La situazione del paese è tuttora critica, l'isolamento, come si è detto, ha portato gravissime conseguenze. Senza aiuti, nemmeno da quei paesi con affinità ideologiche come Russia, Cina e Jugoslavia. La caduta del muro di Berlino, che ha provocato molti cambiamenti in Europa, non ha lasciato insensibili gli Albanesi. Rivolte fra gli studenti, scioperi, esodi di massa hanno reso la vita difficile al nuovo presidente costringendolo a sostanziali modifiche nella politica interna. Alia ha promosso molte riforme in senso democratico e ha indetto libere elezioni nel Marzo del 1991. In politica estera ha stabilito contatti con molti paesi europei, nonché con gli Stati Uniti. Inoltre ha fatto in modo che l'Albania entrasse nella CSCE (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e ha rilanciato la vita politica lasciando che nascessero nuovi partiti. La Caduta del RegimeNel 1981 il premier Shehu fu accusato di spionaggio e, in seguito alla morte di Hoxha, nel 1985, Ramiz Alia assunse la leadership del Partito del lavoro. L'Albania si unì con cautela all'ondata di democratizzazione che stava attraversando l'Europa orientale alla fine degli anni Ottanta, e i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti vennero ripresi nel marzo del 1991. Le manifestazioni popolari antiregime e le prime fughe verso i paesi occidentali (soprattutto l'Italia) indussero il presidente Alia a indire le prime elezioni libere multipartitiche, che videro l'affermazione dei comunisti: questi, con la nuova denominazione di Partito socialista albanese, andarono al governo formando una coalizione con il Partito democratico, maggiore forza di opposizione. Le elezioni parlamentari del marzo 1992 diedero la maggioranza al Partito democratico: nell'aprile Alia rassegnò le dimissioni e il Parlamento elesse Sali Berisha primo presidente non comunista dalla seconda guerra mondiale. Venne istituito un governo di coalizione e la carica di primo ministro fu affidata ad Alexander Meksi. Nel luglio del 1992 il Partito comunista albanese venne messo fuori legge; l'anno successivo Ramiz Alia e altri ufficiali comunisti furono accusati di appropriazione indebita dei fondi statali. Per loro, nel 1993, si aprirono le porte del carcere. L'Albania era un paese industrialmente assai arretrato, con un altissimo tasso di disoccupazione e un contesto sociale di estrema povertà che costringeva la popolazione a emigrare verso i paesi più industrializzati. Lo sviluppo economico appariva minacciato inoltre da una massiccia diffusione della criminalità: l'Albania era diventata un crocevia del traffico internazionale degli stupefacenti. In un quadro politico fortemente deteriorato, le elezioni legislative del maggio-giugno 1996 ebbero come esito la vittoria del Partito democratico del presidente Berisha, ma cinque partiti di opposizione (tra cui il Partito socialista) ne chiesero l'annullamento accusando il governo di intimidazioni e di brogli. La Caduta di BerishaIl dissenso popolare nei confronti del regime del presidente Berisha esplose all'inizio del 1997, in seguito al colossale crack di alcune società finanziarie (probabilmente colluse con il potere politico), che bruciò i risparmi di decine di migliaia di albanesi. La situazione si rivelò drammatica soprattutto nel sud del paese, dove insorsero insieme comitati di salute pubblica e bande armate, mentre iniziava l’esodo della popolazione verso le coste italiane. Il numero dei rifugiati in Italia superò le 13.000 unità, costringendo il governo italiano a misure drastiche di contenimento, sfociate nel drammatico incidente che causò l’affondamento di un peschereccio albanese in cui morirono circa ottanta persone. Le trattative avviate tra il governo albanese (dove nel frattempo veniva cooptato il socialista Bashkim Fino) e il governo italiano, e tra questo e i vari organismi internazionali, al fine di giungere a una normalizzazione e a una pacificazione nazionale, ebbero come esito la cosiddetta "operazione Alba": nell'aprile del 1997 un contingente militare internazionale di 6000 uomini sotto il comando italiano sbarcò in Albania con il compito di portare aiuti umanitari e di sovrintendere al processo di ricostruzione nazionale e alle nuove elezioni, tenutesi nel mese di giugno. La vittoria del Partito socialista fu duramente contestata da Berisha, che con il suo partito condusse un sistematico boicottaggio dei lavori parlamentari; alla presidenza del paese venne eletto Rexhep Mejdani, anch’egli membro del Partito socialista. Forte InstabilitàDopo pochi mesi di relativa calma, lo scontro tra governo e opposizione è ripreso, sfociando, nell’estate 1998, prima nell’abbandono del Parlamento da parte del Partito democratico e poi, a settembre, in una violenta rivolta dei sostenitori di Berisha, che per diverso tempo hanno mantenuto il controllo su ampie parti del Nord dell’Albania. La rivolta di settembre, per alcuni osservatori un vero e proprio tentativo di colpo di stato, non è stata causata semplicemente dallo scontro interno al paese, ma anche dalla situazione del vicino Kosovo, andata progressivamente deteriorandosi dal 1989, anno in cui il neopresidente serbo Slobodan Milošević aveva revocato l’autonomia alla provincia a maggioranza albanese. Alleato dalla sua fondazione dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UÇK), Berisha rimproverava al governo socialista di non sostenere la causa degli albanesi della vicina provincia serba. Nelle successive trattative con il governo, Berisha pretese e ottenne le dimissioni del primo ministro Fatos Nano (che fu sostituito da Pandelj Maiko, un giovane membro del Partito socialista) e respinse la nuova Costituzione, approvata da un referendum svoltosi in novembre ma boicottato dall'opposizione. In un clima di incerta stabilità e di gravissima crisi economica, a partire dall’estate 1998 l’Albania fu però totalmente coinvolta dagli sviluppi del conflitto in Kosovo, diventando il retroterra dell’offensiva dell’UÇK. Sviluppi RecentiAlla fine di marzo 1999, in seguito al fallimento delle trattative tra le comunità serba e albanese del Kosovo a Rambouillet e all’inizio dell’attacco aereo della NATO contro la Serbia, l’Albania è stata investita dall’impetuoso flusso di profughi in fuga dalla guerra, che ha accolto sul suo territorio con il sostegno organizzativo ed economico dei paesi partecipanti all’operazione “Allied Force” (Forza Alleata). Confidando in una rapida integrazione del paese nelle strutture militari, politiche ed economiche occidentali, l’Albania ha messo a disposizione della NATO tutto il suo territorio. Il paese oggi vivere una fase di minore instabilità rispetto al recente passato. Instabilità dovuta alla fragilità del suo sistema politico e delle sue istituzioni e all’aspro contrasto tra governo e opposizione (che, alleata con la parte più estremista del nazionalismo albanese kosovaro e macedone, persegue un disegno di ulteriore destabilizzazione della regione, mirato alla riunione delle popolazioni albanesi kosovare e macedoni in una “Grande Albania”), ma anche alla diffusione di una criminalità organizzata, spesso strettamente intrecciata ai partiti e alle strutture dello stato, che in pochi anni ha trasformato l’Albania in uno dei nodi principali dei traffici internazionali delle armi, della droga, del denaro sporco e di ogni sorta di tratta (clandestini, prostitute, schiavi). Questa situazione si è riflette pesantemente sull’economia del paese, che dipende ormai quasi esclusivamente dai proventi delle attività criminali, dalle rimesse degli emigranti (circa il 15% della popolazione) e dagli aiuti internazionali. A causa dei forti contrasti interni al Partito socialista, nell’autunno del 1999 il primo ministro Pandelj Maiko è stato costretto a lasciare sia la guida del partito (assunta da Fatos Nano), sia quella del governo, alla quale è stato chiamato il vice premier Ilir Meta. Attualmente il governo è retto dal primo ministro Fatos Nano. Transizione EconomicaL’Albania è definita un “Paese in transizione” sin dalla caduta del regime comunista nel 1991 e il suo avviarsi verso una democrazia di tipo occidentale. La crisi politica del ’97, creatasi in seguito al crollo delle finanziarie, e la crisi del Kosovo nel ’99, che ha costretto il paese ad affrontare il peso di più di 400.000 profughi, sono stati gli eventi che hanno più colpito il processo di transizione degli ultimi anni. Oggi, nonostante i molti aiuti dall’esterno, l’Albania rimane il paese più povero di Europa, messo a dura prova dalla criminalità organizzata, dalla violenza diffusa e dalla crescente emigrazione. Tuttavia, in cerca di una propria identità culturale e nazionale nonché di una strada verso uno Stato di Diritto. L’Albania è oggi una repubblica parlamentare con il Presidente eletto dal Parlamento e le funzioni di governo esercitate da un Consiglio dei Ministri presieduto dal suo Presidente. Governo e Presidente sono espressione della maggioranza parlamentare. Dal 1998 essa possiede una Costituzione adottata per mezzo di referendum popolare e dal 31 luglio del 2000, anche una legge che da un approccio di decentramento amministrativo dello Stato definisce le funzioni dei governi locali. Il clima politico non sereno che caratterizza l’Albania di questi anni, è alimentato dalla polarizzazione tra i due maggiori partiti politici: il partito socialista, erede del partito comunista albanese e il partito democratico, nato da un sentimento forte di anticomunismo. Le elezioni amministrative dello scorso 1 ottobre hanno riconfermato la posizione dei socialisti, al governo dal 1997. Solo il Partito Democratico non ha riconosciuto i risultati delle elezioni che sono invece stati confermati dall’OSCE e dalla Comunità Internazionale. Dall’inizio della transizione, l’economia albanese ha attraversato periodi alterni. Dopo la grave crisi degli anni 1989-1992, che vide andare in rovina interi complessi industriali, abbandonare le campagne e smantellare molti servizi, l’economia del paese conobbe quello che in molti definirono il “miracolo economico albanese”. Negli anni 1992-1996 l’Albania venne considerata modello tra i paesi ex-comunisti per la sua stabilità di governo, l’inflazione a livelli quasi europei (la caduta del regime aveva portato l’inflazione al 226%), il tasso di crescita del PIL. Con il crollo delle finanziarie nel 1997, la Comunità Internazionale capì che in Albania non si era mai sviluppato un sistema produttivo credibile ma, al contrario, una stasi produttiva preoccupante, un’illegalità diffusa, una democrazia incerta e viziata da tendenze autoritarie. Con le finanziarie cadeva per gli albanesi il mito di democrazia = soldi facili = libertà illimitata, che era cresciuto e si alimentava con i proventi degli altissimi interessi delle finanziarie. Le elezioni politiche del giugno ’97 dettero inizio ad un periodo di relativa stabilità economica nel quale le politiche di aggiustamento strutturale ripresero il loro corso, portando ad un nuovo abbassamento dell’inflazione. Purtroppo, il taglio della spesa pubblica, utilizzato come meccanismo di aggiustamento ha ulteriormente gravato sui gruppi di popolazione più vulnerabili. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, l’occupazione nel settore pubblico è scesa ad un terzo rispetto al periodo del regime mentre il settore privato pur essendo in crescita non consente tutele adeguate per i lavoratori che vengono in molti casi sotto-pagati o ammessi nel mercato del lavoro senza regolare contratto di lavoro ( i sindacati sono di fatto inesistenti avendo mantenuto la struttura e lo stesso personale del periodo del regime). Secondo dati elaborati dall’INSTAT, il 16% degli uomini attivi nel settore rurale sono registrati disoccupati contro un 21% delle donne attive e metà delle famiglie vive al disotto la soglia di povertà (estimata in 10.000 lek). Il reddito medio mensile (circa 80 dollari) è il più basso in Europa. L’agricoltura costituisce tutt’ora l’occupazione principale e la fonte maggiore di guadagno (circa il 30% delle famiglie riceve il proprio reddito da attività agricole). Rispetto al settore delle imprese private, occorre rilevare che alla fine del 1998 erano registrate 87.731 imprese di cui 31.278 avevano interrotto la loro attività. Il 99% delle imprese erano attive erano private mentre solo l’1% erano statali. Il maggior sviluppo delle imprese si è registrato nel settore del commercio e dei servizi (84%) e si è concentrato intorno a Tirana. In generale le imprese registrate e attive sono di piccole dimensioni (10 lavoratori) e sono dislocate in massima parte nelle prefetture di Tirana, Fier, Korca e Durrazo. Dopo la crisi del Kosovo, rimangono ancora aperti molti problemi che influenzano negativamente lo sviluppo economico del paese: la povertà diffusa; un sistema finanziario inadeguato; la mancato raccolta delle tasse; problemi nelle comunicazioni dovute alle pessime condizioni delle infrastrutture; spreco e inefficienza nei servizi pubblici; corruzione e criminalità organizzata; condizioni di insicurezza generale che inibiscono gli investimenti esteri. Transizione SocialeL’Albania è un paese che nonostante le sue relative dimensioni geografiche presenta molte differenziazioni interne che spesso si caratterizzano anche come divisioni o conflitti: il Sud più ricco, più aperto agli scambi culturali, più sviluppato economicamente e il Nord dalle molte montagne che ne hanno fatto una zona isolata e impervia, più arretrata economicamente. Come parte dei processi di trasformazione in atto, vi sono cambiamenti demografici notevoli e in continua evoluzione. L’Albania ha la popolazione più giovane in Europa (nel1997, il 52% della popolazione era al disotto di 24 anni). Il numero degli abitanti è quasi triplicato dal secondo dopo-guerra. L’Albania ha anche il record della mortalità infantile (nel 1997, 47x1000 nascite) e della più bassa longevità ( nel 997 raggiungeva appena i 68 anni) di Europa. I flussi migratori verso le città dell’Albania e verso l’estero costituiscono un elemento di forte impatto economico, sociale e culturale. Oggi circa il 46% della popolazione vive nelle città (un aumento del 11%), principalmente Tirana, Durazzo, Valona, Shkodra. Si tratta di un fenomeno ancora in atto e al di fuori del controllo delle istituzioni. I nuovi cittadini occupano spesso terre dello Stato o di altri proprietari senza premunirsi di un riconoscimento istituzionale. Nelle nuove periferie mancano i servizi minimi come centri sanitari, scuole e l’assenza dello Stato è percepibile ovunque. Nelle nuove periferie le attività illegali e di criminalità organizzata. Gli albanesi che emigrano all’estero utilizzano per la maggior parte le vie illegali, pagando organizzazioni criminali che vivono del traffico dei clandestini verso l’Italia e la Grecia, dove l’Italia è speso un ponte per altre mete come la Germania, la Svizzera, la Francia. Anche gli Stati Uniti e il Canada hanno accolto in questi ultimi anni molti cittadini albanesi. Sono in aumento le categorie vulnerabili e l’esclusione sociale: bambini che abbandonano la scuola, rischiano di divenire i futuri analfabeti in un paese che aveva sconfitto il fenomeno dell’analfabetismo ed era riuscito a avere un alto livello di scolarizzazione. Le donne sono sempre più spesso vittime di violenza familiare, costrette ai matrimoni precoci e alla disoccupazione mentre le più giovani, soggette allo sfruttamento sessuale (secondo una ricerca del 1997 realizzata dall’Ong albanese “Useful to Women”, 10.000 giovani donne, spesso minorenni, sono state costrette alla prostituzione in Italia o in Grecia e un altro numero imprecisato in altri paesi europei. Cifre non verificabili al momento parlano di numeri più elevati). I giovani uomini costituiscono il gruppo-obiettivo per eccellenza della criminalità organizzata e del traffico di droga nel nuovo crocevia albanese. Gli anziani e i bambini sono lasciati a se stessi e rifiutati dalla società perché non protetti dalla famiglia. Questo fenomeno, in aumento, è attribuibile alla dissoluzione della struttura familiare tradizionale a causa dell’immigrazione. I sistemi di assistenza sociale sono pochi e inadeguati anche per i disabili fisici (si stimano circa 27.000 in tutto il paese di cui 6.000 in gravi condizioni). Altre categorie tradizionalmente escluse in Albania sono le minoranze etniche (Rom, Vlach e altri) e i “malati mentali”. Questi ultimi rimangono chiusi in manicomi che presentano condizioni infra umane, le più estreme. Nelle zone del nord, dove l’emigrazione verso le città ha portato con se il codice di regole consuetudinarie trasmesse oralmente e riconosciute con il nome “Kanun”, esiste una nuova categoria di esclusi sociali tipicamente urbani: i “montanari” (o emigrati dalle montagne) e, come nelle montagne, anche le vittime del Kanun (prevalentemente maschi di tutte le età), costrette alla auto-reclusione domiciliare per anni interi. Infine, la società civile intesa come « lo spazio della sfera pubblica dove gruppi auto-organizzati, movimenti e individui, relativamente autonomi dal Governo, cercano di articolare valori, di creare associazioni e solidarietà e di promuovere i loro interessi » (Linz e Stepan, 1996), è ancora molto debole. La tradizione organizzativa del regime comunista è servita in parte a dare vita ad altre forme più adatte alla transizione attuale. Tuttavia, in generale, essa non solo è stata rifiutata dalla società stessa in quanto percepita come reminiscenza di un regime politico sconfitto ma costituisce spesso un elemento inibitorio di qualsiasi forma di organizzazione sociale. Le nuove istituzioni, dal canto loro, esprimo ancora diffidenza e riserva di fronte alle forme di organizzazione non governative della società. Un elemento stimolante di questo processo è indubbiamente la presenza organizzata e massiccia delle diverse espressioni della società civile di altre parti del mondo, nonché dei finanziamenti esteri finalizzati alla promozione dell’organizzazione sociale albanese. Nell’ esplosione di Ong albanesi degli ultimi dieci anni, spesso dettata dal fine economico, non esiste distinzione tra associazionismo generico e Ong di sviluppo. E` necessario riconoscere comunque che, nei travagli di formazione della società civile, le donne albanesi costituiscono tutt’ora uno dei motori principali dello sviluppo sociale. CifreLo StatoNome ufficiale: Republika e Shqipërisë
Divisioni amministrative (popolazione)
Città principali (popolazione)
Demografia
Popolazione 3.510.484 (2001 stima)
Speranza di vita
Tasso di mortalità infantile
Tasso di alfabetizzazione
Gruppi etnici
Lingua
Religione
Ordinamento dello StatoForma di governo Repubblica parlamentare Formazione dello stato28 novembre 1912 (dall'impero ottomano) Costituzione: Una nuova Costituzione è entrata in vigore il 28 novembre 1998 Diritto al voto: Universale e obbligatorio all'età di 18 anni EconomiaProdotto interno lordo (PIL): 3.676 milioni di $ USA (1999) PIL pro capite ($ USA) 1.090 (1999) PIL per settore economico
Bilancio statale
Moneta: 1 lek (L) = 100 quindarka Esportazioni: Bitume, cromo, rame, nichel, pellami, elettricità, petrolio greggio, ortaggi, frutta, tabacco Importazioni: Macchinari, beni di consumo, cereali, automobili, macchinari industriali, fertilizzanti Partner
commerciali: esportazioni Partner
commerciali: importazioni
Industria e servizi
Agricoltura e allevamento Risorse
naturali Informazioni Utili
Documentazione
Viabilità
Si raccomanda estrema cautela nella guida in quanto tutte le strade urbane ed extraurbane vengono percorse da ciclisti, pedoni, carri a trazione animale, mezzi agricoli, animali da pascolo, cani randagi, mezzi agricoli, ecc. che di notte possono non essere distinguibili con luci e catadiottri. La stessa autostrada Durazzo-Tirana viene attraversata da pedoni ed animali. In caso di incidenti stradali chiedere l'intervento della polizia con il numero telefonico 19 recentemente istituito ma solo in pochi centri principali, oppure quello della nostra Cancelleria Consolare. Clima e
fuso orario
Situazione sanitaria Valuta
Avvertenze |
Ultima revisione dicembre 2002 - progetto utopie - credits Sito realizzato da maurizio pittau in collaborazione con l'agenzia teuleda
|